Linea d'ombra - anno VIII - n. 48 - aprile 1990

. SAGGIÌVINAJ Signora, Lei è molto comprensiva... Potrebbe ancora farmi un permesso per viaggiare sui suoi camion che vanno a Prali? Iò non ho neppure una bicicletta... Ebbi l'impressione che alla signora cascassero le braccia. Dopo tutto quel discorso, dopo tutto il grande progetto di un villaggiointernazionale,quest'uomo non ha neppureuna bicicletta? Ma chiècostui?Perònontornòindietrosullesuepromesse e Ìni fece anche l'autorizzazionerichiesta. In futuro,quandoAgapedivenneuna realtà, fu fieradi averci aiutati e portava spesso dellepersonalitàa visitare il Villaggio. Anchela costruzionedella telefericafu un'impresa difficile. Fra l'altro abbiamodovutocostruireun castellodi legnoper fare passarei cavi al di sopradei fili ad alta tensionecheattraversavano il percorso. Poi la messa in tensione dei cavi con le loro tonnellatedi peso! In questo ci aiutarono i pralini che, essèndo minatori,avevanopiù dimestichezzain questecose.Peròquante ansietà!Ricordo che dopo aver messo in tensionei grossi cavi portanti,il bloccodi cementodellastazionedi partenza,inbasso, si incrinò.Venni a rivederlodi notte insiemead un ingegnerein vacanzaa Prati... eravamo tutti e due preoccupati. Poi le cose andaronoper il versobuono.La difficoltàiniziale stava nell'imparare a regolare i carichi perché se il materiale ascendenteera troppopesanteil cassonesi fermavaametà strada e bisognavatirarlo su a braccia!Se al contrarioerapocopesante arrivavaalla stazione in alto con la velocitàdi un proiettile.Fu così chein una delle primecorse il caricoascendenteinvestì con violenza il teleferista Elio Alessio e gli ruppe una gàmba. Con l'andare del tempo la telefericafu progressivamentemigliorata. I cuscinetti delle ruote che erano al.l'inizio di legno furono sostituiticon normali cuscinettia sfera. Fu messoun sistemadi segnalazioneper l'arrivo del caricoascendentee viadicendo.La telefericafu il grande amore dei lavoratori ed eranomolto fieri quandov.ieranodestinati. La telefericalavorò24 ore su24, in tre turni di 8 orè, per ben cinque stagioni dei cinque anni della costruzione,e con essa si poté provvedere il cantiere di tutti i materialinecessari. Unaltroproblemaassaipesanteera quellodellacalce.Come abbiamodetto, i giovanidi Perrero-Manigliaavevanopromesso di fabbricarlaloro stessi. Promessaquasi incredibile.Nella mia poca fede temevo che si trattasse di entusiasmomomentaneo. Non fu cosi. Erano sette giovani, sei delle Valli Valdesi ed·un siciliano.Bisogna proprio che ne dica i nomi. Il past Alfredo Janavel,Felix Canal, vero capobanda,OsvaldoPeyran,Alberto Pascal, Roberto Ribet-Micòl,Guido Poet, e il sicilianoGianni Cassetti.Si miseroal lavorosuimonti di Parrant Personalmente facevo la spola fra i due cantieri per sostenere spiritualmentei lavoratorie lavorare con loro. 1 Perduemesi tagliaronoalberi,estirparonoradicichepossono produrremaggiorcalore,raccolseronei boschimoltalegna,circa 500quintali,trasportandolanelluogoadatto.Hoprovatoiostesso checosavuol dire gettareinbassoo trasportareinspallatronchi, ramie radiciper 12ore suun terrenç>sucui amalapenaci si regge in piedi!Poi cominciaronoa scavare il minerale,di cui è ricco il suolo,e loammucchiaronopressounvecchioforno- usatodalle generazioniprecedenti-simile adunagrantorrevuotaall'interno. Lo ripararono e lo caricaronocol minerale,disponendoloa 80 ., volta,per lasciareposto al fuoco. E cominciò la cottura. Si trattava di raggiungere un'alta, altissimatemperatura.Il calore era talmente forte che pe~introdurre nel forno le radici, occorreva gettare un secchiod'acqua sull'incaricatodi turno... poi questo spingevacon un bastone la radice nel forno e subito saltava indietro ché già cominciavaa fumare!E ciò a turno, per ben 11giorni ed 11notti senza sosta. Scenaincredibiletantopiùcheeranosoloinsette.All'undicesima notte la fiamma che fuoriuscivadal minerale divenne azzurra: segno che la calce era fatta! Alla fine i sette erano semi-nudi, bruciacchiati,feriti,maavevanomantenutolapromessae ~to ad Agapeben 250 quintalidi calcebuonissima.Quellanotte si fece una gran festa, che non dimenticheremomai. . Inqueigio~ uno~ loromid!ceva:"Noino~faccia'!!?ques~. per averne soddisfazionematenale, ma perche non viviamo di panesolo.Questo è unlavorospirituale".Ed il loromotto,quando si strappavanoun maglioneo si bruciavanoil vestitoo cadevano a pezzi le loro scarpe,era "E bin k'al vada, tuttoper Agape!" (E vadapure tutto per Agape). Quando, qualche settimana più tardi, portai ai colleghi del Sinodo,per farlavedere,unagrossapietra di calcebianchissima, mi parveche non ci facesseromoltocaso. Per loroerapoca cosa, io, invece,vi vedevo l'agàpe fatta pietra, di valoreinestimabile. E con essa furono legate le mura del nostroVillaggio. Nonchiedereimaipiù ad alcunouno sforzosimile.Ma erano questifatti,cioè la faticaper la calcee quellaparallelaal cantiere di Prati, che dovevanomuovereverso il comuneprogettomolte migliaiadi giovani e l'interesse delle chiese del mondo intero. Intanto,risoltoil problemadella teleferica,aPratisi costruiva con pietre, a secco, il grande muraglione che sostiene l'ampio terrazzamentoantistanteil caseggiatocentrale,e si scavaronole fondamentadi esso. Poi, appena arrivata la calce da Parrant, si incominciòad innalzarei primimuri della casa,con l'aiuto di un muratore di fondo valle,di capacità limitate,ma era l'unico che, in quel momento, eravamo in grado di procurarci.La maggior partedellepietre, oltrea quellegià a superficie,erano tolte dove ora v'è "la chiesaall'aperto" il cui livellodel terrenoera dai 2 ai 4 metri più alto dell'attuale. · In settembre una grossa alluvione interruppe i lavori per diversigiorni. Il torrenteingrossatoavevaportatovia il ponte sul torrenteRio d'Envie, ed il guado era impossibile.Furono, poi, ripresi con ottimo tempo, fino al 24 ottobre quando la neve li arrestò definitivamente. In quest'ultimo periodo i giovani di Prali, visti diminuire i lavoratori venuti da fuori, ci davano un vigorosoaiuto ed anchele ragazzedel luogostabilironoun turno per accudirealla cucina.Questa collaborazionelocaleci dava e coraggioe gioia. In conclusione, nell'estate 1947 non si riuscì a realizzare molto. Come abbiamo detto abbiamo dovuto risolvere prima problemiessenziali,poinonsieraapchemolto numerosi.~iri~scì a tirar su il muraglionedel terrazzamento,tutte le fondaz10mdel caseggiatocentrale,oltre alla cucina ed il magazzino,nel sottosuolo. Tuttavia se le mura non erano ancora molte, l'opera di Agape sorgeva ormai spiritualmente e si apriva una breccia nell'affetto della chiesauniversale... Da/ lavoratori volontari e la costruzione di Agape. 1946-1951. Ricordi personali. "Quaderni di Agape" n. 19.

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