Linea d'ombra - anno VIII - n. 48 - aprile 1990

IL CONTUTO Chi viene applaudito per aver detto una cosa non vera, è perduto. Da quel momento non crederà più nel pubblico che lo ascolta, né in ciò che lui stesso dice. È così che si formano le personalità politiche: con l'abitudine a sopravvivere in un regime di comunicazione falsificata. Il tentativo di realiz:zare il comunismo è storicamente fallito. Se qualcuno vuole ricominciare da capo, allora ognuno si scelga il punto di partenza che preferisce, l'autore a cui tornare. Ma per favore non ditemi di tornare a Marx, o a Parmenide. Preferirei · qualcosa di intermedio. Di autori dopotutto ce ne sono: potremmo · tornare a Shakespeare, per esempio, o a Tiziano Vecellio, a Vivaldi, a Goya, a Puskin ... Prendere un pittore o un musicista come leader teorico di un nuovo movimento politico sarebbe una vera novità. Nominare leader dopo secoli qualcuno che non si è mai sognato di diventarlo. N:onesiste una soluzione all'inveterato problema dei rapporti ·fra intellettuali e politica: perché gli intellettuali o capiscono fin troppo bene la politica e diventano dei politici. O viceversa la politica non riescono in nessun modo a capirla, e finiscono per allontanarsene (salvo chiederle, occasionalmente, la realizzazio-' ne di ideali troppo alti). La politica dovrebbe invece essere considerata un'attività inferiore, poco importante, ausiliaria, da controllare dall'esterno, ~ e soprattutto da rendere.meno ingombrante possibile.L'ideale è: anonimato dei dirigenti politici. Modesti, solerti, umili servitori del bene altrui. '> Predicare con l'esempio e là dove per caso ci si trova. È la sola forma di propaganda politica onesta. Il comunismo oggi è una bugia. Gli intellettuali che oggi si dichiarano comunisti sono ingenui bugiardi che non sanno quali ·parole usano. O bugiardi colpevoli: demagoghi che non vedono • al di là del proprio naso, perché la loro demagogia è destinata a durare pochi mesi. Esibiscono il loro comunismo come una · fedeltà. Ma fra sei mesi, fra un anno, quali prove avranno dato del loro essere comunisti? A chi oggi dichiara: "lo sono comunista!" si può solo replica- _ re: "Me lo dimostri!" Fino a poco fa per considerarsi ed essere considerati genericamente_dei comunisti bastava iscriversi a un ]:>artitocomunista, o anche soltanto dargli il voto alle elezioni. Oggi, dopo Gorbaciov e la maggiore chiarezza provocata dagli eventi dell'est europeo, questa via comoda al comunismo neppure in Italia è più possibile. Anche i comunisti, cioè, sono ricondotti alla realtà. Devono essere in grado di definire il loro ideale di società e il modo per raggiungere questo ideale. Correre immediatamente in soccorso di chi sta male ora e non . ha i mezzi per difendersi dalla prepotenza. Questo è il -solo modello di azione politica utile. Quante azioni politiche di questo genere riescono a produrre le grandi macchine organizzative? Qualcosa che chiunque, purché lo voglia, può fare anche da solo: potrebbe essere questa, d'ora in poi, la buona definizione di prassi politica. · Introdurre il diritto di voto sui 1-uoghi di· lavoro .. ~na- proposta ambiziosa Francesco Ciafaloni Il sistema sindacale dell'Italia repubblicana, come è noto, è fondato sul patto politico tra i partiti del Comitato di liberazione nazionale, tra le forze politiche i cui esponenti hanno scritto la costituzione. Per questo motivo, o anche per questo mòtivo, i lavoratorì come tali, gli operai in particolare, che hanno rappresentato per decenni il nerbo del sindacalismo italiano, non hanno mai esercitato in forma piena e diretta il diritto di eleggere i propri rappresentanti sindacali; o almeno non lo hanno mai esercitato con la frequenza, l'estensione e fa certezza del risultato con cui lo hanno esercitato e lo esercitano, con alterne fortune, in Inghilterra, in Svezia, in Germania.· Se nei sistemi politici socialdemocratici e laburisti le sezioni sindacali sono iscritte d'ufficio al partito o hanno diritto a una quota di voti nei congressi, in Italia sono i partiti che hanno sempre esercitato un diritto di tutela, di garanzia, addirittura di nomina, sulle dirigenze sindacali e ne hanno garantito la legit~ timità. Il pluralismo sindacale raramente si è manifestato attraverso . votazioni, col prevalere di una linea o dell'altra, di un gruppo o dell'altro di dirigenti, a seconda del prevalere dell'una o dell' altra linea all'interno dello stesso gruppo di interesse. Jl pluralismo si è piuttosto manifestato attraverso 1~eserciziodella libertà di associazione: attraverso la scissione del sindacato unico e la formazione di più confederazioni, con la fondazione di sindacati autonomi, di categoria, di mestiere, professionali; di fazione (come ne esistono nel pubblico impiego); più di recente attraverso la formazione di Cobas, non veri e propri sindacati nuovi ma gruppi di pressione autonomi dalle decisioni dei sindacati propriamente definiti, ambigui in quanto talora costituiti anche da iscritti ad altri sindacati. La fondazione del sistema sindacale sulla politica, che ha coinvolto anche le confederazioni scissioniste, può avere avuto il non trascurabile merito di rendoce più morbido il passaggio dall'agricoltura all'industria, anche se ha avuto la non trascurabile colpa di abbandonare i braccianti e i contadini alla difesa clientelare dei partiti cii governo. · Ora però l'industriàlizzazione è finita e sta perfino rifluendo; il patto costituzionale è, speriamo, interiorizzato da}cittadini ma non è più un patto tra partiti contro un pericolo totalitario

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