I STORIE/BANYILÌ.E - Come può l'amore finire così, Alice? Lei disse: -Le cose Io uccidono! .:...... Quali cose? chiese lui, e dalle sue parole traspariva una crescente inquietudine. - Non Io so, gridò. Le cose uccidono e basta... - Matto.Davvero.Hovistol'orrore e ladesolazionemanon li ho chiamaticon il loro nome. Non avevo il coraggio,o non ne avevo abbastanza Se sonopazzo, è stata quell'incapacità che mi ha reso tale. Ma tu. Tu potresti se lo volessi, tu potresti... - Zitto, gridò Stephen. Chiudi la bocca vecchio scemo, e vattene via. Va' via. . Spinsel'ometto daparte e il cappello,che gli calzavamale,gli scivolòdalla testa e rotolò sulla ghiaia.Ma lui tornò indietro,col dito teso e le labbra umide. Stephen entrò nell'auto e sbatté lo sportello.Mentremetteva inmoto, l'ometto si avvicinòe pigiò la faccia contro il finestrino. Li fissò in silenzio con i suoi oèchi brucianti. Stephen accelerò e le gomme stridetteroquando l'automobile scomparve lungo il viale. Arrivaronoalla strada che portava al villaggio. Stephen tremava e disse tra i denti: - Pazzo. Gesù. . Alice non disse niente e lui si voltò e la guardò duro.Chiese: - Chi era? Lei alzò le spalle. - Ma lo conoscevi, disse lui. - ·Cosa te lo fa pensare? - Lo hai riconosciuto, insistette.Sul vialetto, ti sei fermata quando lo hai visto venire. - E questo significache lo conoscevo?chiese lei osservandolo calma. Stephen era confuso. Guardò la strada e mormorò: ,- Ci conosceva. Sapeva i nostri nomi. Chi diamine era? Questo è un posto piccolo, ci sonocresèiuto. Dovreiconoscerlo. Per un po' ci fu silenzio, poi lui mormorò: · - Questi maledetti pazzi dovrebberoessere rinchiusi tutti. - Era triste. - Triste? Triste? Era pazzo. - Ma era triste tuttavia. Perché sei cosi crudele? - Crudele,dici?Le hai sentitele cose chemi ha detto?Non dire sciocchezze. · - Non sto dicendo sciocchezze. - Era un pazzo fottuto, chiaro a chiunque tranne che a te. Non hai notato che nessuno si è àvvicinato a noi quandohanno visJQche c'era lui? Lo hai notato?Sì.Lo sapevanotutti,maAlice con la sua raffinatezza e la sua gentilezza se ne stava lì a bocca .· chiusa lasciandomi·inquella situazionecome uno stupido.Gesù. - Oh, smettila, per l'amor di Dio. Ti ho detto che non .Io conoscevo. Si scopri le orecchie con le mani e cominciò a dondolarsi avanti e indietro.sul sedile. Lui disse: · - Mi dispiace. - È sempre così, non sai dire altro. Lui alzò gli occhi al tetto dell'auto, disperato. - Gesù,Alice, noncominciare. È statauna giornatadura,mi è capitato di tutto. Per favore, non cominciare. Lei si raddrizzò e si sfregògli occhLSi accese una sigarettae disse: - Abbiamocominciato tanto ,tempofa. - Alice... - Lasciami in pace. Dietrodi lui, i campi della serascorrevano,rapidie silenziosi. Il giorno stava morendo ora e gli alberi erano grevi di oscurità. - Vuoi tornare a casa, stasera? le chiese, e cercò cli dare a quella domanda un tono di scusa: - Mi è indifferente. La voce di lei era fredda e sfinita dalla stanchezza.Lui fece stridere i denti e disse: - Volevo scrivere un libro, una volta. Lo sapevi? ·1..eilo guardò sorpresa. - No, non lo sapevo. Lui rise. - Oh sì, volevo scrivere un libro. Una storia d'amore. La storia di Stephen e Alice che credevano che l'amore sarebbe duratoper sempre. E quandoscoprironoche noneracosìo cheera cambiato a tal punto da non essere più riconoscibile, il colpo fu troppo forte. Si chiusero in sé stessi come conigli nella tana. Si interruppe e lei sospirò. - Sei troppo crudele, mormorò. Troppo crudele. Quando entrarono in cucina, Lilian era accanto.al tavolo, china su di una tazza di té. Non li guardò. Mentre si toglieva la sciarpa e i guanti Stephen osservò la sua unica sorella. Stava invecchiando, aveva rughe agli angoli degli occhi e del grigio tra i capelli. La morte del vecchiol'aveva ferita profondamente.Ora non avevapiù nessuno di cui occuparsi e da angariarecon il suo fare petulante. · - C'è del tè? chieseAlice, liberandosi a faticadel ca{)potto. Si soffiò il naso. - Nella teiera, rispose Lilian sollevando, indolente, una mano. Stephenlasciò la stanzae le due donne sole nel loro silenzio. Si stava lavando le mani in bagnoquando Alicebussò allaporta. - Steve, vado a sdraiarmi un po'. Sono stanca; - Sì, rispose. Ti farà bene. Devi riguardarti fino a quando nasce il bambino. Lei si appoggiò alla porta, pallida e scialba; tra le dita stringevaun fazzoletto umido e stropicciato. , - Penso sia bene tornare stasera, disse. ....:_Sei sicura di farcela? - Forse hai ragione. È stata una giornata lunga. - Aspettiamodomani mattina, allora. - Sì. Quandosene fuandata, lui scesedi nuovo incucina.Lilianera inpiediaccantoali' acquaio. Lo fissòe apri laboccacomeper dire qualcosa,ma poi guardò altrove. - Alice sembra pallida, disse dopo un attimo. - Sì, è stanca. Tutto questo è stato pesante per lei.. - Per noi tutti. - Sì. . Ripose le tazze e i piattini nella credenza, si asciugò le mani 'e disse: - Devo dar da mangiarealle galline. - Lilian, cominciò lui, ma poi si interruppe. Lei stava con la testa china, in attesa Lui continuò, goffamente: - Sarai sola, ora. Si strinse le spalle e arrossì. Lui disse: - Stavopensando, Lily, che forse... forse ti farebbepiacere veriirsu,a starecon noi per qualchegiorno. Ti aiuterebbea uscire 73
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