. STORll~LLI UNA MÒRiE Calaronola bara nella fossa, e, Stephengirò il visodall'altra parte. Guardò senza volerlo l'uomo piccolo e grasso che si muovevaconunostranofarefurtivolungoilperimetrodegliscuri alberiditasso.Lontano, il mareeragonfioe agitato,epunteggiato di macchiebianche.Da nordgiunseun vento freddoche trasportavapiccolegoccedi pioggia.L'ometto si era fermato,e ora sene stava immobilecontro gli alberi inquieti a fissare,.oltrele lapidi, i gruppi inzaccherati delle persone che erano venute per il funerale. Stephen guardò di nuovo verso la tomba. Lo stavano osservando;cercòdi piangere,ma non aveva lacrime.Accantoa lui, Alice singhiozzava,e la cosa aveva un che di ironico. Lei avevaodiato il vecchio.Le mettevapaura, o almenocosl diceva. La cerimoniaterminò e si allontanaronodalla tomba. - Come ti senti? chieseAlice. Stai bene? - Sì, bene. Sono contentosia finita. Lei incespicònella fittaerbaumidae lui le circondòle spalle conunbraccio.Non sieraancoraabituataallagravidanza.Il vento soffiavatra gli alberi e facevatintinnarei rami, quasi vi fossero appesedelle ossa. Lui rabbrividìe diss~: - Andiamovia da questoposto. Cominciarono a camminare più velocemente, ma quando furonoarrivatisulvialeprincipale,Alicebarcollòe si tiròindietro mormorando: - Oh, mio Dio... Guardòdove lei guardava,e videvenireloro incontroproprio l'ometto grassochepocoprimaera tra gli alberi, dietrola tomba. Indossavaun soprabitonero e polveroso che gli arrivava un belpo' sotto il ginocchio.Dietroalla testa,cheeracompletamente calva, se ne stava appoggiato, tutto storto, un cappello troppo piccolo.Camminava in fretta sulle sue corte gambe e lanciava occhiateimpauritea destrae a manca. Si fermòdi frontea loro e si protesein avanti,con un'aria di cospirazione.Dal soprabito,la pioggiasprigionavaun odore opprimentee triste. - Stephen,disse in un soffio.Le mie condoglianze. Stephenpreselamanocheglivenivaportae lanciòun' occhiata inquieta a sua moglie. Lei se ne stava con gli occhi bassi e stringevaforte i guanti. - Un vecchiomeraviglioso,Stephen,dissel'ometto fissandolo con i suoi occhi intensi e luminosi.Tu lo sai, lo conoscevo beneedè statoun bruttocolpovederloandarvia cosìali' improvviso.Poverome, proprio un colpo. Sì, davvero. - Mi dispiace,disse Stephen.Non mi sembradi ricordare. - Su, l'interruppe l'ometto. Vi accompagnoallamacchina. Conun balzellopreciso, si inserì tra di loro. Ora,protettoda entrambi i lati, perdeva la sua aria furtiva. ·stephen guardò la moglie al di sopra della zucca pelata che stav~ tra di loro, facendolefrenetici segnalicongli occhi,ma lei nonlo guardava. L' oniettòdisse: - Sai,a voltepensoche un'intera stirpesi stiaestinguendo. Senza dubbio, Stephen, tuo padre è un esempio.Non solo una generazione,bada,ma, certo,un'intera stirpe.Nonseid'accordo? 72 Stephennon disse niente, e l'ometto si rivolseallamoglie. - Non sei d'accordo conme, Alice? Lei lo fissò impauritae disse: I. - Cosa? Sì. Oh, sì.· Stephenle lanciòun'occhiata, ma lei si eradi nuovofatta dii. parte, coprendosila bocca con la mano. - Ah, sì, un'intera stirpe,disse l'ometto con soddisfazione. Saràunagrandeperditaquandosene sarannoandatitutti.Cosaha da offrirequestanuovagenerazioneal mondo?Soloi frutti della suapaura. Dopoun breve silenzio,Stephendisse con freddezza: - Non vedo come il mondopossa andarepeggio. L'ometto lo guardòdi sottecchi,con un sorrisomalizioso. - Ma ci sono tanti nuovimali, disse piano. Stephentossì. - Non mi pare ce ne sianodi nuovi. Ma l'ometto, personei suoi pensieri, si misea fissare il mare minaccioso.All'improvvisò trasalì: - Cos'hai detto? Scusa? - Ho detto... ho dettoche non mi pare ci sianonuovi mali. Lei ha detto... - Ah sì sì sì. Si dice che non èi può esserenientedi nuovo, sì, ma considerale cose che sono accadute in questi ultimi anni. Terribili.Davvero terribili.A volte penso che... che... che stavo dicendo? Si stava agitandoe si guardava intorno, di nuovo impaurito. Stephenlo osservavaperplesso. - C'è un nuovotipodi disperazionenelmondo.Le vecchie usanzevannoscomparendo,e anchelareligione.Quandolagente voltale spalleaDio,cosapuòaspettarsi?Cosasi aspettano,dico? Li guardò con i suoi occhi luminosi e turbati. - Lo so, disse. Ho voltatole spalle a Dio.Volevo servirlo. La vocazione,la vocazionea servirlo era lì, ma io mi dissi che conducevaalla morte.Ho peccatodi orgoglioe oranon ho nulla. Arrivaronoali' automobile. - Non mi è rimastoniente. Stephenaprì lo sportelloalla moglie, che entrò in fretta. - SenzaDio, nulla. Mi ascolti? Glipoggiòunamanosulbraccioe Stephencercòdi respingerla, ma le piccole dita grassocce lo trattennero. - Lo sai di cosa parlo?Lo sai? Hai visto il terrore, hai mai sentitoI'angelodellamortesfiorarti il viso conI'ala?Lo hai mai sentito? Gli occhi gli si erano spalancatiin uno sguardofisso, e sulla boccaavevadellemacchiebianche.Stephenguardò.preoccupato sequalcunoinaltreautostesseosservando,e dissecondifficoltà: - Senta, io non so chi sia lei. - Lo hai visto, dico? lo hai visto? - Senta... - Ammettilo, ammetti che ovunque guardi non c'è che desolazione.La manodi undiorespintohasfiorato il mondoe noi ancora la ignoriamo. Te lo dico io, quella stessa mano verrà a sfiorarcicon la morte, a menoche'noi.... - Mi lasci andare il braccio. - Ammettilo.Ammettilo. - Lei è matto. Improvvisamente,l'ometto si rilassòe la luminositàscomparve dai suoi occhi.Era statocome in attesa di quell'accusa.Disse piano:"
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