Linea d'ombra - anno VIII - n. 48 - aprile 1990

DUE RACCONTI John Banvi.lle traduzione di GiovannaCimmino NEL BOSCO SELVAGGIO Una pioggia sottile cominciò a cadere; scivolava silenziosa nell'intrico dei rami e si posava sul tappeto di foglie morte che copriva il terreno. Il ragazzo alzò il bavero della giacca e si rannicchiò accanto al fuoco. Aveva freddo. Intorno, il bosco era silenzioso, ma sotto quel silenzio c'erano movimenti e strani rumori, strani rimestii e fruscii tra gli alberi. Rabbrividì e alitò nelle mani chiuse a coppa. Un ramo acceso, in una pioggia di faville, rotolò via dal fuoco fino ai suoi piedi, sibilando fra le foglie umide. Dal boschetto di nocciòli alle sue spalle, gli arrivò un sibilo ritmato dai colpi monotoni di un'ascia che spaccava la legna. Si alzò e andò tra gli alberi. - Va bene il fuoco? chiese Cavallo voltandosi, con la scure alta su una spalla. - Sì, disse il ragazzo. - Non ci avrai messo uno di quei rami verdi, per caso? - No, ho usato solo legna secca, come mi hai detto tu; Staccò un altro pezzo dal ramo che aveva davanti, e mormorò: - Potrebbero vedere il fumo. . Cavallo era un ragazzo di sedici anni, grosso e goffo, al quale i vestiti stavano stretti anche da nuovi perché cresceva troppo in fretta. Il viso era ossuto, le mani enormi, e una zazzera di capelli rosso carota gli ricadeva sul capo, simile ai peduncoli di una pianta. Sapeva da quale legno si potevano ricavare gli archi migliori e conosceva un metodo segreto per spianare col martello chiodi per le frecce. Era capace di accendere un fuoco nelle peggiori condizioni e sapeva come scorticare e cuocere un coniglio. Tutte queste doti facevano di lui un capo naturale della banda, ma lui non ammetteva mai tale supremazia e sembrava inconsapevole dell'onore che'gli vei;iiva tacitamente riconosciu- · to. Era una creatura strana e selvaggia, che parlava di rado e non sorrideva mai, assorbita completamente dalle sue abitudin_isegrete e solitarie. Il ragazzo sedette sul ceppo fradicio di un albero e si guardò le mani. - Cavallo, disse, vai a scuola domani? · . Cavallo non disse nulla, ma cq_ntinuòa colpire il ramo come se.non avesse sentito. Il ragazzo continuò: - Penso sia meglio che io ci vada, domani. Se mancassi ancora, potrebbero mandare qualcuno dalla zia per chiedere che c'è che non va. Potrebbero scoprire tutto, e io sarei nei guai. - Tieni, disse Cavallo, strappa la corteccia a questo. Gli tirò, come una lancia, un lungo ramo che si piantò nel terreno ai piedi del ragazzo; poi si voltò e attaccò l'albero dall'altra parte. Il ragazzo prese il ramo da terra e col temperino cominciò a tagliar via la scorza, in lunghe strisce verdi. - Non ci andrai allora, Cavallo? Per un attimo non ci. fu risposta, poi Cavallo disse con violenza:_ - Non tornerò mai più. Mai. - E cosa farai? - Costruirò qui una capanna e ci vivrò. - Ma verranno e ti porteranno via, Cavallo. Hai sentito quello che ha detto Harkins, ti manderanno ad Artane. - Sono troppo grande, borbottò Cavallo. Il ragazzo osservò il coltello che aveva in mano, mentre dava forma a parole silenziose come se le provasse. Disse: - Ti potrebbero mettere in prigione. Cavallo si girò, con l'ascia che gli ciondolava lungo il fianco. I suoi occhi azzurro chiaro erano spalancati, la bocca si muoveva ·incerta. - Non mi manderanno da nessuna parte, mormorò. Chevengano pure, gliela farò vedere. ' Con un grugnito, roteò e poi calò con furore l'ascia giù nella forcella tra due lunghi rami, che con uno schianto si staccarono e caddero uno per lato, lacerati e morti. Proseguì tra gli alberi; l'ascia brillava mentre continuava a farla roteare tra le schegge bianche di legno che gli volavano intorno. · Il ragazzo guardava il legno che cadeva e volava, la scure che riluceva, e la bocca di Cavallo che si muoveva muta. Gli sembrò di sentire, lontano nel bosco, nuovi rumori di distruzione,che facevano eco a questi più vicini. Alla fine, l'ascia di Cavallo si conficcò nel tronco di un albero, ed egli si fece più calmo, impegnandosi a liberarla .. Dopo molto tempo, il ragazzo disse piano: - Ho visto qualcuno nel bosco. Il vento fece tremare le foglie sopra di loro. - In mezzo agli alberi, vicino al fuoco, disse. Mi sembrava ci fosse qualcuno che si muoveva e mi guardava. JohnBonville'(orch.Secker & Worburg). 69

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