LA CERIMONIA Emmanuel Boundzéki Dongala traduzione di, LilianaBoccarossa Sa, sono un militante modesto e potrei persino aggiungere esemplare, nella vita pubblica come in quella privata, se non fosse in contraddizione con la qualità da me citata prima. La cerimonia doveva cominciare alle nove precise, ma io, alle sette e trenta, ero già lì. Certo, non posso dire che mi sarebbe dispiaciuto se il segretario generale del nostro sindacato unico avesse notato che stavo Il prima di tutti gli altri, pronto a dare una mano di qua e di là, a raddrizzare l'asta della bandiera rossa, o a spolverare il ritratto del nostro grande e immortale leader ignominiosamente assassinato dalle forze del male cioè l'imperialismo e i suoi servi, oppure semplicemente a passare uno straccio sulla rossa poltrona imbottita dove il presidente del Comitato centrale del nostro Partito unico, presidente della Repubblica, Capo dello Stato, presidente del consiglio dei Ministri, Capo delle Forze Armate, fedele compagno e degno successore della nostra guida e fondatore diventato immortale dopo il suo vile assassinio, avrebbe posato le sue chiappe rivoluzionarie. No, non mi s.,uebbe affatto dispiaciuto; però, se ero arrivato così presto era semplicemente perché sono un militante sincero, ansioso di porgere la mia candidatura all'ammissione nel Partito. Ovviamente, Le dirò subito che sono perfettamente d'accordo con il comunicato pubblicato alla radio dove si dichiara che questa cerimonia sarà un evento storico. Ah! ma mi accorgo che non Le ho ancora parlato di questo storico evento. Diamine, non riuscirò mai a ordinare scientificamente i miei pensieri come richiede la nostra rivoluzione, nella sua dialettica. Ecco, arrivo al dunque. Come Lei sa, per combattere l'imperialismo internazionale e i suoi servi, doboiamo avere uno sviluppo autogestito e autocentrato (ho imparato tutte queste parole a memoria perché, per entrare nel Partito, ti fanno un sacco di domande di quel genere per capire se sei un vero comunista e conosci bene il marxismoleninismo), ebbene, per avere uno sviluppo automobile - mi scusi, volevo dire autocentrato- si deve combattere la borghesia democratica - mi scusi, burocratica (mi deve perdonare, ho imparato tante di quelle cose in così poco tenipo che a volte faccio una gran confusione). Per tale ragione, quindi, bisogna nominare operai esperti e rossi alla testa delle nostre fabbriche. In tutta modestia, esperto credo proprio di esserlo, visto che da più di dieci anni faccio il guardiano della nostra fabbrica, anche se dopo tutti questi anni guadagno soltanto quindicimila franchi Cfa al mese. E in questi dieci anni non si è verificato nemmeno uno scasso, né di giorno, né di notte. Certo, ogni tanto sparivano dei fondi, e una . volta la fabbrica è persino rimasta ferma per un anno intero perché l'ex-direttore, un membro della borghesia autocritica- chiedo scusa, burocratica - aveva rubato due milioni trecento mila franchi e settanta centesimi destinati al.l'acquisto di nuovi macchinari per la fabbrica e di pezzi di ricambio. Si era fatto costruire una villa al mare. Ma il nostro Partito d'avanguardia, sempre vigile, ha preso misure severe: ora non fa più il direttore q'uida noi, fa solo il direttore in una succursale da qualche altra parte, anche se, per ragioni umanitarie, non gli hanno sequestrato la villa (ha dieci figli, poveretto, ed è nipote del sotto-segretario generale del nostro sindacato unico). La mia onestà mi spinge però à rivolgermi a Lei con totale franchezza e dirLe che anch'io, in un momento di debolezza controrivoluzionaria, ho sottratto dei beni appartenenti alla comunità nazionale; ma oggi, ·la mia coscienza è perfettamente pulita poiché ho pagato il mio debito verso la società e il Partito. Infatti, dopo un anno di prigione e dopo il rimborso integralé delle tre scatole di sardine, di cui una avariata, che avevo "preso in prestito" un giorno iil cui a casa i bambini non avevano niente da mangiare, sono stato amnistiato in occasione dell'intronizzazione del nostro nuovo presidente che ha ristabilito la democrazia e insieme liberato alcuni prigionieri politici arrestati durante l'ultimo tentativo di colpo di stato, cioè quello prima di quello giusto che ha portato al potere il nostro Capo. Ma sto divagando. Dicevo dunque che ero guardiano da dieci anni senza che mai e poi mai nella nostra fabbrica si fosse verificato un furto con scasso. Per me, la prova era bell' e fatta ... èro esperto. Mi mancava solo il rosso. All'inizio, quando ci fu chiesto di essere rossi, non capivo se parlavano del colore dei vestiti e del colore della pelle. Deve sapere, mi sono fermato alla prima elementare e non sempre capisco le sottilette del linguaggio politico. Nonostante ciò, grazie a un ragionamento scientifico, ho finito con l'eliminare il colore della pelle, poiché, come ci hanno insegnato nei corsi serali da me frequentati per aumentare le mie probabilità di diventare direttore, solo gli Indiani dell'India avevano la pelle rossa e raramente queste creature s'incontrano sotto le nostre latitudini; non poteva quindi trattarsi che del colore dei vestiti. D'altronde vorrei ricordarLe che se vengono chiamati indiani, è per via dell'ignoranza eurocentrica di Cristoforo Colombo che, partito verso l'Ovest per scoprire le Indie allo scopo di accrescere i profitti capitalistici e monopolari della borghesia burocratica, si è imbattuto nell'America e i suoi Indiani. Ma lasciamo perdere, si trattava dunque del colore dei vestiti e a ogni modo sarebbe stato razzista considerare il colore della pelle e l'origine tribale di un individuo per decidere della sua ammissione al Partito. Per un mese mi sono vestito solo di rosso, mi recavo sul lavoro in camicia rossa, pantaloni rossi, un fazzoletto rosso al collo; soltanto le mie scarpe erano marroni poiché non ero riuscito a trovarne di rosse. Ognitalvolta che il segretario del nostro sindacato, membro del comitato centrale del Partito, capitava nella nostra fabbrica, mi soffiavo appositamente il naso con un fazzoletto rosso fuoco per ben dimostrargli che in me tutto era rosso. Nel nostro paese, i servizi di sicurezza, cioè per intenderci la nostra Ciao il nostro Kgb, usano spesso donne di dubbia moralità per carpare informazioni alle persone sorvegliate, ebbene io, ogni talvolta che scoprivo che una di loro era una spia dello Stato, dopo essermi dato da fare per portarmela a letto, facevo anche in modo da spogliarmi sempre alla luce affinché potesse verificare che persino le mie mutande erano rosse! Non era dunque per vizio o immoralità che allora tradivo mia moglie, bensì per sacrificio, per fare progredire la causa della Rivoluzione e del suo rossore. Una volta riuscii persino a farmi venire gli occhi rossi dopo aver ingerito alcuni bicchieri di vino rosso e avere esposto i miei occhi al fumo delle sigarette. Tutto in me era dunque rosso. Avevo persino fatto ridipingere di rosso la mia bicicletta. A dire il vero, non capivo il perché di quell'importanza 61
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