.· ffORII/IROFIIY Mentre Julija diceva: "Mi piace quando Kruglicki j è sentimenta1e. È una cosa che gli dona. Io invece non dissi nulla. Addentai una crepe rinsecchita e me ne stetti zitto. Riflettevo se non fosse il caso di tornarmene a casa, ma a quel -punto Kruglickij aveva finito di ballare, venile a sedennisi vicino, e intavolamm_oinsieme una conversazione separ~tista sui nostri compagni e sulle nostre amiche di un tempo, ci rallegravamo del fatto che le nostre opinioni coincidessero spesso, e quaQdo riuscivamo a dire qualcosa di pungeòtele nostre risate scrosciavano fino alla sconvenienza. Quando rilevai che in seguito · all'ubriachezza la testa di Fedor s'era 'trinitizzata', Kruglickij esplose in una risata cosl assordante che la giovane padrona di casa, danzando da sola di fronte al suo stesso riflesso nella buia finestra, opinò che ciò la riguardasse, e.interruppe la danza. Julija, con la guancia scarlatta puntata sul pugno, fumava e si dava l'aria che nulla la tangesse, ma a quel punto nemmeno lei i:essee chiese di che ridevamo. "Di Fedor", rispose di buon grado l'alquanto sbronzo Kruglicki j. "E cos'avrebbe mai di ridicolo?", chiese bruscamente Julija'. "Lui trova", disse Kruglickij indicandomi, "che gli si 'trinitizza' la testa". "Come sarebbe a dire, 'trinitizza' ?", chiese Julija, rivolgendosi per principio non a me, ma a Kruglickij. ·"Che te lo spieghi lui", disse Kruglickij, rivolto alla signorina, "questo vuol dire_,signorina, be', insomma, come spiegarvelo? Vi è nota la struttura del motore a combustione interna?". "Non capisco", disse Julija tutta agitata, "che rapporto possa mai esserci fra Fedor e il motore a combustione interna! Parlate di lui come se fosse ùn uomo in carne è ossa!". · "E voi non prendetevela!", esclamai io, "Vi assicuro che in ogni caso mi rapporto a Fedor non certo peggio di voi". A quel punto Kruglickij si piegò verso di me e, trattenendo a stento il riso, prese a bisbigiiarmi appassionatamente e confusamente nell'orecchio che, casomai, peggio, in quantoJ ulija era stata l'amantediFedorperunannointero,eJulija,naturalmente,capiva cosa mi bisbigliava lui, e d_iventòcompletamente scarlatta. Per cambiare argomento chiesi a Kruglickij cosa ne fosse stato di Michel, alla cui simpatia lui teneva molto. "Come, non lo sai!?". "No!", m'agitai io... Kruglickij mi comunicò la dolorosa notizia. "Madre***!", m'uscì involontariamente di bocca. "Quando?!". "Ma come1" - strabuzzò gli occhi Kruglickij, "Ma in che mondo vivi? Questa novitàavràcent' anni!". "È Mar' jaNikolaevna che s'è vendicata!"; gridò Julija. "È stata lei!". "Ma sl, figuriamoci!", dubitò Kruglickij. "Come fai a saperlo?". "Lo so e basta!", strepitava Julija. "Lei voleva darsi a lui, e lui dallo spavento l'ha cacciata ...". <'Un momento. Quale Mar'ja Nikolaevna?", chiesi io. "Insomma, questa!", disse Kruglickij e batté sul soffitto. "Ah, quella...", afferrai io. "Io invece", fecè Kruglickij con occhi fiammeggianti, "al posto di Miche] me là sarei lavorata una volta, e poi via, sia pure in miniera!". "Può un vigliacco essere un buon poeta?", interloquì retoricamente Julija. "Può!", affennai io disinvolto. "Ritenete che Michel fosse un buon poeta?". "Che dirvi?", dissi guardando di sbieco Kruglicki j, ma quello, mascalzone, si mantenne neutrale. "Secondo me era un poeta relativamente buono". so "Relativamenteacosa?",chieseJulija "RelativamenteaByron?". Kruglickij scoppiò a ridere. "çomunque il suo verso migliore l'ha fregato a Bestuzev!", sibilò Julija. "E poi gli è rimasta tutta quell'incrostatura scozzese", s'adirò Kruglickij, "quell'alito pesante, così scozzese, di whisky a buon mercato". Si rabbuiò e aggiunse: "Fa pena". Da Julija, corne da un trolley, volavano scintille in tutte le direzioni. La conversazione, secondo il solito, passò a Costine. Mi pennisi alcune osservazioni critiche. Julija mi definì ridendo uno slavofilo inzuppato di kvas ( 5), e si scagliò su Rozaòov sostenendo che non aveva capito nulla di Cristo. Ci unimmo a lei non perché Rozanov non avesse capito nulla di Cri~to, ma per amore dell'u- ' guaglianza. Julija gridava che gli uomini sono tutti uguali; e che, quindi, dovevano esserci una costituzione e la repubblica. lo dissi che là costituzione poteva anche servire, ma cosa se ne sarebbe mai fatto il popolo della repubblica, quando con ogni probabilità non era ancora maturo. "Come? Voi non credete nel popolo?", s'indignò Julija. "Il popolo non è un'icona", controbattei io, "Non è proprio il caso di metterglisi a pregare davanti". "Be', questo che c'entra!", opinò Kruglickij. "lo 111inginocchio davanti al popolo!". "Bravo! Bravo!", gridò Julija. Anche la padrona di casa prese parte alla discussione, si scaldava molto e non faceva che ripetere: "Povero popolo! Povero! Povero!". "Mettete ancora una volta 'Scende la neve"', fece Kruglickij rivolto a Lesa, dopodiché tornò a danzare con la frontuta. "Quando la faranno finalmente la riforma dell'ortografia?", s'indignava Julija rivolgendosi alla padrona di casa, "Mi hanno talmente stufata tutti questi jat' e questi er! ". "Per non parlare della izica! (6)", aggiunse Natal'ja. "A me invece l'. izica piace", fece in un singhizzo, danzando, Kruglickij. "Non è · vero che è una buona lettera?", mi chiese. "A me di rionna le lettere piacciono tutte", dissi io scherzando. "Opportunista!", mi gridò Julija. "E voi", le rimandai in risposta, "solo perché vi siete lette le brochure da tre soldi del comunismo europeo pensate di avere appreso la verità!". "Sì!", mi disse Julija altezzosamente, "Pensate un po', sono una comunista, io!". "Le vere comuniste", esplosi iò, "non bevono champagne e non. divorano çioccolatini!". "Cosa volete saperne, voi!", gridò Julija, "Mica è vietato dal programma di Erfurt!". Prosciugò a fini dimostrativi il boccale di champagne e disse con disprezzo: "Informatore!". "Solo-senza offese personali", si raccomandò il padrone di casa dal nome di Lesa, "Ve ne prego, compagni ... senza offese personali!". "Quello non mi è compagno!", esclamò Julija. "Smettila", intervenne in mia difesa Kruglickij, "anche lui i suoi guai li ha avuti". "Zitto!", gridai io. "Manca poco e l'esiliavano a Vologda", aggiunse Kruglickij. "Sta di fatto che non l'hanno esiliato!", sghignazzò Julija con guance perfettamente scarlatte ... "Ti ricordi, Kruglickij, quando siamo stati a Vologda ?". "Fedor ha fatto delle fotografie", disse Kruglic- . kij "mentre facevamo un picnic. In una ti si vedono le mutande", scoppiò a ridere e si versò del rhum. Il mozzicone della sua sigaretta cadde sul tavolino incrostato e bruciò l'incrostazione. Natal'ja impallidì, ma non si lasciò sfuggire una sola parola. "Pensa un po'!", disse Julija: "Non ho n~ssuna ragione di vergognarmi. Ho delle belle gam~". "E le mutande sono ancora più belle!", Kruglickij non mollava." Americane!", sghignazzò Julija. "Avete sentito?", chiese Kruglickij, "Anche Berdjaev fu esiliato a Vologda". ''Torta di merda", troncò "ta signorina con. lafronte veramente
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