Linea d'ombra - anno VIII - n. 48 - aprile 1990

1 -: BERDJAEV Viktor Erofeev a cura di Pia Pera Viktor-Eroféev è nato a Mosca nel 1947. È figlio di un diplomatico d'alto rango, che per un certo periodo è stato l'interprete ufficiale di Stalin. È quindi un figlio della cosiddetta nomenklatura, o se vogliamo un.ragazzo di buona famiglia sovietico, uno che ha vissuto parte della sua infanzia all'estero, parla correntemente inglese e francese, e appartiene agli strati privilegiati della società sovietica non per aver scelto individualmente di farne parte, ma per diritto di nascita: circostanza questa che indubbiamente gli conferisce un punto di vista a un tempo autonomo e interno su una parte della società sovietica solitamente trascurata nella letteratura (Trifonov costituendo per l'appunto un'eccezione). Il suo background familiare non lo ha comunque protetto quando, per avere partecipato insieme ad altri scrittori ali' almanacco samizdat "Metropol" nel 1979 è stato espulso dall'Unione degli Scrittori, dove è poi stato reintegrato. . Viktor Erofeev è anche uno storico e un critico delle letterature russe e francesi, pare molto prolifico: si parla di centinaia fra suoi saggi e articoli, dedicati agli autori russi dell'inizio del secolo e ad autori francesi come de Sade e Celine. Nella sua tesi di dottorato ha studiato i rapporti fra Dostoevskij e l'esistenzialismo francese. Gli è stata affidata l'introduzione alla prima edizi9ne russa di Lolita di Nabokov. Ha scritto un unico romanzo, Moskovskajakrasavica (La bella di Mosca), che sta attualmente traduqmdo l'editore Rizzoli. Erofeev viene spesso invitato negli Stati Uniti, in Svizzera e nei Paesi dell'Est a tenere conferenze, e pubblica articoli sul "New York Review ofBooks", sul ''New York Times", e su "Le Mon~e". Nei dirupo i cani abbaiavano annusando la libertà. Gironzolavanodi qua e di là in muta. I cinofili, radunatisi in gruppo,si rigiravanoi guinzagliin mano, fumavano,battevanoi guanti.Intimorito dai caniassatanatiali'addiacciosvoltaiasinistra, oltrepassaiil dirupo, e mi persinell'oscurità.Per i bui vialettidel boscocopertodi brina fuipreso dal dubbio,affondavonellaneve, mi sipresentavanoquadricaliginosi.Perduesettimaneerorimasto tappatonelmioappartamentoconla vestedacamerasbottonata,a protenderele braccia al cielo sotto le urla della mia corpulenta moglieDoroteae le occhiatecupedellemiebiondefiglie,similea unturcodisarmatosifinoamostrarsinellanuditàdiunafollepaura, maledicendola mia debolezzapusillanimeper il genioda mezza stagione di Kruglicki.j,nella cui voce risuonavano vibrazioni talmenteamichevolichenonpoteiresisteree fuisubitod'accordo, nonostantechesulfiniredellamiamalattiaprotrattasidueanni,alla vigilia (come mi parve) della guarigione, dovevo mantenermi cauto: m'appostai come un topo, sporsi fuori la testa, nella vita privata,d1venniun vero luposolitario. Kruglickijpassò la cornettaallapadronadi casa,a me sconosciuta,laqualeavevaorganizzatounagrandefestadi carnevale,e quellapresea descrivermicosìprolissamentee inartisticamentela stradaper casa sua, situatarispettoallamia a unadistanzapari in tuttoal motomattutino,chela sospettai di cretinismotopografico e, ahimé, non erravo. Non mi piacque fin dal primo momei;tto, questaNatal'ja, e non mutai d'avviso su di lei nemmenodopo, quandola conobbie vidi le sue labbraprovocanti(c~sìrovesciate all'infuori mi ricordavanouna trombadi reggimento), il sedere cachetticocolvellutinoficcatodentro,quelsuomododidamareda solàdavanti alla sua stessaimmagineriflessanellafinestrascura, 46 e non mutai'd'opinione nemmenoquando udii volarle fuori di bocca, conduraregolaritàechicdonnesco,paroline forti cheaveva imparatoapronunciareinformacosì incantevoledaconferireloro l'aspettòdi cacciagionespennata.Prive com'eranodi piumee di penne inducevano un'impressione soprattutto gastronomica, comunquesianonpuzzavanodi stalla,anchese talespennacchiamentoconferivaloro una sconvenienzaparticolare,caratteristica dell'aspetto di un pollo completamentearrostito. S'aggiunga a questoche,lungi dal fremere di fronte al nomecheportava,avvertii bensìunavagairritazione,datochenell'attivitàdelpadredicostei, da tempodimenticato,tuttavia,come si chiarì,ancoravivo,mi si presentavaimmancabilmentenon la sollecitudineper l'utile della · patria,bensìla spocchiadel favoritocheavevapassatoogni limite. Ricordod'averlo contemplatouna volta, costui, nella mia casa paternadabambino,a unacenadionomastico,alladestradellamia mammina,giovanefesteggiatain décolleté, loricordonell'atto di mangiarevoracementecon le manibocconcinisucculentidi ~- chinoe agguantarela:coppasenzaconcedersiunattimodi requie, imprimendovigli acinidellasuadattiloscopiae le improntedelle labbra,lasciatein ereditàaNatal'ja, e lo ricordoancheimpegnato a tirare la bocca col mignolo,per rovistare sensualmentecon lo stecchinonei denti lontani,quasirimettesseordineneigovernatoratipiùdistanti,perposcia,appesantitosi,sonnecchiaresuldessert. La mia mammina lo difendevadi fronte agli ospiti ammutoliti attribuendoil suo russareall'importanzastataledellasua attività, ericordoanchelaforteindignazionedellamedesimamamminanel raccontaredellasùaghiottoneriae del suoronfare,questonemmeno seimesidopo, quandolui era ormaipienamenteaffossato... Questi ricordi mi solleticavanola punta della linguamentre Natal'ja cercava di convincereKruglicki.je·me che suo padre capiscetutto, echelo sfavoreincuieraincorsoerailprincipiodelle nostrecomuniambasce,al cheKruglickijconariagraveannuìcol capo, mentre io tacqui, anzi, annuii anch'io con la compagnia, comesesimpatizzassicoldignitariocaduto,chesi eraguadagnato lareputazionedi riformatore perl'impetuositàdellesueintraprese. VadaconDio,Natal'ja, nemmenomi dolevotroppo di annuire,in fondo il pugno di moschecon cui mi ritrovavonon era in nulla preferibileal suo,e poinonescludoaffattolapossibilitàchecon gli · eventisuccessivi ella non avessenessun rapportodiretto... anche se, comepadronadi casa... non so... come saperlo! Fin dai tempi più remoti la mia sospettositàconoscevai suoi limiti,sebbeneapprossimativi.Melaridevodeglisventuratimbecilli che prendevanoogni piccolo borghese un po' brillo che li fermasseper stradaper chiedereda fumare,perunaminacciae un , ammonimento.Me la ridevo;mi bastavanoi mieiaffariimprorogabiliper limitarel'ambitodellevostreminacce;levostrestoriedi messi,di saluti,di sigaretteavvelenate,di occhiovigile-,- e altro à laSnéhérazade·- non incontravanoche.lamia incredulità,per nondire lamia levatadi scudi,poiché,VostraEccellenza,la mia memoria non era vostra alleata proprio collie non lo era del riformatore.Non mi si confacevacreareun mito sullabase della vostrapersona,a motivose nonaltrodellamiacronacafamiliare. Devoosservareche la miamammina,nella quale in questocaso eccezionale il sèntimentofemminilétrionfavacon immutatofer-

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