deduttiva tutt'altro che ovvia, dal fatto che "la· vita è tutto". · La scrittura di Cassola nasce così dal tentativo di percepire l'essenza del reale cogliendo la vita quotidiana nei suoi aspetti più comuni e abituali: ciò che conta sono solo pochi gesti attraverso i quali è possibile sintetizzare il senso di una vita ..Una scelta che implica un'elisione delle risorse dell'intreccio così rigorosa, estremistica anzi, da poter essere definita senza troppe Temore sperimentale. Secondo una posizione di ascendenza veristica, Cassola racèonta astenendosi da commenti sentenziosi, ma anche da vere e proprie anal~i psicologiche, epersino da descrizioni ampie. Inoltre egli costruisce sistematicamente intrecci pressoché immobili, dove le possibilità di azione danno l'impressione di proporsi quasi solo per essere dichiarate impercorribili. Basti pensare alla situazione, tipica, in cui una vedova abbastanza giovane e presumibilmente bella viene corteggiata suscitando l'attesa di eventi sentimentali o matrimoniali che regolarmente non si verificheranno. Il racconto che dà il titolo al volume èper esempioun c~ limite (interessante anche per il teorico della narrativa) di sistematica elisione degli snodi narrativi, creati e poi abbandonati o smentiti. Si scopre così anche che il giovane Cassola ha una straordinaria abilità nel disseminare false piste dell'intreècio, nel Nel 1969 usciva per iniziativa dei portabandierl). del movimento della stampa underground, settore fumetti, il primo numero di "Zap Comics". Il quarto numero fu dichiarato "pornografico" dalla Polizia di San Francisco. CONFRONTI far credere al lettore che le cose andranno in un certo modo, e nello smentirne le deduzioni subito dopo: "Quando scendevo da quel tram a quella fermata, non era sempre per far visita alla signora di cui parlo". Ma il paradosso di questi racconti è che, nonostante la scarnificazione e immobilizzazione dei nessi narrativi, essi si fondano solo sullarapprese'ntazionedirettadelleazioni,sono, insomma, costruiti su meri fatti e però senza fatti, narratività allo stato puro, ma nella quale le azioni compaìono quasi soloper sottolineare la propria nullità:" disse Bernasconi. / Guardammo passare una macchina, poi ce ne andammo". Mi pare che in questo essi posseggano un'originalità indubbia, difficilmente sottovalutabile. In una così radicale ridiscussione delle convenzioni narrative (ma non si trattava di un narratore tutto tradizionale, di una "Liala"?) è per esempio normale il finale enigmatico, proprioperché non conta laperipezia, e anzi l'assenza della fine è ricercata come mimesi della vita, della sua apertura e irriducibilità a finali clamorosi o anche soltanto chiari: "domandò Fausto./ Giacomo aggrottò la fron-. te, riflettendo profondamente prima di rispondere". In questi racconti poi si hala forte sensazione di trovare già tutto Cassola o quasi, come raddensato in micro-cellule narrative da cui i Avent'anni da Zap Franco Serra testi più tardi epiù lunghi sarebberonati tramite dilatazione è diluizione, per derivazione spesso diretta. Lo provano molto chiaramente i numerosi titoli di racconti che saranno in seguito ripresi dai romanzi: "Paura e tristezza", "Tempi memorabili", "Ferrovia locale", "Monte Mario", "Il cacciatore", "L'uomo e il cane". Ma rispetto alla forza di questi scorci giovanili troppo spesso i romanzi della maturità esibiranno difetti insieme di troppoprolungata enon necessaria staticità, e di uso troppo estrinseco di espedienti banalmente "romanzeschi", di invenzioni d'intreccio un po' gratuite. Invece questiprimi racconti, "fanaticamente" protesi a rivelare solo "il nudo, semplice, elementare fatto dèll' esistenza", hanno il fasci~ no e i limiti di un inizio originale e intensissimo, ma che è, appunto, soloun inizio: "Quando mi misi a scrivere, davanti al lettore (e forse soltanto davanti ame stesso, una volta compiuta l'opera) io volevo porre tante prime pagine. Volevo scrivere quel libro che non deludesse l'aspettativa". La visita, che delinea in filigrana la storia di una vocazione di scrittore, è un po' proprio questo, una serie di "prime pagine" che attirano come luogo che ha "tutte le possibilità intatte". Come siano andate le cose dopo, cre- .devamo di saperlo fino a qualche tempo fa: ora però sarà il caso di provare avedere se avevamo propr_iocapito bene. In occasione del ventennale, gli stessi fondatori, Robert Crumb, Gilbert Shelton, Portly Spain Rodrfguez, Vfctor Moscoso, Rick Griffin, Clay Wilson e Robert Williams, si riuniscono a New YÒrk: l'occasione è una mostra di tavole originali dell 'ultimo "Zap Comics", il numero dodici, organizzata presso una galleria che si chiama (guarda un po'), Psychedelic Solution. generazione, un'.impronta di carattere eminentemente etic,o che francamente non emerge dal lavoro della maggior parte degli autori di fumetti di questi anni. Con qualche piccola eccezione: re, unadolce,:zadi fondo nei confronti della materia trattata che, se potrebbero sembrare caratteristiche paradossali riferite a elaborazioni che non hanno perso, almeno negli intenti, la loro carica trasgressiva (quanto alla realizzazione si salvano giusto Crumb, Shelton e, sotto alcuni aspetti, Griffin), sono tuttavia rivelatrici di una sorta di atavico e incontenibile caloroso rispetto per il pubblico a cui si rivolgono che li fa sentire comunque non estranei al lettore. "Ora siamo dei dinosauri - continua Williams - , una volta eravamo una calamità, rappresentavamo una minaccia, avvelenavamo la società. Anostra volta eravamo stati contagiati dagli EC (gli "Entertainment Comics", gli albi a fumetti dell'orrore che furoreggiavano negli Stati Uniti negli anni' Sessanta). Quando eravamo ragazzi abbiamo sparso il nostro veleno. Ora un tipo come Gary Panter (disegnatore dal tratto duro e radicale, grande illustratore e collaboratore di alcune esperienze musicali dei Residents) che probabilmente non ha mai letto gli EC ma è stato contaminato da noi, sta nuovamente contaminando un'intera nuova generazione". "I primi tempi vendevamo quattro; cinquecentomila copie di un numero e davamo fastidio ali' estblishment. Ora vendiamo trentamila copie e siamo irrilevanti, se non per l'ala sinistra del movimento femminista". È l'opinione di Robert Williarns come viene riportata in una discontinua intervista collettiva pubblicata sul "Village Voice". Può essere condivisa o meno. Tuttavia, rileggendo e traducendo in tempi recenti alcuni fumetti underground, e segnata- . mente quelli di Robert Crumb e di Gilbert Shelton, mi accorgo che resiste, negli autori di quella 32 Josè Mufioz, Altane pochi altri in Italia, Bila! in Francia, Spiegelman negli Stati Uniti, solo per citarne alcuni a mo' di esempio: non sono comunque molti. Vale a dire che anche nelle produzioni recenti gli autori dell'underground americano conservano una freschezza, un amo- ., Le efferate violenze rappreDal ''VillageVoice" del 20/6/89.
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