Linea d'ombra - anno VIII - n. 48 - aprile 1990

sito non viene mai minimamente psicologizs zato) di andare oltre il livello della superficialità edonistica ed estetizzante. · È questo certamente il tema fondamentale del libro: i ricchi (solo di loro si parla, infatti: l'ambientazione è claustrofobica, tutto si svolge nell'ovattato palazzo di don Rigoberto) sono incapaci di consapevolezza. Dopo la scoperta del "fattaccio", don Rigoberto non trovadimeglio_chediventareun bigotto baciapile, mentre il giovane Alfonsito, vero e degno erede, nel suo miscuglio di perversità e innocenza, del sadismo paterno, continua la sua azione distruttrice preparandosi a sedurre la cameriera. Su don Rigoberto, Vargas Llosa spende inoltre alcune (avare, ma proprio per questo fondamentali) considerazioni politiche: "Da giovane era stato militante nell'Azione Cattolica e aveva sognato di cambiare il mondo. Ben presto aveva capito che, come tutti gli ideali collettivi, anche quello era un sogno impossibile, condannato al fallimento. Il suo spirito pratico 1 'aveva indotto a non sprecare il tempo sferrando battaglie che prima o poi avrebbe perso. Allora, avrebbe congetturato che l'ideale di perfezione era forse possibile per l'individuo isolato, racchiuso in una sfera limitata dello spazio (la pulizia o sanità corporale, per..esempi6, o la pratica erotica) e nel tempo .... Come conseguenza della delusione politica abbiamo quindi la chiusura nel privato, l'incapacità a relazionarsi con gli altri, che è oggetto di critica' da parte dello scrittore: "Sono state abolite le sensazioni altruiste, la metafisica e la stòria, il raziocinio neutro, gli impulsi e le opere di bene, la solidarietà verso la specie, l'idealismo civico, la simpatia per i consimili; sono stati cancellati tutti gli uomini tranne te e me. È scomparso tutto quello che avrebbe potuto distrarci o impoverirci nel momento dell'egoismo supremo che è quello dell'amore". ·Parole terribili, che sfvorrebbe fossero state scritte per i lettori nostrani, europei e italiani. Mà nel finale emerge un elemento di ambiguità, se non di debolezza, nella trama del libro: l'ultimo quadro che interrompe la vicenda è l'Annunciazione di Beato Angelico. La disposizione di questo quadro certamente ha una funzione di contrasto: contrapposizione fra l'amore puramente spirituale e quello carnalissimo dei tre protagonisti, ma anche fra un personaggio perfettamente inserito nella vita del suo paesino ("Sono arnica di tutti", dice Maria) e l'universo claustrofobico del palazzo di don Rigoberto. E contrapposizione anche fra l'accettazione "passiva" di Maria (che vorrebbe rifiutare la proposta dell'Angelo, ma non ne ha il coraggio o il tempo) e quella di donna Lucrecia, che scambia il "mostro" bellissimo che è don Alfons1to per il dio dell 'a- .more. Una conclusione ambigua, perché nel momento in cui tenta di proporre un emblema alternativo Vargas Llosa non sa che ricorrere alla sirnbologia,tradizionale cristiana. Anche. se, e.erto, scegliendo un momento particolar-· mente "scandaloso", provocatorio, a sua volta ricco di sollecitazioni per il lettore. · 30 CONFRONTI Lapsicologiadell'artista secondoNagibin Gianfranca.Scutari Jurij Nagibin ha iniziato a pubblicare in Unione Sovietica nell'immediato ·dopoguerra ma per il pubblico italiano è scoperta recente. Infatti le traduzioni delle sue opere (Pazienza, Gli stagni puri, Viaggio alle isole, Alzati e cammina,L'ul#macorridadiHemingway)sono tutte degli anni Ottanta. Da pochi mesi è apparso il suo ultimo libro (Contrappunto, Rizzoli 1989, pp. 195, L. 30.000, traduzione di Vivia Benini), che riunisce quattro racconti dedicati a Cajkovskij e Rachmaninov. I primi due, Il bosco e Quando si spense il fuoco d'artificio, ripercorrono il rapporto tra Cajkovskij e la sua protettrice Nadezda Von Mede, con la quale il musicista ebbe solo scambi epistolari mai concretati in coi;i.oscenzapersonale; Rachmaninov è invece protagonista di Lillà, racconto sul primo amore del diciassettenne futuro musicista, e di !)ove prima c'era una tavola imbandita, che descrive il suo ultimo.incontro con Skrjabin a Mosca in parallelo a quello, immaginario, avvenuto a Venezia tra Verdi e Wagner. Una fitta rete di parallelismi collega i quattro racconti. Il bosco e Lillà mostrano i due protagonisti attraverso gli occhi della donna che ne è innamorata e tenta di comprenderne gli aspetti più intimi. Molto bello è soprattutto Il bosco, dove Cajkovskij, assente come personaggio, è onnipresente nei pensieri e nelle azioni della donna e determina l'atmosfera e gli avvenimenti del racconto. Quando si spense il fuoco d'artificio e Dove prima c'era una tavola imbandita analizzano invece la psicologia degli artisti dall'interno, attraverso i loro pensieri, e ne evidenziano il rapporto-scontro éon la società. Nagibin parte dai dati biografici reali e ricostruisce sul piano della finzione narrativa alcuni momenti della vita dei due musicisti. Sceglie episodi poco noti che gli permettono di indagare la psicologia dei personaggi e metterne in luce gli aspetti più oscuri, i difetti e le paure: le continue richieste di soldi, l'ipocondria e l 'omosessualitàdi Cajkovskij; la bruttezza esteriore, l'ironia e la timidezza di Rachmaninov. Ma, subito dopo, ne mostra la straordinaria, a volte esasperata, sensibilità, la perseveranza e la costanza sulla: via dell'arte, nonostante i primi cocenti insuccessi è l'ostilità del mondo musicale. Lo scrittore lavora così su due piani: da una parte fa scendere l'artista dal piedistallo e ce lo mostra uomo, con i vizi e le meschinerie proprie del genere umano. Dall'altra evidenzia quel quid indefinibile e inesplicabile che caratterizza il genio e lo eleva al di sopra dei contemporanei. · Su questo piano Nagibin analizza il rapporto artista/società che, anzi, considera emblematico di quello più vasto uomo/società. La collettività disprezza e umilia chi, come l' artista, cerca di esprimere sentimenti e stili di vita diversi rispetto alla morale del tempo e ai modelli dominanti. Così il timore della riprovazione sociale e 'dell'emarginazione conduce spesso a rinunciare alle emozioni e a rinnegare i sentimenti: preludio alla morte spirituale o addirittura fisica (Lillà). Ma questo, sembra ditci Nagibin, accade solo in Russia. In Italia, al contrario, tutti riconoscono l'artista e si chinaJ?-Odavanti al suo genio. È chiaro che su questa affermazione (ahimè discutibile) pesa l 'esperienzadell' autore, vissuto in una società dove, per decenni, l'aderenza ai canoni del realismo socialista ha rappresentato l'unico .criterio di validità dell'arte. E dove la sola possibilità di sopravvivenza morale stava nel cieco conformismo ai "sani principi socialisti" staliniani e brezneviani. Nella gran massa di libri russi che si vanno traducendo negli ultinii anni (spesso senza alcun discernimento, puntando più sui pamphlets di accusa al passato regime che sulle opere artisticamente validy), questo di Nagibin è sicuramente uno tra i più riusciti. ' L'autore si riallaccia alla miglior tradizione artisticarusso-sovietica e nello stesso tempo la rinnova. Sul piano dei contenuti recupera e approfondisce in modo personale e assai convincente uno dei temi che più ha affascinato gli scrittori russi, in particolare Puskin (che l'ha affrontato in molte liriche e soprattutto nella "piccola tragedia" Mozart e Salieri) e Pasternak. E i riferimenti più o menò espliciti a Puskin e a Mozart e Salieri sono costanti nei quattro racconti, anzi, sulla scia del poeta, Nagibin crea a sua volta la "piccola tragedia" "Verdi e Wagner". Allo stesso modo sul piano delle tecniche. narrative riprende, innovandolo, un modulo dostoevskiano, la polifonia (analisi di uno stesso concetto dal punto di vista di più personaggi, ognuno dei quali è un centro-coscienza autonomo). Mentre però in Dostoevskij la polifonia è ottenuta mediante la parola e il dialogo, mezzi principe per far emergere ed esplodere i.contrasti e le contraddizioni, in Nagibin il dialogo è pressoché assente e la parola non serve per rivelare ma per occultare e denigrare. I personaggi si esprimono attraverso il flusso dei pensieri, non possono comunicare e confrontarsi, ma solo riflettere e cercare di immagina- •re, senza riuscirci, il pensiero altrui. Nel tentativo di capire l~altro, ripercorrono gli avvenimenti del passato, richiamano alla memoria quegli eventi che possono illuminare· la sua , personalità. Ecco allora la rottura dei piani temporali e l'uso continuo delflash bacie, una delle tecniche più amate del cinema sovietico (basti pensare a Tarkovskij) che ci ricorda che Nagibin è anche sceneggiatore cinematogr_afico.

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