Don Oe Lillo. porsi della Coincidenza come segno del destino. O almeno, letta come tale dall'irrequieto Oswald, e osservata con stupore dall'"obbiettivo" Nicholas Branch. È una coincidenza il fatto che Marina Oswald e Jackie Kennedy aspettino un figlio più o meno nello stesso periodo. È una coincidenza che ottobre sia un mese particolarmente significativo nella vita di Oswald. È una coincidenza che il numero tre si riproponga immancabilmente a segnare la sua esistenza in modo negativo. Il gioco delle coincidenze si fa sempre più incalzante man mano che il romanzo volge alla fine, e diventa un argomento risolutivo per Lee, al momento di prendere la decisione di assassinare il presidente. David Ferrie, uno dei "congiurati", se ne serve proprio per convincerlo ad agire. "Hai letto i giornali? ... Dicevano che il presidente passerà sotto la tua fottuta finestra ... La sua auto arriverà dalla Houston diretta verso di te. Poi si infilerà nella Elm. Passerà lentamentee maestosamente. Esattamente nel punto in cui lavora Lee Oswald. Esattamente nel 'momento della giornata in cui siede da solo vicino alla finestra e mangia la sua colazione. Non esiste niente di simile alla coincidenza. Non sappiamo come definirla, perciò diciamo coincidenza. Succede perché sei tu che lo fai succedere." L'ambiente in cui Lee e i "congiurati" si muovono possiede un'uniforme caratteristica di grigiore che toglie ogni colorazione romantica, o anche drammatica, alla loro situazione e alle loro scelte. Il loro vissuto si stacca dal resto assumendo tutt'al più una tinta color seppia, è raccontato con lo stesso tono di drammatica naturalezza, in cui si confondono episodi insignificanti e svolte decisive. Il chiarore, la chiarezza, De Lillo li riserva per la scena culminante dell'assassinio: dal "cielo limpido" dell'aeroporto di Dallas dove atterra il 707 del presidente, al "fuoco meridiano" dell'avvicinamento del corteo di automobili allaMain, al "fuoco dell'eccitazione" in cui viaggiano Jack e Jackie, alla folla che "si porta nel chiarore e nella luce", fino al momento del primo sparo, in cui "il chiarore era così intenso che Lee poté vedersi nell'enorme stanza di scatoloni ammucchiati" e del terzo, l'ultimo, in cui "la luce era così chiara da mozzare il fiato". Ri~obertoe la matrigna. · Un antifavoladi Vargasllosa AlbertoCristo/ori. Mario V argas Llosa, ultimamente, aveva deluso troppo spesso: sul piano letterario (il Pa,lomino Mòlero di qualche anno fa era un fragile raccontino indegno della sua ~nna di grande scrittore) e sul piano politico (le sue posizioni in questo campo, diligentemente diffuse in Italia dal "Corriere della Sera", nel corso degli anni Ottanta sono progressivamente passate dal centro-sinistra a una sorta di reaganismo). . . ., Tuttavia il suo ultimo libro, Elogio della matrigna (traduzione di Angelo Morino, Rizzoli, pp. 170, L. 28.000), mi ha riconciliato con lo scrittore, malgrado si tratti di un romanzo apparentemente "disimpegnato", il primo forse di Vargas Llosa in cui la storia, la cronaca, la realtà del suo paese sembrano cedere completamente il posto al divertissemenl letterariò (iperletterario, metaletterario ecc.). Anche lo scrittore peruviano risente dunque l'influenza delle correnti europee-borgesiane, rivolgendosi sempre più decisamente al pubblico nostrano, adeguandosi ai suoi gusti perversi? Le cose non sono affatto così semplici. Particolaredal Trionfo di Venere del Bronzino. Veniamo alla trama, linearissima: donna Lucrecia, da pochÌ mesi sposa felice del ricchissimo don Rigoberto, viene sedotta dal figlio di primo letto del marito, don Alfonsito, un ragazzetto nella primissima pubertà, con un visino angelico e un animo diabolico. Il quale don Alfonsito, con diabolica (appunto) ingenuità, racconta al padre tutta la storia e lo spinge a scacciare la matrigna, accingendosi subito dopo a sedurre la di lei ancella. Prima lettura possibile: giocando con i topoi del romanzo erotico, Vargas Uosa costruisce una geniale antifavola, in cui la matrigna, tradizionalmente personaggio "cattivo", è invece la vittima, mentre il figliastro, anziché la vittima, impersona il "cattivo"; e in cui il lieto fine è sostituito da un amaro finale in cui si reimposta la situazione dell'inizio. • • È però necessario completare questa lettura con un secondo livello, che definirei politico. Il vero protagonista del romanzo infatti, malgrado il titolo sembri indicare il contrario, · è probabilmente don Rigoberto, che l'autore descrive come un miscuglio di mostruosità e raffinatezza: dotato di due orecchie quasi elefantine, con le.quali ama ascoltare i gorgoglii interni delle viscere di donna Lucrecia, è ossessionato dalla pulizia, a cui dedica ogni sera parecchie mezz'ore, ma naturalmente, per contrasto, le sue fantasie amano soffermarsi su particolari scatologici: assistiamo ,al suo godimento durante la defecazione, alle sue identificazioni con Schiller .(che"immergeva avidamente il sensibile naso fra le mele marce che lo stimolavano") e con Michelet (mentre osserva "la sua amata Athéné mestruante" e, abbandonati i manoscritti, si inginocchia "riverente davanti alla tazza degli escrementi"). L'uso dell'allegoria a sfondo sessuale è noto ai lettori di Vargas Uosa: nel racconto giovanile/ cuccioli la situazione di evirato del giovane protagonista diventa strumento di una feroce critica al sistema sociaÌe (e educativo) della "buona società" di Lima; un sistema, appunto, castrante, che priva i suoi elementi migliori delle potenzialità creative individuali per la loro carica inevitabilmente sovversiva. In Pantale6n e le visitatrici, uno dei più bei romanzi umoristici del secolo, il capitano Pantale6n viene incaricato di organizzare un corpo di prostitute per i militari di guardia alle frontiere: il libro ha tra i suoi punti di forza la critica puntuale ed efficacissima alla mentalità militaresca del protagonista, che obbedisce rigorosamente, con perfetto formalismo, agli ordini grotteschi che gli vengono impartiti. In Elogio della matrigna, però, lo scrittore non si limita a raccontare la vicenda che abbiamo riassunto, ma inserisce alcuni capitoli "extra" in cui, a partire da sei quadri celebri (accuratamente riprodotti: si va dall'Annunciazione di Beato Angelico all'astrattismo di Fernando de Szyszlo, passando per il fiammingo Jordaens, il neoclassico Boucher, Tiziano e Francis Bacon), i personaggi riflettono in prima persona su ciò che accade loro: e si tratta senza dubbio delle parti più interessanti del libro, perché rivelano l'incapacità sostanziale dei personaggi adulti (i! giovane Alfon29
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