Linea d'ombra - anno VIII - n. 48 - aprile 1990

rovinìo di scorie, un gioco di specchi), che poi, in quanto tale, è suscettibile di essere modificato. Fare delle proprie letture una vera esperienza, tramite il confronto con l'universo· fittizio dell'opera, aiuta a concepire la vita reale negli stessi termini. E 'esperienza' significa sostan- . zialrriente ~eptazione personale (anche . penosa o sgraddvole) capace di tradursi in appropriazione, in_apprendimento: inun• espansione controllabile (non indiscriminata, velleitaria o allucinatoria) della propria coscienza: che è (ì,Omedire, della propria presenza nel mondo, presenti a se stessi, fra gli altri. Confrontare la propria lettura di un'opera con le letture altrui può essere, da questo punto di vis~ di notevole giovamento. Come procedere, in pratica? Un suggerimento ci viene da uno dei saggi di Virginia Woolf raccolti nel volume (grazioso, ma un po' esile) Leggere, recensire uscito ancora presso Marcos y MarI coniugiWoolf MarinaBeer Non sono molti i lettori e le lettrici di Virginia Woolf che hanno avuto la fortuna singolare di ascoltare la sua voce. Dico voce nel senso non metaforico né equivoco, ma proprio e letterale della parola. A me questa fortuna è capitata alcuni anni fa, nel corso di una trasmissione radiofonica dedicata-credo -alle voci dei poeti e degli scrittori. E nel <;orsodi essa mi pare anche di aver ascoltato la voce un po' sorda di T. S. Eliot, quella di Thomas Mann, della quale non ricordo nulla, e forse alcune altre che sono completamente svanite dalla mia memoria. Serve aver ascoltato la voce di uno scrittore per conoscere meglio la sua opera? La domanda è certamente del tutto oziosa in linea teorica, meno se la si considera nella sua attualità. Serve aver ascoltato la voce di uno scrittore del Novecento a capire meglio la sua opera? Riformulata in questo modo la domanda mi sembra meno oziosa e mi sentirei meno sicura di poter rispondere di no. Serve, direi, quanto e forse più di una biografia. Della voce di Virginia Woolf non ricordo assolutamente le parole. Non ricordo se la sua fosse un'intervista, la lettura di una pagina di prosa oppure -come è più probabile- quella di una sua conferenza.' Quello che ricordo è una potente voce mascolina, che portava impressa in tutte le sfumature della pronuncia, del timbro e dell'intonazione profonda la sua origine di classe. In un paese come la Gran Bretagna, dove gli uomini delle classi dirigenti all'epoca della Woolf, e forse anche dopo, indirizzano gli sforzi della loro educazione vocale ali' acquisizione dei suoni da contralto dell'isteria femminile, è più che naturale che le donne dello stesso gruppo sociale si esprimano con toni da barito- . no o da basso. Da questo punto di vista la voce di Virginia Woolf nonrappresenta affatto un' eccezione, ma è piuttosto uno degli esiti previsti all'interno di quello che si potrebbe chiamare un quadro sociale e linguistico predeterminato, 24 CONFRONTI cos (trad. di Adriana Bottini, pp. 98, L. 12.000). La Woolf proponeva di sostituire le recensioni con un procedimento di "spremitura e timbratura": una breve relazione, corredata da una scelta di passi (o di versi, se si tratta di poesie), seguita da una valutazione schematica- "una stellina in segno di approvazione, una crocetta di disapprovazione". Grosso modo, il sistema attualmente in voga per informare i lettori dei giornali sui film in circolazione. A qualcosa del genere le recensioni letterarie non arriveranno probabilmente mai, per un motivo nobile (non si può liquidare un'opera letteraria in poche righe e palline bianche o nere) e per uno ignobile (le recensioni, a differenza delle pagine degli spettacoli, non sono fatte per essere lette dai lettori comuni, e quindi è meglio poter dire e non dire). Ma per inaugurare un piccolo circolo di lettura potrebbe, almeno all'inizio, funzionare. Ancoro Leonorde Virginio Woolf nel 1939 (foto di Gisèle Freund). nel quale i fanciulli di sesso maschile modellano le loro voci su un registro ipoteticamente femminile, mentre quelli di sesso femminile si calano nello stampo vocale del sesso opposto. Sui significati pratici e simbolici dello scambio è difficile ma non impossibile pronunciarsi. Se questa divagazione ha un senso è perché la voce di Virginia Woolf, - con i suoi toni cavernosi e aristocratici, con il suo vibrante snobismo -mi ha accompagnato come un'eco costante nella lettura del libro di ricordi autobiografici di Leonard Woolf, La mia vita con Virginia (trad. di Ilide Carmignani, Serra & Riva, pp. 266, L. 23 .000). Non è questo il primo libro sulla vita di Virginia Wool: semmai è la prima scelta di passi dall'autobiografia di suo marito che venga stampata separatamente dai cinque volumi dell'intera opera, per iniziativa di un' editore tedesco, cui fa seguito la traduzione italiana. Accanto alla biografia ufficiale della Woolf scritta dal nipote Quentin Bell, attenta e molto documentata, abbiamo.i diari e le lettere di lei editi praticamente per intero,. e tradòtti anche in italiano. Di quasi tutti i membri, maggiori, minori e minimi di Bloomsbury e delle filiazioni di esso esistono e sono editi· lettere, diari e biografie: di Clive e Julian Bell, · di Roger Fry, di KatherineMansfield, di Lytton Strachey sono edite le lettere, di JohnMaynard Keynes, di Julian Bell, di Lytton Strachey, di Leslie Stephen (padre di Virginia Woolf), ai Roger Fry (ad opera della Woolf stessa), di Ethel Smyth, di Vita Sackville-West esistono recenti e attendibili biografie, mentre sono editi diari e autobiografie di Leslie S_tephen,Kafuerine Mansfield, John Lehmann, Ottoline Morrell, Lytton Strachey e Leonard Woolf. La biografia e l'autobiografia (generi di gran tradizione nel mondo anglosassone) sono il precipitato dell'esperienza intellettuale di questa generazione di scrittori o di mondani, mentre il romanw, più spesso che no, svolge nell 'esperimento la parte della sostanza volatile. E dunque per quanto riguarda Virginia Woolf gli studi più recenti hanno scandagliato con le sonde del femminismo, con quelle della psicoanalisi, con quelle del femminismo e della psicoanalisi unite, ogni aspetto della vita di lei e della su.a opera, ricavando i materiali per l'indagine non soltanto dai diari, dalle lettere e dai romanzi, ma dall'imponente mole di materiale biografico edito e inedito, suo e di altri, che si estende -palude sterminata o minuzioso reticolo - a congelare in varianti di trascrizione infinite gli attimi più insignificanti come quelli più luminosi delle vite di una dozzina di persone accomunate, oltre che da vocazioni letterarie e intellettuali 'talvolta eminenti, dal fatto di essere gli eredi delle élites vittoriane. Con voracità, e senza pudore, si ricompongono e si analizzano le fasi della biografia della Woolf(perchédi vitanonsipuòpiùparlare,ma questo, per definizione, forse neppure negli autografi): le seduzioni e gli incesti-nel chiuso della famiglia vittoriana, la perdita della madre, le appassionate amicizie femminili, le crisi di follia, i tentativi di suicidio, il matrimonio agamico e asessuato con Leonard Woolf, la mancata maternità, la socialità letteraria e la mondanità, l'angoscioso andirivieni tra produzione letteraria e malattia mentale fino al suicidio dopo aver terminato l'ultimo romanzo, nel 1941, durante la battaglia d'Inghilterra, sotto l'incubo dell'operazione "Leone marino" per l'invasione tedesca della Gran Bretagna. La mia vita con Virginia nasce come un mosaico di frammenti dal corpo sterminato di un'autobiografia, quella di Leonard Woolf, che lo ha praticamente accompagnato negli ultimi decenni della sua lunghissima vita e che rimane, come recita il risvolto di copertina, la sua opera maggiore: in cinque volumi, copre circa ottanta anni di storia britannica, dal 1880 al 1969, dall'inizio della decadenza alla fine dell'Impero. Woolf aveva iniziato la sua carrie-

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