CONFRONTI ~rostituzione a più voci Maria Schiavo Della prostituzione, del prostituirsi e della prostituta, gli uomini hanno sempre parlato. Uno strano odio-amore li ha sempre legati alla figura della, prostituta, oggetto disponibile perché sempre in vendita, ma anche demistificatrice di ogni sentimento(che subito dinanzi a lei diventa sospettasentimenta- . lità) edi ogni formadi pòtere,di quello sessualeinparticolare.La fratellanzadegli uominicon le prostitute, ripetutamentedichiarata, fadunqueacquada tutteleparti,anchequandosi trattidi grandi poeti comeBaudelaire,che, infatti,ha risolto l'impasse assumendo su di sé la prostituzione, come dire: la putain, e' est moi. Recentemente,tra gli uomini che non hanno saputoresistere alla tentazione di parlare di prostitute e travestiti, c'è anche AurelioGrimaldi, che con quello strumento letterariotanto caro a Pasolini, il discorso indirettolibero (pericolosostrumentocon il quale anche Verga ogni tanto fa cilecca) si è calato nella loro voce e lingua impastata di dialetto, per raccontare storie di vita. Più autentico e vibrante in Meri per sempre (La Luna, 1987), perchél'autore non si èancoradel tuttooccultatodietro il discorso libero indiretto, dialoga ancora con i suoi 'margini'; ripetitivo ormainelle Buttane (Bollati-Boringhieri,1989),dove il gioco linguistico,svuotatodi mordente,isolainmodounpo' imbarazzante le derelitte, che ritornano in margine, e perciò altre. Innocue. Le donne hanno.incominciatoa parlare di prostituzionepiù tardi e in altromodo, giacché, se nonerano esse stesseragazze di vita,filles de joie, donnine allegre, maftrèsses, non hanno conosciuto direttamente i bordelli né il marciapiede. Per loro si è trattato di un accostarsi all'argomento più difficile e cauto. Né l'appartenènza allo stesso sesso garantisce che la possibilità di barare sia molto più scarsa. L'autobiografia di Lina Merlin (La mia vita, Giunti Astrea, 1989)ci dà un'idea di come alcune donne, nate alla fine del secolo scorso, educate al senso di giustizia sociale e sensibili ai problemi del proprio sesso, hanno affrontato il rapporto con la prostituzione,e, cosapiùdifficile,con le sue esercenti, le prostitute. In questaautobiografiaLinaMerlinnon si rivela di·certo una grande scrittrice, ma .certamentedonna di grande onestà e limpidezza, che al piglio battagliero e realistico della parlamentare mescola un ingenuo candore. È il candore e laprobità di un' epoca in cui le lotte sociali sono tutte intrise di .perbenismocattolico-piccoloborghese,sicché Lina, che pure è coraggiosa e sfida tenutarie maftresses avidissimie persino le minacce d'oltreoceano di Lucky Luciano, rivela anchei limiti delle sueradiciculturali qùando;parlando di "quelle" con un certo imbarazzo,sotto lo sguardo"birichino" dei commessi di Montecitorio, non riesce a sfuggireaunacertaretoricad'epoca (voglio dire, diversada quella che corre oggi) dove la prostituta forse si salva~r il suo amor di mamma e forse c'è speranza che la redima il trovar un bravo giovane che dal lupanare 18 la conduca all'altare. La redenzione è un concetto che ritorna spesso,ma a metà strada tra l'eversione evangelica (chi è senza · peccatoscagli la prima pietra) e l'ipocrisia cattolica, che isola la peccatricee non la salva. Ma è troppo facile rifare il verso a questa retorica; in realtà, all'epoca, il progettopoliticodi Lina Merlinper la chiusuradelle case di tolleranzaè statoun avvenimentodi granderilievo, di cui si parlava dovunque, e che ha smascherato in modo esemplare l'aperta complicità, anche economica, dello Stato, nello sfruttamentosessualedi queiçorpirinchiusi.Forse, inquestasituazione, e negli anni Cinquanta, quella retorica era l'unica forma di comunicazionepossibile tra una donna politica "illibata" e delle pi:ostitute"timorate". Forse solo in questo modo negli anni Cinquanta si poteva tentare di mettere fine a certo virilismo spocchiosoepetulante,chesoloil "bombolone"m~ssolinianodel grandeGadda può ancora oggi degnamente sbeffeggiare. Delresto, l'atteggiamentodiLinaMerlinnonmancavaaffatto di senso della realtà, la presentatrice del famosoprogetto non si illudeva che la sua approvazione avrebbe rappresentato la fine della prostituzione, ma certamente la fine di una vergogna, dell'ipocrita complicità statale,capace di prelevaresoldi, da m~a parte, e di moralizzare, dall'altra. Il senso di distanza, il forte bisogno di distinguersi dalle "derelitte", che è nei discorsidi Merlin, è invecedisagio, smarrimentodavanti alla degradazione,che non sa trovarsbocéose non nel luogo comune della famigliuolaunita, dell'amore coniugale e materno eccessivamente ìdealizzato. Ma queste tinte rosa, questi accenti cattolico-piccolo borghesi sono solo un aspetto dellaMerlin,iriun'Italiachenonavevaancoraconosciutomomenti Unbordello,dal filmdi Fellini Roma.
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