82 Se non sei a Milano ·ti manca ·~ Radio~opolare MIiano e provincia FM 101.500-107.600. Pavia e provincia FM 107.600 Como e provincia FM 107.900-107.600 Var.se e provincia FM 107.900-107.600 Novara e provincia FM 107.600 Alessandria e provincia FM 107.~ Vercelli e proYlncia FM 107.600 Asti e provincia FM 107.600 Provincia di Torino FM 107.600 Bergamo e provincia FM 107 .850-107 .600 Piacenza e provincia FM 107.600-91.500 Cremona e provincia FM 96.300-107.600 Brescia e provincia FM 96.300-1 07.600 Provincia di MantoYa FM 107.600 'IMDIC f CINEMA i. vista l'evoluzione dei linguaggi, il modificarsi del lessico, anche i dialettale ...". Ma aggi unge: "Si può fare un film bellissimo anche senza sceneggiatura; e viceversa una sceneggiatura perfetta non salverà il film se l'idea di partenza è brutta o il regista un cane". Già, perché lo sceneggiatore - e lo affermavano anche ~ padri nobili-vive da sempre sotto un duplice incubo: quello che viene prima (se il soggettista non è lui) e quello che viene dopo, il despota, il "realizzatore". Proprio come uno scrittore di certa editoria manageriale, cui si "suggerisca" un àrgomento e ci si disponga poi a manometterne la stesura ... La sceneggiatura come "scrittura di servizio"? Sempre dall'inchiesta citata, è l'altra metà del cielo (oggi abbastanza presente nel settore) a porsi il problema. Sì, pensa Claudia Sbarigia (con Claudia Malatesta e Francesca Archibugi approdata a Mignon è partita e al prossimo Versosera muovendo dal canoro L'estate stafinendo e dal softLa cintura): "Chi sceglie di fare lo sceneggiatore deve metterç in conto questo: la sua è anche una scrittura di servizio. Si tratta in fondo di una professione un po' umile che serve quel che sarà il racconto per immagini". No, si sdegna Roberta Mazzoni (Internoberlinese,Francesco,I promessisposi), prossima peraltro a passare alla regia: "Non mi interessa pensare a quello dello sceneggiatore come· a un mestiere, trattandosi piuttosto di un modo di essere autori. Se nòn sei un adattatore, gratificato dal mettere in ordine le idee degli altri, scrivere è esprimere una propria visione del mondo che il lavoro del regista può arrivare tranquillamente a stravolgere". E, quanto alla presa diretta sulla realtà, la rifiuta: "C'è qualcuno che va alle feste con il taccuino per trascriversi i dialoghi e poi ripeterli quando scrive; io credo invece che la realtà debba essere reinventata, che la riflessione possa essere più profonda di ciò che a volte è solo descrizione, osservazione". · In entrambiì casi, ma anche in tutti i precedenti-e poi, credo, soprattutto nella pratica quotidiana- si rivela un'altra assenza: oltre alla cognizione del complesso meccanismo del cinema, manca l'immagine che ne è fondamento. Sono lontani i tempi in cui gli sceneggiatori la prevedevano, la prevenivano e addirittura la strutturavano. Sempre più apparentati, a vario livello, agli scrittori, come loro essi ·affidano al "lettore" la capacità di "immaginarsi". Che il lettore sia il regista o, sèmpre più spesso, il divistico direttore della fotografia quelle immagini non hanno certo una paternità narrativa: e lo si avverte. Gli sceneggiatori esistono, parlano, scrivono e per sérivere meglio hanno anche (oltre a concorsi, prémi, scuole e seminari su cui sarebbe troppo lungo intrattenersi) una rivista cui rifarsi. Si chiama"Script", è trimestrale ed esce pun·tualmente da un anno. Proprio Roberta Mazzoni ne è la principale coordinatrice. La rivista, simpatica, elegante, immune da chiacchiere e sbavature (come dovrebbe essere una bella sceneggiatura), mira al sodo: un contributo storico, un inedito d'autore, quàlche intervista agli addetti ai lavori e soprattutto soggetti pubblicamente proposti per l'acquisizione (che è inoltre ·un modo per tutelarne-i diritti). In attesa che anche da noi si diffonda il pitching (pratica americana a rischio, consistente nel raccontare a un p.i;oduttore un soggetto in due o tre frasi e nel coglierne le reazioni prima di procedere alla stesura) come ci spiega sul primo fascicolo Cari Sautter (quello del serial Moonlighting), il modo può anche servire a topitch il mondo cine-televisivo, non sappiamo ancora con quali risultati, Sappiamo invece, da una nota serie di segnali, che il numero degli aspiranti sceneggiatori è in continua crescita, il che giustifica anche una rivista del genere. Ma forse il tutto non basta a consolarci. · Non dipende, questa mancata consolazione, dal fatto che le storie che si possono leggere qui e altrove siano proprio deludenti o che siano del tutto prive di qualche sollecitazione tra il verosi-
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