IL CONTESTO più simili. Privi di forti riferimenti ai valori, ai contenuti e alle "cose", i partiti si sono rivelati soprattutto come gruppidi potere, macchine per produrre consenso, reticoli votati all'autoriproduzione. Quando nel linguaggio comune si attribuisce a una persona la qualifica'di socialista, democristiano,comunistao repubblicano non ci si riferisce di solitoalla sua visione delmondoo al suo impegnosociale, ma più semplicementealle reti di rapporti in cui è inserito,alle stie amicizie, alla sua distanza da altrepersone che occupanoposizioni simili, alle sue probabilità di carriera. Questi . termini non evocano più i drammi e le passioni del passato, ma punti astrattidi un campodi forze.Certamentenon sonoscomparse le antiche appartenenze, né le differenze tra culture politiche. · Ma siha l'impressione cheesse rimangano, per cosi dire,a latodel gioco politicoprincipale; più che orientare le scelte, esse sembrano intervenire a posteriori per legittimarle. Sono un cemento tranquillizzanteper gruppi fondati su beri altre convenienze. Né bisognadimenticare le profondedifferenze che ci sono, su questo terreno,indiverseparti d'Italia. Se lesubculturepolitichesembrano reggere decentemente nelle zone bianche e nelle zone rosse, esse danno forti segni di cedimento nelle regioni industriali del nord. Il meridione, se non fosseper la Palermo di Orlando,appare da questopunto di vista·come un completo deserto. Il processo di svuotamento dei partiti non li ha coinvolti tutti allo stessomodo. È giunto al massimo grado nei maggioripartiti di governo. È rimasto paradossalmente più indietro.nell'unico partito che si propone oggi una rifondazione. E tuttavia,per tutti indistintamente,ha compiutopassi da gigante nel decennioappena concluso. Si dicespesso che i partiti ìn Italia sono troppi.Ma il problema è imaltro: è che le loro lineedi demarcazione sono ormaiprive di senso.Nonrispondono adalcunanecessità sociale.Sonosedimen- . Foto di Uliano Lucas. 6 tazionistorichechenonhannosaputoo potutorigenerarsialla luce dei problemi attuali, ma soltanto riprodursi come reti di potere. Coseancorasenzanomi . Se le considerazioni fin qui svoltè dovessero sembrare paradossalio eccessive, ecco una possibile controprova.Tutte le volte cheunaquestionedi uncertopeso compare sullascenapolitica,gli schieramenti che si formano attorno a essa tendono a rompere i confini dei partiti è le loro coalizioni. Così avviene a proposito della droga, dei referendumsulle leggi elettorali, dellaconcentrazionedei mediao dellequestioni ambientali.Per nonparlare delle scelte urbanistiche nelle grandi città. I partiti non sembrano in grado di dominare le nuove fratture, ma ne vengono piuttosto scomposti. La "sinistra" e la "destra" che si formano di volta in voltaattorno alle grandi questioni sul tappeto, non corrispondono quasi mai alla "sinistra" e alla "destra" così come sono state storicamenteistituzionalizzatenelgiocopartitico.Nell'arenapolitica siaggiraunnumero crescentedi istanze,problemi, lineedi frattura che non si lascianoassociarea specificheparti politiche;di "cose" ancora senza "nomi". La loro sorte finisce così per dipendere dal modo(spessocausale)concuiesse sì intersecanocon lasferadelle lotte tra fazioniche ipartitiperseguonodel tuttoindipendentemente. Forse ci troviamo di fronte a una nuova versionedella classica sfasatura tra paese legale e paese reale, dove il paese legale è rappresentato da un assettopartitico, preoccupatoessenzialmente deipropri equilibri interni,mentre il paese reale è rappresentatoda quellecorrentioquei movimenticheal di fuorideipartitimaanche al loro interno, si aggregano o si scontrano attorno a questioni di sostanza. La scissione tra i partiti e le politiche, tra i "nomi" e le "cose" è un formidabile ostacolo ali democrazia elettorale. Si ripe.te spesso ch6 l'attuale assetto pluripartitico espropria gli elettori delle loro prerogative perché impedisce loro di scegliere chi
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