Linea d'ombra - anno VIII - n. 47 - marzo 1990

STORIE/WILCH più facile". Si ~sse verso la sua casa di bambole d'epoca georgiana, prese una bottiglia di birra e succo di pomodoro. La divertiva tenere le bottiglie in un posto tanto bizzarro, anche se la considerava una cosa piuttosto dozzinale e volgare. La casetta meritavauntrattamentomigliore.Un giornol'avrebbe fattarestaurare per bene e l'avrebbe arredata çlellevecchie cose. Per adesso funzionavaegregiamentecome mobile bar. "Mi chiamo Flora Pinkston", disse versando e porgendogli la birra, senza chiedergli se la voleva. "E lei?." "lo sonoHarry- HarryDieds". Ilpiccoloprigionierocercòdi pronunciareil nome alla maniera inglese; ma quel poco familiare "Harry" suonò come se fosse un Harree's. · "Che scioccoa cercaredi anglicizzareil suonome"pensòFlora. "Da che parte della Germania viene?", chiese. "Turingia." "Ha ancora la famiglia laggiù?" "Oh, sì, mi scrivonoogni settimana." "Cosa faceva prima di entrare nell'esercito?" "Vetrai<;>,come mio padre." "Le piaceva?" "Oh sì, mi piace." Il piccoloprigionieroguardòlontano,come se stesserivivendo tutti i piaceri e le pene di un vetraio. "La musica le piacè?" chiese Flora. "Molto." Emise un lieve sibilo, sospirando. "Qual è il musicista che preferisce?" "Mozart." "Chi altro?" ''Wagner, ma non molto." "Lei tira di boxe?" Perché, all'improvviso, gli aveva chiesto una cosa del genere? Forse era la robustezza del piccolo corpo a suggerirlela strana domanda. "Qualche volta.Un po'. Ci provo" e sorrisealzando le braccia in una s~ie di guardia. "Al cantpo c'è uno molto b~avo;mi · insegna.Ma io preferisco il football." Flora senù girare la maniglia della porta. Meno male. . Trevor era tornato, la conversazioneora sarebbe stata un po' meno simile a·un desolante interrogatorio. Ma quando il marito entrò nella sala, sembrava tutt'altro che loquace.Sfinitodallagiornataa Londra, tenevastrettalacartelladi cuoio nero come se fosse incapace,persino a casa, di abbandonare i problemi dei cliel}ti.Vide il prigioniero tedesco, e guardò altrove. Ecco un'altra str~vaganzadi Flora. Represse a stento il fastidio. · "Oh, Trevor, quésto è Harry Diedz" stava già dicendo Flora. "Preferi~e Mozart aWagnere il footballallaboxe, e prima che la sciagurataguerra lo inghiottisse,soffiavai migliorioggettidi vetro dellaTuringia." C'era qualcheragioneper questa scioccavivacitàda "festa" di Flora? E visto che, presumibilmente, era stata.lei a· invitare il prigioniero,perchési dovevacomportareinmododa farlosem,brareuno stupido?Piccolo disgraziato.Era cosìorribilmenteimbarazzato, in piedi a strusciarsi le scarpe, indecisose allungarela mano. Trevor accennò un saluto, e si lasciò andare in poltrona. · · "Che posso prepararti, caro?" disse Flòra con una curiosa, ·inaspettatamitezza. "Un whisky e soda?" 76 I . Di nuovo'andòallacasadi bambola,e prese_lacaraffae il sifone del seltz.Non avevaofferto il whiskydi Trevor al tedesco,ma non mostròalcun imbarazzonell'esibirlo ora. · . ' Trevor bevve a lungo, cupamente. Era troppo depresso per parlare;desideravarimanersenesolo perpoter allungarele gambe e rilassarsi."Perchénon mostri il giardinoal tuo ospite,prima che . faccia scuro?" suggerì, indirizzandoa Flora un'occhiata esplicita. Flora vide e capì. Prese Harry e lo condusse in giardinocome se stesseportandouncanea prendereariaprimadellacuccia.Camminarono tra i cespuglidi ribes, superaronol'orto e arrivaronosino al praticello sotto il vecchio salice piangente. A Trevor piaceva occuparsi personalmente del giardino, e solo qualche volta si facevaaiutareda un vecchioper zappareo per tosare le siepi.Ora, dato che era così occupato a Londra, il giardino aveva un'aria trascurata. Il manto erboso era troppo alto } ai margini erano cresciute.le erbacce. · , · "Lepiaceilgiardinaggio?"chieseFloraperrompereilsilenzio. "Sì, molto bello" rispose Harry con tanto entusiasmo che a Flora; d'improvviso, venne un'idea. Sicuramentea Trevor avrebbe fatto piacere avere qualcuno per falciare l'erba o fare qualche altro lavoretto noioso. Si voltò verso Harry. "Mio marito è così occupato a Londra che non può dedicare moltotempoal giardino.Se lei di sera è libero, lepiacerebbevenire qui a dargli una mano?" · Parlò così rapidamente che Harry non afferrò subito, ma quandorealizzòche egli era stato offertodi farequalcosadi molto piacevole,e per la quale forse sarebbeanche statopagato, rispose: "Sì, con molto piacere." L'idea di poter tornarein quest'affascinantecasettacon giardino lo deliziava. Avrebbe risolto il problema della sera, avrebbe evitato quel vuoto incombente che lo aspetta\'a dopo il lavoro: starsene all'angolo di una strada o buttarsi sulla branda, nella .baraccadi ferro, depresso. "Grazie,graziemolto" ripetècon profondagratitudine."Tomo domani sera?" Flora riflettè rapidamente. Si sentiva presa in contropiede da tantaimmediatadisponibilità.Era stataimpulsivae sciocca?Come l'avrebbe presa Trevor? Gli avrebbe fatto piacere? Disse a voce alta: "Sì, va bene". Poi si fermò per congedarlo. "È in grado di tornareal campo?" · · . "Credo" nspose lui, nonostante non avesse idea di dove si . trovasse. Lo riaccompagnò tra i noccioli lasciandoloal cancello. "Prendaquestastrada"disse, indicando il sentiero."Sarannounao due miglia, tre al mas.simo". "Perfetto,Missis".Accennòun inchinosgraziatoe si volsecosì velocèmente che il mantello volteggiò come la gonna di una danzatrice.Lei lo lasciò senza altri saluti e si incamminò verso il marito,che se riestava ancorapiù sprofondatonella poltrona, con . le ginocchiapiù alte della testa. Flora pensò che si sarebbe potute· giudicarle ginocchia attraenti,·anche ·così, attraverso i calzoni; specie se confrontatecon le ginocchiadel prigioniero,minuscole come quelle di una bambola. "Che tipo bizzarro", disse storcendo il naso divertita: "L'ho lasciatoal cancello, é salutandom~mi ha chiamatoMissis." "Mi chiedoperché tu abbia voluto portare a casa un ted~scoe guastarmil'umore"_disseTrevor,aggres.sivo. "È unacosapiuttosto

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