Linea d'ombra - anno VIII - n. 47 - marzo 1990

LA PAROLA ODIOSA Denton Welch traduzione di Pino Corrias FloraPinkinson notò il prigioniero tedesconel momentoin cui uscì dal ferramenta. Se ne stava vicino alla fermata dell'autobus avvoltoinunromanticomantellocolor rugginechegli sfioravaelegantemente le ginocchia. La sua lunga capigliaturaera così lustra ~ perf~~ da sembrare una solida calotta dorata. Tanto perfetta da mfasadirlaunpoco;desideròche il ventoglielascompigliasse.Non si sorpresequando lovideguardarsi furtivonel riflessodellavetrina e quindi estrarreun piccolopettineblu per passarselotra le chiome lucenti. · "Povero ragazzo" pensò con una punta di disprezzo: "è un prigioniero che non ha nulla da tener bene all'infuori dei capelli dorati". Era piccolo, di parecchi centimetri più basso di lei, e probabilmente con la metà dei suoi anni. Cercò di non pensare che il quarantesimo compleanno si stava avvicinando sempre più - davveroavevavissutotuttoquel tempo?E lui, invece,potevaavère ventidue o ventitre anni al massimo. "Forse meno", pensò, considerando il candore dell'espressione, l'innocente levigatezza del volto.Si stupìche lepiacesse lapunta delicatadel suonaso.Teneva le labbra serrate con la precisione tipica dei tedeschi.Era quello a farlo somigliarea uno scolaretto?Un po' come se ogni sera fosse solito ripetere "prugne e prismi" parecchie volte prima di addormentarsi. Dove il mantello rimaneva aperto, sul davanti, videche indossava una cortissimagiacca da uniforme sopra un paio di pantaloni scuri e lunghi. La giacchetta le fece tornare in mente la giubba di Eaton - una giubba da marinaio. La chiamavano"gelachiappe", rammentò, e sorrise ricordando suo marito. Aveva fatto tutta la spesa? 4 corda per i quadri, i ganci, il creosoto. Aveva tutto; c'era qualcos'altro che le serviva dalla farmacia?E sarebbedovutaandarea vederechegeneredipesceera arrivato, o Trevor non ne poteva più di pesce cucinato in tutte le salse? Santo cielo! Durante il tempo in .cui quei pensieri le erano passati per la testa, i suoi occhi erano rimasti incollati sul piccolo prigioniero, che adesso le stava sorridendo timidamente, con l'imbarazzo di chi si sente guardato tanto a lungo. Cosa doveva fare?Poteva limjtarsia un sorrisodi scuse, salire in autoe filarsela? O lui si sarebbe sentitoterribilmentedeluso? Sembravaessersi immobilizzato in attesa dell'incontro, cÒme se, da un momento all'altro, si aspettasse di venire interpellato. Quanto doveva sentirsi solo sul marciapiededi questopiccolo e affacendatomercato di una cittadina inglese.Nessuno tranne lei si era mai fermato a guardarlo. Il mantellocolor ruggine e i capelli luccicanti non suscitavano la minima scintilla d'interesse. · D'impulso Flora si mosse verso di lui; si avvicinò lenta e tranquilla,con la pigra consapevolezzadi una signoraaggraziatae elegante. "Fa la mia strada?" chiese con la sua voce strascicata, acuta. "Posso offrirle un passaggio? Ho un sacco di posto." Sollevò la mano, indicando l'auto vuota. Era una sua caratteristica quella di nonmodificare l'altezzosità del tononeppureper pronunciareuna frasecome "un saccodi posto", che lui probabilmentenonavrebbe capito. II piccolo prigioniero era tutto fremiti e sorrisi. . "Prego..." borbottò,chinandola testa in segno sia di gratitudine che di risposta. Ma da qualche parte in quel "prego" si nascondeva anche una domanda; lui non era del tutto sicuro di cosa ci si aspettasse da lui. "Andiamoallora" disseFlora, ignorandola sua esitazionee spingendoloversolamacchina. Il giovane sedetteaccanto a lei, le braccia incrociate sul petto. Avrebbevoluto farsipiùpiccolopossibile,avrebbevolu- • to non sfiorare niente, non appoggiarsi a niente, non dare più fastidio di un pacco bene incartato. Flora volevache si sentissea suo agio; la infastidivapercepireaccantoa sé tantarigidezza.Potevaavvertirei proprimuscoli ·contrarsi. · "Una sigaretta?" disse indicando il portaoggetti davanti a lui. "Fiammiferi e tutto... lì dentro". L'offerta non fece altro che aumentare l'imbarazzo quando lui immediatamente estrasse un pacchettoper offrirle una sigaretta e lei fu costretta a rifiutare.Lo vide estrarne una, infilarla in.bocca, chiudere le mani a coppa intorno alla fiamma del cerino. Erano mani ben fatte, ma avevano l'aria sporca del sudicio accumulatoper un duro lavoro. Di che diavoloparlare?Lei non conoscevaneppure unaparola di tedesco. Tra poco, di sicuro, lui avrebbe chiesto di scendere. "Le piace la campagna ingleser chiese indicandoopportunamente campi e frutteti che stavano attraversando. Il piccoloprigionierodeglutì, si fece forzae rispose: "Oh, sìmi piace. Mi piace moltissimo". Di nuovo silenzio. Alla fine, esaùsta, Flora disse: "Mi dice almeno quando vuole essere lasciato?" "Prego?" disse il tedesco in leggera apprensione. Solo allora Flora comprese che non doveva andare da nessuna parte, cheera salito sull'auto semplicementeperché lei ce lo aveva invitato. "Dio mio! Mi sono incastrata" pensò. "Dovrò invitarlo a bere qualcosa, sorridere, essere gentile e poi sbarazzarmene in fretta". Girò in una stradina e subito dopo in un viottolo ancora più stretto, tra i noccioli. Dopo un po' comparve la casa, piccola e attraente. Flora non si stancava mai di rallegrarsi del suo liscio rivestimentocolor crema, delle piccole finestregotiche, del piacevole porticato in ferro con le graziose curvature del tetto. "Entri a bere qualcosa" disse senza guardarlo, ma occupandosi dei pacchetti. Lui si precipitò ad aiutarla, strappandole i pacchi febbrilmente.AncoraunavoltaFlora si auguròche fosseunpo' più rilassato. Nel lungo, basso salone, il giovane rimase immobile, dispera~ tamentea disagiosinoa che lei quasi non loobbligòasedersisuuna dellecomodesedie francesi.Ma anchealloranonosavaappoggiarsi, per paura che i suoi capelli sfiorassero la pallida seta color albicocca. "È un po' tardi per un tè", pensò Flora. "Per di. più è il pomeriggio libero di Margaret Rose - meglio dargli una birra, çome ho pensato prima. Forse Trevor arriverà presto, e allora sarà 75

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