STORIE/WOLF Molto a posto non ci sentiamo, quando il nipote di Dostoevskij ha soltanto un gesto spreu.ante di fronte all'idea assurda che il personaggio Raskolnikov abbia "realmente" potuto abitare lì. venzione? Non è inquietante per lei, chiedemmo alla giovane donna, abitare qui? -Ma lei abituata a domande simili rispose placidamente: Così così. Ci si abitua. Come se vi fosse mai stata una pozza di sangue al posto dove agesso c•era il suo scendiletto. In silenzio discendemmo le due scale, attraversammo il cor-· tile, il vecchio androne e uscimmo sulla strada. La nostra gutda si offerse di dimostrarci che Raskolnikov diede al servo, che sospettava di lui, un falso recapito. Si ricorderà che, come ogni assassino, egli si sentì spinto a ritornare sul luogo del misfatto. Sicché viene interrogato, gli si chiede nome e recapito. Raskolnikov, colto di sorpresa, dice il proprio nome, ha tuttavia la presenza di spirito di dare un recapito falso: "Abito nella casa Schill, qui nella via traversa, non molto lontano, appartamento numero 14". - Noi dunque dimostreremo la menzogna di Raskolnikov, cosa che Dostoevskij non ritenne necessario fare. Andiamo nella via traversa e ci rechiamo alla casa Schill. Molto a posto non ci sentiamo, a dire il vero, quando il nipote di Dostoevskij ha soltanto un gesto sprezzante di fronte all'idea assurda che il personaggio Raskolnikov abbia "realmente" potuto abitare lì. Infatti, adesso egli percorre insieme con noi i settecentotrenta passi di cui, seguendo il romanzo, Raskolnikov necessitava per raggiungere dalla propria abitazione la casa dell'uccisa. Il percorso, oltrepassando di molto la casa Schill, ci conduce a un incrocio-a quella casa d'angolo su cui contrassegni e iscrizioni in lingua tedesca e russa ricordano un'acqua alta verificatasi molto, molto tempo fa, e nel cui androne la, nostra attenzione è attratta da una semplice porta di legno, che si apriva in passato, cioè ai tempi di Raskolnikov, dall'altro lato. Se ne ricordano? Qui c'era accatastata della legna, e qui Raskolnikov, il quale non era ancora pervenuto all'idea dello strumen- . to mortale, vide insperatamente luccicare la scure! Nuove.scale di pietra. Alla fine, ci troviamo ai piedi di quei tredici scalini di legno che devono aver condotto alla soffitta di Raskolnikov - sebbene lo stanzone da tempo sia destinato a stenditoio. È qui, disse il vecchio che ci incita più che guidarci; di tutte le case dei dintorni soltanto qui esistono queste finestre di cucina che affacciano sul corridoio, lungo le quali, come sapranno, Raskolnikov era costretto a strisciare, se non volèva che la padrona di casa gli ricordasse continuamente i suoi debiti. Proprio qui, però, ai piedi di questa scala, le realtà di grado diverso, entro cui da ore ci muovevamo non senza un 'impressione di vertigine, si coagularono finalmente in una complicata ma non imperscrutabile unità. Infatti, in quella soffitta di Raskolnikov lo stesso Dostoevskij, posseduto dal lavoro al suo libro, aveva cercato rifugio dai suoi creditori. Le indagini del nipote non lasciavano alcun dubbio. Avvertiamo di nuovo un-il terreno sotto i piedi. Qui, un autore attestato da documenti, una figura storica, una persona in carne e ossa, ha vissuto cento anni fa, e non ha trovato altra salvezza dalle proprie angustie interiori ed esteriori se non nella proiezione dei propri conflitti su un per~onaggio- si può mai dire, ancora, inventato? -che coabita con lui nella medesima miserevole camera, porta i pegni alla medesima usuraia ed è capace di fare ciò che dev'esser sorto come 70 orrenda idea sperimentale nel cervello dell'autore, e forse in realtà ha potuto non accadere perché trasferita con tutte le forze al sostituto, al personaggio-ombra: cioè l'assassinio d'una creatura, che appare al cerv~llo malato dell'assassino come inferiore, schifosa, degna di scomparire. . Più profonda, più sinistra non potrebbe essere, la fusione tra "argomento" e "autore". Solo da una tale fusione deriva una terza circostanza, cioè la nuova realtà del libro, che si porta dietro "vere" case, strade, abitazioni e scale senza fatica alcuna, ma non necessiìa naturalmente della prova che proprio queste case e camerette esistano esattamente come vennero descritte. Giacché la realtà di Delitto e castigo non si esaurisce nella topografia di una città. San Pietroburgo - sicuro. Ma può ancora qualcuno dubitare che questa Pietroburgo, che noi tutti crediamo di conoscere - questa cupa Babele umana - non sarebbe mai esistita qualora non fosse stata vista dalla sovreccitata fantasia di uno sventurato scrittore? La sua predisposizio:;. ne, la tremenda storia di vita, la quasi morbosa sensibilità per le contraddizioni morali della sua epoca - furono esse a costringerlo a tirar fuori da se stesso un Raskolnikov, a costruirgli intorno un mondo che solo apparentemente è fatto con i mattoni del mondo materiale; un mondo in cui lui, Dostoevskij, può far agire come un ossesso le proprie ombre riuscendo fino a un certo punto a superarle, il che lo ha portato nel mondo "reale" al margine dell'annientamento o dell'autoannientamento. Di questa sorta sono gli argomenti dei prosatori. È un errore immaginare che esistano delle _bancarelle ("gli argomenti sono esposti per le strade!") su cui si trovino esposti gli argomenti, che ogni e qualsiasi autore possa portarsi a casa. Per un determinato autore esiste, in un determinato momento, un unico arg9mento. Se l'autore è laborioso e ricco di cognizioni, troverà 'il materiale che gli è necessario per realizzarlo; se è sufficientemente compreso del còmpito, avrà luogo l'idea atta a organizzare il materiale; la forza del suo talento decide dell'intensità ddla finzione di una nuova realtà. Se la sua visione sarà abbastanza audace, l'invenzione abbastanza fantastica, eccitante e "vera", troverà lettori che saranno pronti a parteciparvi, ad attivarla, a condividerla con tutta la persona, contribuendo a rendere più saldo, più sicuro, più duraturo l'esile filino esistente tra realtà e invenzione, che fino allora solo l'autore teneva nelle mani, spesso dubbiosamente. Chi vorrebbe negare che noi conviviamo con Raskolnikov, con Anna Karenina e Julien Sorel, come con Napoleone e Lenin? Invenzioni opache, visioni scialbe e incerte, incapaci di superare "veramente" la realtà, trovano una risonanza opaca, di breve durata. Vengono ogni volta travalicate a usura da ciò che giorno per giorno accade. Lasciamo che gli specchi facciano ciò che devono: rispecchiare. Non possono fare altro. Letteratura e realtà non stanno di fronte come lo specchio e ciò che vi si rispecchia. Sono invece, fuse in un tutt'uno nella coscienza dell'autore. L'autore, infatti, è una persona importante. (1968; dal saggio Leggere e scrivere, di prossima pubblicazione nel volume e/o Pini e sabbia del Brandeburgo. Saggi e colloqui.)
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