Linea d'ombra - anno VIII - n. 47 - marzo 1990

. v· Quando la donna viene condotta fuori dall'albergo, il soldato Runge ch'era di sentinella perordine del capitano Pabst le sferra sulla testa tre colpi terribili col cal~io del fucile. Viene trascinata dentro l'auto. Non ha emesso àlcun suono. Quando la macchina stava per partire, qualcuno vi salta su, spara un colpo alla tempia della svenqta,'risalta giù e rientra nell'albergo. Una scarpa della donna viene trovata sul marciapiede dal soldato Bekker, che la trattiene come trofeo. Affinché si compia la Scrittura: VI Gli assassini non sono stati mai puniti. Uno ebbe qualche settimana di arresti domiciliari. Un altro, due anni di prigione. Di sGppiatto gli ·fecero pervenire· un passaporto. Si recò per breve tempo in dlanda e dopo qualche mese fu amnistiato. Durante il tempo in cui gli assassini si trovarono in custodia preventiva, le porte delle loro celle restarono aperte di giorno e di notte. Usufruiscono di donne e di champagne., Di quando in quando, giudici istruttori e detenuti s'incontravano nottetempo nel bar Colibrl. · . . Un giornale riferisce sul processo: ''Poco dopo le nove, compaiono gli imputati. Non vengono accompagnati col percorso d'uso al banco degli accusati ma attraversano la sala provenendo dalla stanza dei giudici. Procedono ridendo raggianti, col petto adorno di onorificenze ..." E tali son rimaste le cose. Tale è diventata la nostra vita. Erano gli imputati ma venivano dalla stanza dei giudici. Procedevano, e noi eravamo a terra. Ridevano, e noi eravamo costretti_atener la bocca chiusa. Portayano onorificenze, e noi solo piaghe invisibili. È sfumato mezzo secolo e dentro di noi gli interrogativi si susseguono tuttqra. Di notte, in sogno, esco davanti alla casa in cui stavo da bambino e di cui nulla è rimasto. È stato un ordine a chiamarmi giù. Sono naturalmente molto più vecchio, ma al tempo stesso tuttora il bambino di allora. Pare sia gennaio, ma l'aria è molle e piovosa, e mulinelli di bruma si rincorrono sulrasfalt~ bagna~. Insopportabilmente luminose splendono le candele dei castagm. Né persone, né suonf. Quando avanzo sul ciglio della via, laggiù due macchine imponenti si mettono silenziosamente in moto davanti all'Hotel Eden, non si ode nemmeno il fruscìo dei cerchioni chiodati. Scivolano davanti a me, l'una dietro_l'altra: dietro i due chauffeurs della prima, tutto avvolto nell'oscurità, scorgo l'uomo con i baffi. Ha perduto le lenti a stringinaso, che ·non gli servono più: ha gli occhi chiusi. Sulle sue labbra che si muovono tacite, posso leggere le parole: Ma, c'è sangue. La ·macchina passa lentamente sopra il ponte e scompare. Si approssima la 'Seeonda, vedo la donna che s'appoggia leggermente in un angolo, bianca come di gesso, anche lei con gli occhi chiusi, la chioma folta ricade morbida ricoprendo solo a metà il foro della tempia, un filo di sangue, mi fa un piccolo cenno con la mano. La. nebbia a un tratto s'infittisce, mentre la macchina svolta a sinistra, . in <Urezio~edella Riva Liltzow. Restano ormai solo duecerì,to metri di percorso. (Copyright Wagenbach 1968) 'REALTA Christa Wolf traduzione di Maria Teresa Manda/ari STORIE/WOLF A scrivere può accingersi soltanto colui per il quale la realtà non è più una cosa ovyia. ·Realtà? Gli scrittori romantici (questo è un buon segno) non sono· d'accordo sulla sua consistenza, che davvero non è di agevole denominazione, come l' ogge~t~ ?~ st~dio d~i ~isic~.. Peraltro dal fatto che se ne rendono v1s1b1hgh effetti, s1puo dedurre~he esistono tuttora persone le qùali mostrano di sentirsi commosse, toccate, influenzate dalla lett_eratura.Ciò che si agita in loro non è né la "vita stessa" né un'informazione circa deter- •minati fatti, eppure ha a che fare con la verità. · . . , . Esiste una verità al di là dell'importante mondo dei fath; E qui che terminal' affinità éon le scienze naturali: il narra~ore può . conoscere i suoi risultati e utilizzarli, ma ciò ch'egh stesso scopre nella ricerca della natura degli ess_er~m1_1ansioci~lmente · viventi, può ben dirsi "vero" senza che sia md1spensabde -1~ dimostrazione della sua "precisione", richiesta invece da ogm esfro scientifico. Sarebbe dunque giusto che, scrivendo, noi dovessimo inventare il mondo? · Qualche tempo fa, io mi sono mossa, durante un_lung~ pomeriggio pi?voso, nell'ambito del mondo dostoevskia?? d1 .Raskolnikov. E possibile metterlo a nudo, come una strat1f1cazione archeologica, percorrendo determinati quartieri dell'odierna Leningrado. La casa dell'usuraia è ancora in J?iedi. Per questa scala, diceva il vecchio che ci guidava - nip_ote d_i Dostoevskij -, per questa stessa scala an_ch~Raskolmkov e salito molte volte. Con l'animo oppresso, calpestammo con le nos~e scarpe polverose le sue orme. - Qui, disse la nostra guida, su questo pianerottolo egli ha esitato, come loro_sanno: Per sua fortuna - più tardi fu costretto a nascondersi - gh imbianchini lavoravano in questa abitazione a destra, e questa qui, a sinistra, era anch'essa vuota. Si può proprio dire che il caso abbia favorito i suoi propositi. • · .. Ancora una volta l'azione orribile parve dover essere immi,- nente mentre noi salivamo lentamente al piano superiore.--'- E avve~uto qui, disse il nipote di Dostoevskij con severi~ e tirò il campanello che quell'infausto giorno venne tirato da Raskol_n~- , kov~ L'abitazione in cui chiedemmo di entrare reca oggi 11 numero 72. Una donna ancor giovane, che non trovò strana la ~ostra pretesa, ci pregò di entrare. Fummo avvertiti che non avremmo più trovato l'angusto ingre~so ricordato da Dostoevskij: la parete divisoria tra.questo e la cucina era sta~ abbattuta. Entrammo. Venimmo guidati attraverso fa cucma nella camera da letto. Il letto bianco e tuttora troneggiante della giovane · donna il suo armadio-guardaroba - che cosa avevamo da cercar~ lì? Mi avvicinai alla finestra. - Là, dove lei sta adesso · - là stava ritta l'usuraia, quando Raskolnikov la colpì. - Involontariamente mi tirai indietro d'un passo, tradendomi: io stess~ ero forse gi~ coinvolta nel groviglio/intrico di realtà e in69

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