"Sì.,, "Continua a raccontare cos'altro vi è capitato dall'altra parte." · "Quando siamo andati l'ultima volta dall'altra parte, un paio di poliziotti occidentali ci hanno visto e hanno voluto sapere se venivamo dall'Est. E noi... noi abbiamo detto di sì. Ci hanno chiesto se volevamo restare ali 'Ovest; allora abbiamo detto di no e allora hanno chiesto che cosa volevamo, e noi abbiamo det~ loro ..." "Sì?'Continua." "Allora si sono messi a ridere. E poi uno di loro ha:detto che conosceva uno al quale questa storia sarebbe certamente piaciuta, e quando uscimmo dal cinema quell'uomo stava lì e ci fece delle .. domande e ci pagò un&salsiccia al curry e una coca cola, ma noi . non ci fidavamo proprio di lui e non gli dicemmo molto." · La signora giudice giocava con fa biro. "Richard!" disse il pubblico ministem Richard ebbe un sussulto. . · · · . ''q.uindi siete andati q~ttordièi ;olte dall'altra parte, dici, e quattordici volte siete stati al cinema. Sempre nello stesso cinema?>' · ~'Sì." ''Come pagavate i biglietti?" "Quando dicevamo di avere soltanto soldi dell'Est, la cassiera andava a chiamare il capo e lui guardava le nostre carte d'identità . e diceva che non occorreva che pagassimo." "E vi siete divertiti?" Richard tacque diffidente. Aveva riconosciuto la trappola che il pubblico ministero gli aveva teso: se rispondeva di no, allora perché aveva continuato ad andare al cinema a Berlino Ovest, e se diceva di sì, dov'era il pentimento che pure doveva mostrare? Alla fine si alzò. "Sì, certo", disse molto calmo, "ci siamo ' divertiti a saltare il muro e a guardare un po' in giro dall'altra parte. Era così ... non so... diverso ..." Oddio, pensai, il ragazzo si sta rovinando con le proprie parole. La signora giudice pronunciò la sentenza. Gliimputati furono portati via, prima Richard Edelweiss, poi il mio Richard. La signora giudice scese dal podio e venne verso di me e la signora·Edelweiss è parlò della colpa che avevamo anche noi, ed esitò un attimo e poi disse qualcosa del tempo che, . come è noto, passa, e che le esperienze dei nostri figli non potevano che essere utili, sfa nell'esercito che nella Casa di lavoro per minori. Vidi che il pubblico ministero si avvicinò al dottor · Kahn e si strinsero la mano: due pugili professionisti, era stata una lotta leale, ma niente sentimenti d'odio - un gesto del genere. La signora giudice era ammutolita. Poi, a un tratto, la risata che conoscevo e la voce un po' rauca del dottor Kahn: "Se fossi stato Lei, compagno pubblico ministero, avrei richiesto una decorazione per i due ragazzi." "E perché mai?" disse il pubblico ministero. "Perché essi, come è noto dagli atti giudiziari, per quattordici volte di seguito hanno messo alla prova la loro assoluta fedeltà alla nostra Repubblica." · ·Il pubblico ministero sorrise di sbieco. Poi si girò e se ne andò. (daDie richtige Einstellung, 1976) STORIE/SCHUBERT PUNTO DI VISTA. DUE RACCONTI Helga Schubert traduzione di ChiaraAllegra Quella sera Aprii la porta del mio studio, fuori era già buio. Aveva piovuto per ,tutta la giornata, ma a quel punto l'aria era solo. umida. Le foglie bagnate-sul marciapiede sembravano squame: La giornata mi aveva affaticata. ' Essere trasportati a casa in portantina, le iendìne di seta tirate, non sentire e non vedere niente, a casa riceverein mano mia tazza di iè caldo, adagiarsi in poltrona, non doyer dire niente. Oppure · venir condotti a casa a braccetto di qualcuno, congli occhi chiusi, . senza più alcuna responsabilità, lasciarsi andare del tutto. Da bambina aspettavo per questo mia madre àiia stazione, alla fine del ~uo orario di lavoro, a volte anche per un'ora. Oppur venir prelevati da qualcuno che ti venga incontro a ·metà strada. . . . . Oppure venir attesi a casa, non dover chiudere là porta da soli. , Telefonai a casa. Com'era prevedibile, ancora nessuno. Mi concessi tempo, quella sera volevo arrivare per seconda. Quando alla fine uscii e feci scattare alle mie spalle la serratura . della porta, che dalle diciassette va tenutà chiusa, la guardiola del portiere era già vuota e il portiere non mi fece un cenno di saluto come al solito, dicendo: lei è.quell'altra con cui la confondo sempre. Mi diressi un passo dopo l'altro verso casa facendo deviazioni. . Qualcuno mi sorpassò, un collega in gara con il tram. A mezzogiorno mi aveva raccontato di una coppia di conoscenti che aveva finalmente trovato dopo lunghe ricerche un topo vicino alla trappola, rizzato sulle zampe posteriori come un ùomo. Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di ucciderlo. Si erano coperti bene, · lo avevano portato nel bosco e lo avevàno deposto al sicuro sotto un cespuglio. ' · Mi era venuto in mente che da bambina in cascina e l'estate prima in campeggio avevo visto gentè che infilzava ridendo con vanghe e forconi dei topi morti da un pezzo. Un uomo su una. Mercedes bianca; vecchio modello, con la targa di Berlino ovest, mi superò lentamente, si voitò, mi guardò· di profilo, si girò un'altra volta e si fermò poco più avanti. Si chinò . verso il finestrino dalla mia parte, aprì la portiera e disse: buonasera. Un emigrato straniero con la macchina a nolo, pynsai e risposi: buonasera. Anche se avevo imparato che una donna nòn deve permettere che la interpellino così per strada. Ma non avevo il coraggio di non rispondere in una strada silenziosa. · Non chiese dov'è la Friedrichstrasse, ma chiese subito se volevo andare a prendere un caffè con lui. Mi fece molta pena, un paio di calze e un pacchetto di caffè sul sedile posteriore, in un paese straniero, troppo freddo per lui, il vaglia a casa ogni mese, nel week-end la visita alla ragazza, che 63
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