Linea d'ombra - anno VIII - n. 47 - marzo 1990

STORIE/HEYM "Lei è una vecchia compagna. Lei sa, quindi, che l'argine antifascista che abbiamo dovuto erigere tra la nostra Repubblica e il territorio di Berlino Ovest non è una cosa con cui giocare alla leggera." Il dottor Kahn diede la mario alla signora Edelweiss e a me e si lasciò cadere su una sedia traballante. Gli occhi un po' gonfi rivolti a noi, osservò: "Ho già avuto casi del genere. Giovani, ah ..." Rise bruscamente. "Nostalgia di avventure, di nuovi orizzonti ..."E facendosi serio: "Purtroppo non possiamo intraprendere gran che, prima che sia chiusa l'inchiesta delle autorità e conosciamo l'accusa contro ....Come si chiama il ragazzo?" "Richard", dicemmo all'unisono la signora Edelweiss e io. "La signora Zunk è la madre dell'altro ragazzo di cui vi ho raccontato", spiegò il signor Edelweiss, "che esercita questa nefasta influenza sul nostro Richard." "Non è affatto vero!" protestai. Il dottor Kahn scoppiò di nuovo in una risata. Trovavo esagerata la sua chiassosa allegria, però quando fece scivolare la sua domanda se non volessi affidargli anche la difesa del mio Richard, acconsentii lietamente sollevata, ma lo avvertii che avevo poco denaro. Respinse l'obiezione con un'alzata di spalle. "Vogliamo sentire cosa sanno della faccenda le due signore." Risultò che la signora Edelweiss ne sapeva ancora meno di me. I signori delle autorità terminarono subito la loro inchiesta essendo risultato che le asserzioni della donna si contraddicevano nel modo più folle. Dapprima avevano tentato con dei consigli: "Lei non ci ha capiti appieno'', dicevano, e formulavano di nuovo le loro domande, ma questo accresceva solo la confusione nella testa della signora Edelweiss, il suo povero cervello continuava a essere tutto in disordine, e i rimproveri del marito separato la confusero ancora di più e le provocarono altre lacrim.e. "Ma la lascino stare", pregò il dottor Kahn, e ammiccando a me: "Dopo quello che mi ha raccontato, signora Zunk, suppongo che le autorità siano realmente dell'idea di essere sulle tracce di un grosso affare. Anche a ragione, visto il posto" - accennava al garage e al recinto_:_ "probabilmente si considera l'eventualità che Richard uno e due siano coinvolti in una losca storia." · "Ma questo è assurdo", dissi io. "Il mio Richard ..." Egli congiunse le mani sulla pancia. "Lei non crederà quanto poco i genitori spesso sanno dei loro figli." . "Ma una cosa del genere", dissi incerta, "l'avrei ben notata." "Malgrado la sua intensa attività sociale?" Quale specie di attività avrebbe potuto distogliere la signora Edelweiss dall'occuparsi di suo figlio non lo disse. Nelle settimane successive condussi una vita insolita. Stati d'ansia si alternavano a periodi di totale apatia. Cercavo di leggere, ma non riuscivo a concentrarmi. Lasciavo la radio accesa tutto il giorno, dell'Est, dell'Ovest, indifferentemente. La sera mi sorprendevo a guardare fisso in aria senza sapere cosa vedevo. Dormire mi era possibile solo con l'aiuto di farmaci. Una famiglia che potesse aiutarmi, non l'avevo; una vecchia zia a Ùckermiinde e due lontani cugini a Erfurt difficilmente erano le persone alle quali potermi rivolgere. Scoprii quanto pochi amici avevo. Ali 'inizio mi faceva visita ancora la signora Edelweiss, ma, oltre al caso e al suo Richard e al mio, non c'era quasi nulla su cui poterci intrattenere, e dopo poco tutte e due avvertimmo che ci davamo ai nervi. Due volte suonarono da me degli uomini discreti e dissero che dovevano farmi ancora un paio di domande. Le 60 domande erano per lo più di natura tecnica e non consentivano illazioni sul destino del mio Richard o sul genere della sua colpa. Una volta si presentò il compagno Otter, il segretario di partito • dell'azienda, e s'informò su come mi andava e se avessi bisogno di qualcosa. Restò circa mezz'ora. La conversazione si fece penosa. Poi mormorò una scusa e se ne andò. Il giorno seguente suonò di nuovo il campanello in quel modo insistente che già conoscevo e subito pensai, ecco che vengono di nuovo quelli che fanno le domande, ma era il dottor Kahn. Rise: "Non mi aspettava, vero?"· "Entri pure", lo pregai. "Ho giù la macchi_na", disse. "Si prepari, signora Zunk ... andiamo a far visita al suo Richard." La sala dei visitatori aveva·un colore grigioverde; alla parete era appesa una foto a colori del Presidente del Consiglio. Richard stava seduto di fronte a me; aveva un aspetto pallido e strizzava nervosamente gli occhi. La guardia in uniforme, al Iato stretto del tavolo, faceva finta che il fatto non lo interessasse. Il dottor Kahn sbuffava a intervalli o rideva tra sé. "Sono tanto contento che sei venuta, mammina", disse Richard. "È molto dura?", domandai. "Voglio dire ... è successo tutto così all'improvviso." "Dopo un po' ci si abitua", disse lui. "Sto con un qltro ragazzo in cella." "Non con Richard?" "No." . "Com'è il mangiare?", chiesi. "E mangi abbastanza?" "Non è come a casa", disse.lui. Mi sentivo stupida con le mie continue domande. "Mammina", disse lui, "non ho fatto niente di male." La guardia sollevò lo sguardo. "È proibito parlare del caso." "Richard", dissi io, "il compagno qui è il dottor Kahn, il tuo avvocato." "Andrà tutto bene, Richard", disse allegro il dottor Kahn. "Basta dire sempre la verità." "Mi dispiace dare tante seccature", disse Richard. "Forse è stata una grossa sciocchezza da parte mia ... ma mi sono proprio divertito da matto." "Cosa?", chiesi io. "Se parlate del caso", disse la guardia, "sono costretto a riportare il detenuto in cella." Il detenuto; pensai, e chiesi: "Hai abbastanza tempo per dormire, Richard?" "Adesso sì." Esitò. "All'inizio mi dìsturbava la luce. Non è una lampadina forte, ma è sempre accesa." "È proibito parlare delle condizioni di detenzione", disse la guardia. "Ti ho portato del dolce, Richard':, dissi. "Torta di fragole, che ti è sempre piaciuta. E calze e biancheria. Ti daranno tutto dopo, me l'hanno promesso." "Mammina ..." "Sì, Richard?" A un tratto sembrò così piccolo, come un bambino. "Che volevi dirmi?" Si coprì il volto con le mani, le spalle sussultarono.· Poi abbassò le mani. "Sai, mammina, che ho imparato a fare le

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