Linea d'ombra - anno VIII - n. 47 - marzo 1990

STORIE/HEIN voleva saperne di più. Ero sconcertato e, in un certo senso, preoccupato, guardavo Max ma lui teneva lo sguardo fisso dinnanzi a sé e non reagiva. L'insegnante allora disse: "Penso che dovrei raccontarvelo. Mi sembra più onesto. Stanotte, a Berlino, passerò il confine. Con mia moglie e mia figlia." Stupito mi girai verso di lui: "E come, come farà ad attraversarlo?" "Dalle fogne. In tutto siamo undici persone. Ci guida un uomo della centrale idrica. Ho appuntamento con lui oggi pomeriggio." L'uomo parlava con voce querula e cantilenante. Guardai Max e in quello stesso istante compresi che già lo sapeva ma non aveva voluto dirmelo. Ero deluso. Mi faceva male il fatto che mi avesse mentito. Volevo avere la sua fiducia in modo da potergli dimostrare che ero suo amico, anche se avevo appena sedici anni e lui aveva otto anni più di me. L'insegnante continuò: "Mia moglie e mia figlia vengono con me. La nostra guida conosce la rete fognaria come le sue tasche. Ha già condotto molte persone dall'altra parte. Lavora alla centrale idrica, ma questo ve l'ho già detto. Siamo in undici, gli altri però non li conosco." Parlava a bassa voce e dopo ogni frase faceva una piccola pausa. "È importante, sapete. In modo da non compromettersi l'uno con l'altro: Quell'uomo mi ha fatto una buona impressione. Credo che si possa aver fiducia in lui ..." "Non dovrebbe raccontarci tutto questo" lo interruppe Max. L'insegnante fu irremovibile: "Penso che sia più corretto dirvi di che si tratta." Max, mentre guidava, si voltò: "Ma non ci interessa." Ora l'insegnante taceva. Io mi appoggiai allo sportello .e guardai torvo Max. Non volevo parlare con lui, ma speravo notasse che ero furioso. Ti ha mentito, mi dicevo, non ha fiducia in te. In L. ci aspettava la moglie dell'insegnante, una donna giovane, bionda, ancora una ragazza. Ci invitò a prendere un caffè, Max rifiutò: a mezzanotte doveva essere di nuovo a Berlino e se avessimo avuto delle noie con la macchina strada facendo quella pausa avrebbe potuto costarci cara. In corridoio c'erano le valigie già pronte e due zaini. Appena vide il bagaglio Max si mise a ridere. "È solo lo stretto necessario" disse la donna. Era diventata rossa quando Max aveva riso e l'aveva guardata. "Allora deve affittarsi un pullmann!" "E quanto possiamo portare con noi?" "Tre valigie, di più non c'entra." La donna guardò disperata i bagagli, Max, infine il marito. L'insegnante si lamentava: "Te l'avevo detto, io..." "Teniamo gli zaini in grembo" decise la donna. "Certo" disse Max pungente "così al controllo capiranno subito!"• Uscì, io lo seguii. L'insegnante portò due valigie e uno zaino che sistemammo nel portabagagli. Ci sedemmo in macchina. L'insegnante restò in piedi accanto all'auto, nervoso, in attesa, muovendo senza tregua le mani. Infine la donna apparve. Portava in braccio la figlia di circa due anni, l'insegnante le tolse la bambina e le chiese qualcosa. Lei fece cenno di sì e tutti e due si girarono a guardare per un istante la loro casa. Quando entrarono in macchina la donna, porgendogli un 56 thermos di latta, disse a Max: "Le ho fatto un caffè." Max però mise in moto e, risentito, disse soltanto: "Non era necessario". "Forse più tardi" dissi io e le presi di mano il t_hermos.Per tutto il tempo in cui attraversammo L. l'insegnante cercò di convincere la moglie di qualcosa, io però non riuscivo a capire niente. Più tardi l'insegnante chiese a Max e a me secondo noi che probabilità avevano di passare il confine attraverso le fogne. Max gli rispòse che noi due, a tal proposito, di opinioni non ne avevamo. L'insegnante, intimidito, si sforzò di mettere-in piedi una conversazione. Chiese del nostro lavoro, della situazione a Berlino. Max rispon- .deva a monosillabi ed io lo imitavo. Quando raggiungemmo l'autostrada era buio pesto. La bambina si svegliò e cominciò a piangere. Max, irritato, chiese alla donna di calmare la bambina: era stanco e nervoso· e doveva concentrarsi sul percorso e 1mllasegnaletica. La moglie dell'insegnante si mise a sussurrarle nell'orecchio e a cullarla. • Quando pi Max si accese una sigaretta lei, a sua voi ta, lo pregò di non fumare per via della bambina. Max guardò estep-efatto verso di me prima di_gettare la sigaretta dal finestrino. Mi dispiaceva per quella donna e volevo domandare a Max perché fosse così odioso. Non lo feci. Qualche centinaio di metri più avanti Max fermò la macchina sul pendio. L'insegnante, per lo spaventò, sobbalzò e domandò se si fosse rotto qualcosa. Max scosse la testa: voleva soltanto fumare una sigaretta. Scendemmo · e ci mettemmo a camminare avanti e indietro. Faceva freddo. Riscaldavo le mie dita al calore della sigaretta. Poi bevvi del caffè dal thermos e lo passai aMax che lo prese controvoglia. In macchina la moglie dell'insegnante ci passò una tavoletta di cioccolata già aperta. Dalla carta si sentiva che era molle e calda, appiccicosa. La restituimmo dicendo che non mangiavamo cioccolata. Quando raggiungemmo la periferia di Berlino richiamai l' attenzione dell'insegnante sull'imminente controllo dei documenti. Consigliai alla coppia di far finta di dormire e di svegliarsi solo al momento del controllo.L'insegnante mi ringraziò più volte per il consiglio. Pochi minuti dopo mi pentii della mia proposta perché quando al posto di controllo la guardia ci fermò e volle vedere i nostri documenti l'insegnante recitò in maniera talmente esagerata quel suo finto risveglio da farmi temere che l'ufficiale si sarebbe insospettito. Non la smetteva più di sbadigliare, si stropicciava gli occhi, si comportava come se non si rendesse conto di dove fosse mentre la guardia lo guardava con distacco. Max infine gli disse bruscamente di mostrare la carta di identità. La guardia toccò con due dita il suo berretto e ci lasciò passare. Entrammo in silenzio nella tranquilla Berlino di notte. Era mezzanotte e un quarto, l 'Opel non aveva riscaldamento e faceva molto freddo. Max fermò la macchina, si tolse la giacca e la diede alla donna. "La indossi" le disse bqr9Cro. La donna lo ringraziò con uno strano, tenero sorriso. Quindi proseguimmo .. Accanto a delle rovine nelle vicinanze dello Spittelmarkt Max si fermò e fece scendere tutti. La bambina si svegliò e cominciò a piagnucolare. Tirammo fuori i bagagli e ci salutammo frettolosamente. L'insegnante prese Max in disparte, i due però tornarono subito. Indicammo loro la direzione in c_uimuoversi. Poi rientrammo in macchina.

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