Linea d'ombra - anno VIII - n. 47 - marzo 1990

-sono rimasto per mesi. Una delle cose che mi hanno affascinato è una scultura.che, al Dipartimento di fisica, rappresenta l'incontro tra Galileo e Milton. Galileo e Milton, un fisico e un poeta, assiemeperrappresentare labellezza nella fisica e la ragionenella poesia. Galileo e Milton si incontrarono nel 1638. In quell'anno Milton, allora trentenne, intraprese il lungo viaggio da Londra all'Italia e fece una visita di riguardo a Galileo che aveva allora 74 anni e che era già stato condannato dalla Chiesa agli arresti domiciliari.L'impetuoso poeta e il vecchio prigioniero, entrambi tesi a comprendere la natura, divennero subito amici. Come tutti gli uomini dotati di coscienza, entrambi cercavano di capire l'origine della natura, entrambi cercavano la perfezione della mente e del corpo, entrambi•·credevano m~lla libertà e nella ragione. _ E la sculturamostra proprio questo sforzo comune. Il vecchio Galileo è seduto e tiene in mano un modello gel sistema solare come se stesse spiegando i principi del moto dei pianeti, o come se facesse fatica a sostenere le sue teorie. Il giovane Milton, con in mano un libro, è iJ!piedi al suo fianco e sembra ascoltare con espressione attenta. E come se facesse fatica a capire !'.ipotesi dell'eliocentrismo, o come se stesse cercando di capire il perché del triste destino del sostènitore di quest'ipotesi. Comedice in un passo famoso: "Laforma più elevata di libertà è l'esser libero di capire, libero di spiegare e libero di discutere secondo coscienza." E fu così che un fisico e un poeta di due generazioni diverse si ritrovarono uniti nella ricerca della ragione e della libertà. Lucrezio, nel suo De rerum natura, già aveva combinato fisica e poesia. Dopo di lui, ben pochi uomini ebbero assieme i doni dellaMusa e di Minerva, la poesia e la scienza. E purtuttavia la scienza è una parte della civiltà, ha la stessa funzione della poesia: purificare la società, purificare l'anima. E sotto questo aspetto la fisica di oggi è bella quanto la poesia. Nel campo spirituale, poesia e fisica convivono in armonia, come i due giganti della civiltà immortalati in quella scultura che tanto mi piace. · Amo questa armonia, amo quest'armonica simbiosi. È per questo che amo Roma, dove fiorisce la civiltà dell'armonica simbiosi. ( 1985) RITORNO A CAPRI Capri, la piccola isola nel Golfo di Napoli, vicina alla natura, tranquilla e non trascinata nell'attività febbrile dell'odierna vita quotidiana, è per gli italiani quello che la terra favolosa dei mandorli in fiore è per i cinesi. Sono stato a Capri due volte. La prima visita, nel 1983, fu puramente turistica, anche se originariamente pensavo di vedere soloNapoli. In due giorni ci fecerovisitare quasi tutti i più famosi monumenti di Napoli: il MaschioAngioino, ilTeatro SanCarlo, il monasterodi SanDomenicoMaggioredove SanTommasoscrisse la Summa Theologiae e le rovine di Pompei alle pendici del Vesuvio.Soddisfatti,moltidi noiritornarono aRoma,maparte del gruppo insistette per visitare Capri: io fui uno di quelli. Probabilmentefeciquella sceltaperché sentivo- forse inconsciamenteche il mio spirito aveva bisognodi una ricompensaper recuperare il suoequilibrio:a Napoli avevo visto troppe cose troppo immerse SCIEN:Z:A/FANG Ll:Z:HI nell'ideologia. Anche se si trattava soltanto di reliquie di antiche contese, ne emanava ancora una for.te tensione. E proprio per liberarmi da questa sensazione decisi di fare una visita a Capri. L'atmosfera di Capri è completamente differente, anche se l'isola dista da Napoli solo un'ora e mezzo di battello. Là non ci sonoantichicastelli tanto scurida far pensare a macchiedi sangue; lànonsi senteil peso dellaCroce,così grande e incombente; là non si vede la folledepravàzionedi Pompei; là non si trovanostatuedi eroi che vi fissano con ariaminacciosae la spada sguainata.Là c'è solo il vento, i1 mare e il Sole, e alla luce del Sole le vele colorate appaionocosì tranquille da sembrarequasi ferme.Tutti i rumori si attenuanoe a'nchei turisti parlano sottovoce, quasi non volessero disturbare l'aria trasparente. Si sente solo il rumore ritmico delle onde e canzoni che vengono da lontano. Al di là del mare, attraverso il fogliame, si intravvedono appena dei tetti rossi: dovrebbeessere Sorrento, la patria di O Sole mio e di Santa Lucia lontana. Quando tornai di nuovo a Capri, nel 1987, non fu per cercare l'equilibrio spirituale anche se - cronologicamente - la visita seguiva un periodo in cui avevo sopportato molta ideologia, naturalmenteideologia moderna: andai a Capri per amore dell 'astronomia.Si era saputo che a Capri esisteva un piccolo osservatorioastronomicodedicato allo studio del Sole, che qui apparepiù brillante e consente quindi di osservare molto meglio le macchie scure sulla sua superficie. L'osservatorio apparteneva a degli astronomi tedeschi che, per difficoltàdi gestione, eranocostretti a chiuderlo e a vendere il terreno. Il Ministero della pubblica istruzione italiano era interessato all'acquisto e aveva chiesto all'ICRA _:_il Centro Internazionale di Astrofisica Relativistica - di dare una valutazione dell'osservatorio. Così, nellamia veste di membrodell 'ICRA, mi aggregai alla commissioneche doveva valutare l'acquisto. L'osservatorio era per molti versi simile a Capri: piccolo ma elegantee raffinato, suscitavainteressee ammirazione.Non aveva la classica cupola a protezione del telescopio e non era neppure costruitoin cima a una collina.Era sistemato in una villa sul mare, non molto diversa dalle altre ville capresi, cui facevanocontorno piccoli edifici bianchi sparsi nel verde dei prati e degli alberi. Un elioscopio,anch'esso bianco, era_sistematòtra gli olivi. C'era un senso di solenne tranquillitàche facevapensare a uncimitero.Agli astronomi tedeschi che lavoravano in quell'osservatorio doveva spesso venire in mente il famoso epitaffio di Kant. Ma era periodo di vacanza e così, invece degli astronomi tedeschi, ci accolse il custode caprese. Pur non sapendo nulla di astronomia, ci portò in giro dappertutto e ci descrisse con tutta la sua passione le cose che incontravamo, comprese le dotazioni scientifichee la foresteria. Ci consigliò anche il piccoloristorante senzapretese, poco distantedall'osservatorio, "jl miglioredi tutta l'isola." · Andammo a pranzo a quel ristorante; ci sistemarono in una tavola all'ombra degli alberi, tra siepi e arbusti e innumerevoli insetti volteggianti. Un amico italiano mi fece osservare con simpatiacome tutto fosse così gradevole a Capri: "Guarda queste piccolecreature e questi insetti volanti: neppure una ti farebbedel male. E guarda la vegetazione: non c'è una pianta che sia velenosa.,, A quel punto mi ero fatto un'idea sull'affare: l'osservatorio non avevaparticolare valore scientifico, ma era forse l'osservato53

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