Linea d'ombra - anno VIII - n. 47 - marzo 1990

SCIENZA/FANO UZ:HI di capire se "è possibile conoscere" l'origine di tutte le cose e, in seguito, se e in che modo "è possibile trovare" l'origine di tutte le ~~ - L'epistemologia dell'empirismo, proposta per la prima volta da Francesco Bacone e perfezionata poi da Hobbes, Locke e Berkeley, si sviluppò proprio attraverso questo approccio del "fare un passo avanti". Sia epistemologia che metodologia hanno sempre avuto un ruolo vitale nel configurare le scienze della natura. A prescindere da contesti di società, di produzione è di t,ecnologia, la crescita delle scienze della natura è legata indisso1ubilmente alla guida della suddetta filosofia. Infatti, la filosofia ha lasciato impronte ben nette nel progresso da una filosofia della natura di tipo descrittivo a una sciepza della natura di tipo positivistico, dal suo stadio classico rappresentato dalla meccanica newtoniana fino allo stadio odierno rappresentato dalla relatività e dalla meccanica quantistica. Quindi, sotto questo aspetto, che le scienze della natura siano state capaci di "invadere" e successivamente di eliminare problemi del tipo "l'acqua è il principio di tutte le cose" è assolutamente merito dei filosofi che hanno "fatto un passo avanti" e si sono posti domande più probanti quali "è possibile", "come è possibile", ecc. Vediamo un esempio più recente. Ai tempi di Kant che l'uni verso fosse finito o infinito era ancora una questione tipicamente filosofica. Alcuni ·filosofi erano anche più specifici e consideravano l'esser l'universo finito o infinito come parte integrante della loro filosofia dalla natura. Nonostante i tentativi - condotti molto tempo prima da Newton e da altri - di esplorare le dimensioni dell'universo da un punto di vista scientifico, la trattazione dell'argomento restava in parte scientifica e in parte filosofica.Nell'attuale secolo, con la nascita della cosmologia moderna, i filosofi cominciarono a disinteressarsi della questione. Come il problema se tutte le cose derivassero dall'acqua, anche il problema se l'universo fosse finito o infinito divenne un argomento di pertinenza della sola ricerca scientifica. Una transizione concettuale di questo tipo è anche conseguenza di un'apertura della filosofia. Il metodo scientifico nella sperimentazione e nell'osservazione fu introdotto da Galileo: il piano inclinato e il cannocchiale segnarono l'inizio del suo sviluppo. . All'inizio, però, non era ben chiaro se questi metodi potevano permetterci di comprendere anche cose che non potevano essere né toccate né viste. Perciò, fino allo scorso secolo, vi era molta gente che faceva obiezioni allo studio dell'atomo, basando le sue ragioni sul fatto che l'atomo non poteva essere visto. Vi erano anche quelli che si opponevano allo studio della composizione chimica dei corpi celesti perché era impossibile ottenere campioni di materia extraterrestre. E naturalmente vi erano anche quelli che facevano obiezioni alla possibilità di stabilire se l'universo fosse finito o no, sostenendo che la questione verteva su un' intrinseca proprietà dell'insieme mentre le osservazioni astronomiche potevano limitarsi solo a una sua regione finita. Una delle basi che hanno consentito agli scienziati di superare questi punti di vista sono sicuramente idee filosofiche corrette. Queste idee ci dicono che le cose sono interrelate. Anche se non possiamo entrare in un atomo o in. una particella subatomica, possiamo tuttavia ottenere informazioni sulle loro strutture attraverso il loro manifestarsi negli strumenti macroscopici. E questo perché vi sono molti legami tra le proprietà microscopiche e il loro manifestarsi in esperimenti macroscopici. Analogamente, anche 52 se non possiamo direttamente "vedere" l'intero universo, attraverso osservazioni in regioni finite possiamo ugualmente ottenere un quadro della sua totalità perché vi sono connessioni di vario tipo tra leproprietà dell'insieme e le manifestazioni delle sue parti finite. Infine, consideriamo un esempio molto più recente e cioè la proposizione "tempo e spazio sono forme di esistenza della materia" Oggi questa proposizione fa ancora parte del normale bagaglio di molti corsi di filosofia naturale. Ma è evidente che la · filosofia dovrà ritirarsi alla svelta da questo settore perché alcuni . fisici hanno ipotizzato che il tempo PtJÒ non essere una grandezza fondamentale. Come l'acqua è composta da idrogeno e ossigeno, così il tempo potrebbe essere una grandezza derivata da qualche grandezza ancora più fondamentale. Questo fatto avrebbe due implicazioni fondamentali: primo, la materia potrebbe non manifestarsi necessariamente nelle forme del tempo e dello spazio; secondo, le proprietà fondamentali del tempo potrebbero dipendere dalle relazioni quantitative che esso ha con i suoi costituenti ancora più fondamentali (così come le proprietà dell'acqua sono determinate dalla sua struttura molecolare). Alla luce delle attuali ricerche fisiche, un'affermazione come "il tempo e lo spazio sono forme di esistenza della materia" risulta quindi antiquata e vaga proprio come la proposizione "l'acqua è il principio di tutte le cose", e può essere condannata a una rapida obsolescenza. Il "progresso" della fisica sulla questione del tempo può anche essere attribuito a un qualche tipo di "ritirata" della filosofia. Infatti, per un certo tempo in filosofia si è discusso su questioni del tipo "cosa si intende per forma di esistenza?", "è necessario che 'esistenza' e 'realtà' abbiano necessariamente una forma?". Come nei due esempi precedenti, anche in questo caso la conoscenza che deriva dalla ricerca filosofica ha direttamente ispirato le scienze della natura. In breve, la ritirata (avvenuta molto tempo fa) da "l'acqua è il principio di tutte le cose", la ritirata (sia che sia già avvenuta, sia che stia per avvenire) da "l'universo è finito o infinito" e l 'eventuale ritirata da "tempo e spazio sono forme di esistenza della materia" sono il risultato di una filosofia che guida le scienze della natura e un segno effettivo del progresso filosofico. (1982) GALILEO E MILTON, FISICA E POESIA Amo l'Italia. Amo Roma. Amo la sua cultura, piena dello spirito della curiosità scientifica. Amo la sua scienza, immersa nella cultura. Sono fisico. In Cina, ma anche in molti altri paesi, la fisicacome del resto tutta la ricerca scientifica - è spesso considerata erroneamente come pura tecnica, o come strumento della tecnica. Non è così a Roma. Per quanto poco l'.mosappia sulla nascita della scienza moderna, a Roma non potrà non percepire l'intreccio tra scienza e cultura. E questo perché la scienza moderna è un frutto del Rinascimento, nato appunto dalla civiltà italiana. Ed è proprio questo frutto della sapienza che mi ha attirato tanto spesso a Roma. Sono stato all'Università di Roma otto volte, in qualche occasione mi ci sono fermato solo pochi giorni, in qualche altra

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