POESIA/ ARGUIDAS Foto di PaulYule, Perù 1979. e l'oro, l'argento e il giorno si confondono. . Quei cinquecento fiori sono il mio cavallo, la mia carne. Perché si è fermato un istante il sole, perché è scomparsa l'ombra da ogni parte, dottore? Metti in moto il tuo elicottero e innalzati qui, se puoi. Le piume dei condor, dei piccoli uccelli sono diventate l'arcobaleno e illuminano. I cento fiori di quinua che ho seminato sulle vette ardono colorati al sole; ÌJ) fiore si sono trasformate l'ala nera del condor e quella dei piccoli uccelli. È mezzogiorno; sono vicino alle montagne sacre; la grande neve con lampi gialli, con macchie rossastre, lancia la sua luce ai cieli. In questa fredda terra semino quinua di cento colori, qi cento tipi, di semenza potente. I cento colori sono anche la mia anima; i miei instancabili occhi. lo, aleggiando amore, toglierò dal tuo cervello le pietre idiote 50 che ti hanno affondato. Il suono dei precipizi che nessuno raggiunge, -la luce della neve rossiccia che, spaventando, brilla sulle vette; la linfa felice di migliaia d'erbe, di migliaia di radici che pensano e sanno, · spargerò nel tuo sangue, nella pupilla dei tuoi occhi. . Il battito di miriadi di vermi che conservano terra e luce; 11 vocio degli insetti volanti, te li insegnerò, fratello, farò che tu li comprenda. Le lacrime degli uccelli che cantano, il loro petto che accarezza come l'aurora, farò che tu le senta e ascolti. Nessuna macchina difficile ha fatto ciò che conosco, ciò che soffro, ciò che del gioire del mondo gioisco. Sùlla terra, dalla neve che rompe le ossa firto al fuoco delle valli, davanti' al cielo, con la sua volontà e le sue forze abbiano fatto tutto ciò. · Non fuggire da me, dottore, avvicinati! Guardami bene, . riconoscimi. Fino a quando dovrò aspettarti? Avvicinati a me; sollevami fino alla cabina del tuo elicottero. Ti offrirò il liquore di mille linfe differenti; la vita di mille piante che ho coltivato per secoli, dai nevai fino ai boschi dove hanno le loro tane gli orsi selvatici. Guarirò la tua fatica che a volte ti rannuvola cpme una palla di piombo; ti ricreerò con la luce dei cento fiori di quinua, con l'immagine della loro danza al soffio dei venti; con il piccolo cuore della calandra dove si raffigura il mondo; ti rinfrescherò con l'acqua limpida che canta e che io strappo dal muro degli abissi che temprano con la loro ombra le nostre creature. . Lavorerò secoli di anni e mesi perch~ qualcuno che non m1 conosce e che non conosco mi tagli la testa con una piccola macchina? ' No, fràtellino mio. Non aiutare ad affilare quella macchina contro di me; avvicinati, lasciati conoscere, guarda attentamente il mio volto, le mie vene; è lo stesso vento che va dalla mia alla tua terra; respiriamo lo stesso vento; la terra in cui conti le tue macchine, i tuoi libri e i tuoi fiori, discende dalla mia, migliorata, ammansita. · Che affilino i coltelli, che facciano schioccare le fruste, che impastino fango per sfigurare i nostri volti; che facciano tutto ciò. Non temiamo la morte; per secoli abbiamo affogato la morte con il nosiro sangue, l'abbiamo fatta daqzare in strade conosciute e non conosciute. Sappiru;no che vogliono sfigurare i nostri volti con fango; mostrarci così sfigurati davanti ai nostri figli affinché ci uccidano. Non sappiamo bene cosa deve accadere. Che la morte avanzi verso di noi; che vengano quegli uomini che non conosciamo. Li aspetteremo all'erta; siamo figli del padre di tutti i fiumi, del padre di tutte le montagne. Forse il mondo n,onvale più nulla, fratellino dottore? Non rispondere che non vale. Più grande della mia forza appresa in migliaia d'anni; dei muscoli del mio collo rafforzati in migliaia di mesi, in migliaia d'anni è la vita, l'eterna vita mia, il mondo -che non riposa, che crea senza fatica; che partorisce e plasma come il tempo, senza fine e senza fretta. (marzo 1966)
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