Linea d'ombra - anno VIII - n. 47 - marzo 1990

SAGGI/BARTH Chipuò intendere, intenda: dobbiamo perdere la vita, per ritrovarla; · · . dobbiamo smetterla di vivere per noi stessi, dobbiamo diventare uomini comunitari, dobbiamo diventare compagni, se vogliamo semplicemente diventare uomini. · sta la tua vita. È quello che hai preparato di chi sarà? C'è poi quel giovane. ricco (Mt 19, 16-22) che avevà ubbidito ai corilàndamenti fin dalla più tçnere età. A lui Gesù dice: una sola cosa ti manca: vendi quello che possiedi e dallo ai poveri. All'udire questo, egli se ne andò triste, perché era molto ricco. C'è, ancora, quella sezione del discorso della montagna che inizia con _le parole: non accumulatevi tesori sulla terra! (Mt 6J9), dove ci viene detto che accumulare tesori muta in tenebra la luce interiore dell'uomo, e ci viene posto l 'aut-aut: nessuno può servire a due padroni, o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona (Mt 6,23-24). È impossibile non meravigliarsi considerando come il cristianesimo di ogni confessione e di ogni tendenza abbia preso alla leggera queste parole, mentre ha affrontato spesso con grande zelo, rigore e precisione questioni dogmatiche che non hanno avuto alcun significato per la vita di Gesù. A me pare che non possa esserci alcun dubbio sul fatto che Gesù pone sotto sanzione il concetto di proprietà. Egli pone sotto sanzione precisamente la proposizione fondamentale: quel che è mio è mio! Il nostro atteggiamento nei confronti dei beni materiali dev'essere quello del famoso amministratore della parabola (Le 16, 1-12) : fatevi amici colla disonesta ricchezza. Non dobbiamo possedere e tenere per noi la ricchezza, ma dobbiamo servircene per "essere fedeli". Nella parabola citata, "essere fedeli" significa con tutta evidenza: dobbiamo renderne "comproprietari" gli altri. Co_meproprietà privatà essa resta appunto disonesta ricchezza. Che questa fosse l'opinione di Gesù, risulta con la massima evidènza dalla posizione che egli stesso ha assunto praticamente e che ha comandato di assumere anche ai suoi discepoli. Ci fu uno, che si dichiarò pienamente disposto a seguirlo, dovunque egli andasse. E Gesù gli rispose: Le volpi hanno le loro tane, e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo (Le 9, 57-58). Anzi, la rinuncia a ogni proprietà privata va ancora oltre. Sua madre e i suoi fratelli lo fecero chiamare, mentre egli sedeva tra la folla. Ma egli non riconosceva più alcun vincolo familiare che abbia in_ sé qualcosa di personale, di privato: chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli? E guardando a quelli 'che sedevano intorno a lui, disse: Ecco mia t:Iladreed ecco i miei fratelli. La stessa cosa deve valere per i discepoli: Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisacci~ da viaggio, né due tuniché, né sandali, né bastone (Mt 10, 9-10). Addurremo ancota a scusa che simili parole erano valide solo per coloro che dovettero annunciare il vangelo come missionari della prima ora, o non sentiamo battere piuttosto in esse il cuore di questo stesso vangelo? Il vàngelo ci dice: dovete liberarvi di tutto ciò che inizia con "io" e "mio", dovete liberarvene totalmente per essere liberi per l'impegno sociale. Potranno allora andare insieme Gesù e il capitalismo, cioè il sistema della proprietà privata che cresce smisuratamente? Ioseph Dietzgen, che abbiamo già citato e che secondo le sue stesse parole è un risoluto spregiatore di Gesù e del cristianesimo, ha detto: "Il vero peccato originale che affligge ancora oggi l'umanità è l'egoismo. Mosè e i profeti, i legislatori e i predicatori, nessuno è riuscito a liberarcene. Nessun bel discorso, nessuna teoria, nessuna legge ha potuto estirparlo, perché la costituzione della società nel suo complesso dipende da 46 esso. La società borghese si basa sull'egoistica distinzione di Mio e Tuo, sulla guerra sociale; sulla còncorrenza, sull'inganno e sullo sfruttamento degli altri". Questo spregiatore di Gesù ha càpito Gesùperfettamente. Il giudizio di Gesù sulla proprietà è questo: la proprietà è peccato, perché la proprietà è egoismo. Quello che è mio non è affatto mio! . Là socialdemocrazia però non si limita a sostenere che la situazione materiale del proletariato deve migliorare, né che a questo scopo il lavoro umano deve ce~sare di rappresentare un mero incremento del capitale; essa piuttosto, in vista delraggiun- ·gimento di questi fini, ha in mano e utilizza uno strumento: lo ·strumento della organizzazione.- Il programma storico del socialismo, il manifesto del comunismo del 1848, si chiude con le famose parole: proletari di tutto il mondo unitevi! Punto di partenza del socialismo è la sQlidarietà che di fatto è imposta al proletariato dal capitalismo stesso. Il lavoro 1l)Odemonelle fabbriche, a differenza del lavoro artigianale delle antiche corporazioni, è un lavoro collettivo, solidale. Alla nascita di una sola scarpa partecipano venti e più paia di braccia. Il socialismo punta a far sì che di questa necessaria solidarietà l'operaio prenda coscienza come di qualcosa di bello e di cui essere orgoglioso, comè la fonte della sua forza e della sua possibilità di progredire. L'operaio deve imparare a pensare in termini collettivi, solidali, sociali, di comunanza, così come di fatto già da tempo svolge il suo lavoro in modo sociale. Deve diventare un operaio con coscienza di classe. Ne è nata un'espressione tipica: "battaglioni di operai". Il singolo operaio non può nulla, ma i battaglioni_di operai riusciranno, con i lç>roincessanti attacchi, a distruggere le fortezze del capitalismo. Essere socialista significa essere un "compagno": nelle cooperative di consumatori, nel sindacato, nell'organizzazione politica del partito. Il socialista cessa di essere 'un singolo, qualcosa per se stesso, e prende sul serio il · simpatico detto svizzero: uno per tutti, tutti per uno. Se è un vero socialista, non pensa, non sente, non agisce più come un privato cittadino, ma come membro della collettività che si impegna per progredire e che lotta. Solidarietà: ecco la legge e il vangelo del socialismo: Ovvero, per usare ancora una volta le parole di Joseph Dietzgen : "La salvezza agognata dei tempi nuovi si chiama: organizzazione consapevole e pianificata del lavoro". Come cristiani, saremmo tentati di replicare immediatamente: l'evangeloelasalvezzadelNuovo Testamento sono qualcosa di completamente diverso. Qui non si tratta delle masse, ma della singola anima. Non abbiamo forse ascoltato da Gesù in persona il raccònto del pastore, che lascia nel deserto le 99 pecore, per cercare quella perduta, finché non l'abbia ritrovata? (Le 15, 3-7). La dottrina socialista della solidarietà, e l'appello di Gesù: fate penitenza e credete al vangelo!, sono totalmente estranei tra di loro. E purtroppo _losono davvero, ma non per_Cristo, qu;.mto piuttosto per coloro che prendono nome da lui. E un fraintendimento comune, quello di credere che la religione sia lo strumento per dare pace e serenità all'uomo in mezzo alle difficolta della vita, e possibilmente renderlo beato nell'aldilà. Siccome Gesù ha detto: "Quando preghi, entra nella tua camera" (Mt 6,6), noi ci comportiamo come se il cristianesimo fosse una questione da camerà, e precisamente della nostra cameretta personale. Con gli altri ci si incontra in chiesa, per assicurarsi insieme della conso-

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