CONFRONTI a qùelle per molti versi simili dei Mattoidi, le prime ripiegate a scrutare dentro di sé, le seconde proiettate ali' esterno nella ricerca ùn poco più divertita di un campionario di idioti e dicretini che sembrava non avere fine; rappresentano, queste pagine, il versante lunare della sua produzione, una volta di più caratterizzato dalle insegne del paradosso, della bizzarria, dell'umorismo nella particolare accezione che egli volle assegnarvi, del frammento, della enumerazione, del catalogo, della malattia infine, tutti aspetti per altro cosl caratteristici di mo_ltacultura d'oltralpe ancor più che di quella italiana, che almeno nella versione scapigliatacercav a di lim_itarele inflessioni provinciali più fastidiose. Da questo punto di vista anche le Note azzurre, lungi daI' rappresentare. I' inerte magazzino in cui stipare le riserve per i tempi infecondi, o ancor meno la divertente e divertita galleria di tipi e situazioni anéddotiche fini a se stesse, costituiscono, proprio così come sono, nella loro e:onfusa e arruffata ricchezza, il vero e autentico libro dossiano, all 'interno del quale anzi mille altri possibili possono enuclearsi in un accostamento di luoghi e tempi e drcostanzé e personaggi sempre imprevedibi-' le: il libro delle bizzarrie, per esempio, nei suoi 76 capitoli che intendoa no coprire un intero universo; o la storia dell'umorismo, ivi compresi tu - ti i possibili excursus nèlla letteratura alta e in quella bassa; il vario materiale per i ritratti umani e ancora qùelli difamiglia; i lunghi giri itineranti .aripercorrere sulla pagina, nella Ghiaja di Roma o per le vie di Milano, le sue amate ricerche archeologiche; o quanto possa sérvire a tracciare un ritratto esauriénte dell'idolatrato Rovani (la Rovaniana per l' appunto), il tutto intessuto in una lingua composita e continuamente oscillante fra I 'uso culto dei secoli aurei, il Trecento.ed il Cinquecento, e poi di latinismi, grecismi, dialettismi, lombardismi e quant'altro.di insolito e peregrino si potesse accatastare. Poiché tutto il mondo dell'economia ~ociale, della storia, della filosofia, della medicina, della fisiologia umana e animale avrebbe dovuto riversarsi nelle sue pagine attraverso il filtro deformante e clinico a un tempo della satira. , In tutti questi progetti si rintraccla l'aspetto forse più tipico del mondo e della cultura di Dossi: quello di vedere, secondo quanto ne ha detto Arbasino, la realtà per elenchi, la cultura per genealogie, la letteratura per vocabolari, il mondo per frammenti. Anche e soprattutto nel pro• gettato libro delle bizzarrie; emblematicamente assunto come sublima-,_ ·zione o distillato della sua pagina, salta fuori a ogni passo l'incubo per la tassonomia, ia mania dell'inventario, la propensione, non solo sua ma dell'intera cultura tardo-positivista, per la statistica; per la catalogazione, per la sistemazione. Atteggiamento e costume che hanno alle spalle la grande tradizione della letteratura folenghiana e ràbelaisiana e picaresca, e davanti, quanto meno; tutto l'universo gaddiano. Ma, per rimane- .re nell'ambito dossiano, questa congerie di materiali serve al nostro autore innanzi tutto allo scopò, continuamente riproposto, di esorcizzare i fantasmi di un futuro via via più incerto perché abitato dalle avvisaglie sempre meno labili di una malattia ch,esi vuole definire e catalogare per· poterla controllare e, se possibile; neutralizzare. Nell'Autodiagnosi in particcilare tutti questi elementi 1compaiono a ogni passo con solare evidenza. La "memoria" o "saggio di critica integrale" che un altro bizzarro della forza di GilJ]lPietro Lucini, runico e sodale di Dossi, proporrà dell'amico appena l'linno dopo la sua morte in quel curioso libro che è L'ora topica di Carlo Dossi parte proprio dal: l'autoritratto tracciato nelle suddette pagine: quello di un "ebefrenico" spaventato da un mondo ostile. Ad affrontarlo egli chiama infatti a raccolta le uniche armi che si trova a disposizione: i suoi "manoscritti" e "progetti" e "sciami dì note" che gli gravano nelle tasche c,:ime parti strozzati "sempre incerti tra la luce del sole ed il fuoco del caminetto". Costretto in altre parole a farei conti col "bujo" che lo circonda, Dossi non. ha altro strumento che quello di un puntiglioso esercizio delr intelligenza per altro in rapida dissoluzione. E dovendo da buon lombardo tesoreggiare questa sua unica ricchezza, vale a dire lo stato della sua mente, si capisce come egli sia portato ad applicare sulla propria condizione mentale una sorta di registro delle rendite e delle spese. Né stupisce che in questa "intima ragioneria del cerebro" egli trasferisca pari pari tutta la sua collaudata capacità di grand commis della diplomazia crispina, di cui aveva dato numerose prove a cominciare dal censimento del 1881, le cui relazioni pér la presentazione dei risultati al-. la Corona aveva personalmente steso. In tal modo, ripercorrendo passo passo le sue vicende familiari e personali sulla scorta di una fitta rete di riferimenti prossimi e lontani, Dossi tracciava le coordinate di una meticolosa cartella clinica: dall'anamnesi contenuta nel detto popolare delle sue parti secondo il quale "i Pisan en pù matt che san", alle notizie sulla sua nascita "settimestre" con la madre in fuga durante la battaglia di Novara del settembre 1849, alle ''deformità corporee" per cui uscì "CO?,c • gulato _adumana figura" così coiµe ora si ritrovava .. Auscultandosi con · perizia sistematica, egli riteneva possibile opporre ancora qualche rimedio a quelle "solitarie smidollature" o a quel "suismo venereo" (fino ai 27 anni, afferma Dossi a più riprese, non fui uomo) che, associati alle lunghe "notti intellettualid •ardentissimo coito", ne avevano segnato un profilo umano anzitempo destinato alla consunzione. Il disarmonico sviluppo di corpo e mente (non si dimentichi che sono questi anche gli anni del "ginnasta" Edmondo De Amicis) costituì- .sce la causa principale della sua attuale condizione di malato, e sia pure di un malato di genio, come egli parve talvolta propenso a credere._La neurastenia che lo affligge è infatti; a suo giudizio, il frutto malato del- •lamancanza di una vita sociale ora temuta ora aborrita ora rimpianta. Meditare da soli - egli afferma in un insistito parallelo fra esercizio intel- , lettuaie e atti sessuali-equivale ad applicare su se stessi i\ gesto un po- · co gratuito e narcisistico dell'onanismo, mentre atteggiarsi a conversare con altri rappres.enta una sorta di vero e proprio coito intellettuale liberatorio. . . Riferirsi a quel séntimento di spleen onnipervasivo che ha mille esempi nell'EurÒpa baudelairiana di quegli anni è fin troppo facile. Per .Dossi resta il fatto che il precoce venir meno della "Venere intellettuale" lo confina a una condizione che pertiene più alla patologia che alla fisiologia, anche se, per la verità, un Dossi trentenne così vicino alla conclusione della propria-vicenda creativa non stupisce più di tanto. Come tutti gli autori precoci, anche Dossi è portato assai per tempo a fare consuntivi e a stendere rendiconti. La sua parabola vitale è sottoposta infatti a tuttequelle accelerazioni così caratteristiche in simili personaggi. Se si aggiunge che sullo sfondo si intravvedono i sinistri bagliori del mondo della belle époque che si incammina sorridendo sinistramente.verso la catastrofe della prima guerra mondiale, si capisce appienò quel misto di paura e di allegria che egli manifesta come tipico rappresentante di una. upper class che intona a un tempo i canti della propria, cel_ebrazione e gli epicedi deUa propria rovina: "L'epoca dell'uomo individuo - dice, in una nota - e quindi delle monarchie è finita. Si sta oggi passando per mèzzo dei sistemi rappresentativi e degli spedi enti internazionali ecc. a quelia dell'umanità. La statistica è la più potente preparatrice del periodo anarchico". ' I:ri lin morido dunque la cui unità è smarrita pare del tutto naturale.e conseguente la meticolosa cura e raccolta del frammento. Anzi,_Dossi è perfino convinto, sul piano teorico; che una metà sia sempre meglio del1'intero (half isbetter than thatwhole), nel senso che del piccolo e del parziale è possibile dare la rappresentazione, comprenderne i meccanismi, penetrarne per così dire Fessenza, laddove le leggi dell'intero sfuggono completamente. E tanto più è comprensibile questa metà, quanto più la si avvicina attraverso 1 lati meno scontati, quelli più periferici, quelli in senso lato malati. Tutti i libri di Dossi infatti potrebbero utilmente figurare negli scaffali di uno "psichiatro" a testimonianza di un "deperimento progressivo" (si noti spesso la sua modernità lessicale che non contrasta con una strut-- turasintattica ardua e complessa e con altri apporti lessicali altrettanto ardui e culti) che gli bit fiaccato la mente e tramutato "I' acciajo" iniziale iir vile "ferraccio". La "voluttà pienadellaejaé:ulazione mentale gli è divenuta.spasmodicà' (bisogna fare la mano ai ripetuti ricorsi di Dossi alla fraseologia dei manuali di anatomia) e per converso i movimenti del corpo si sono per così dire sfilacciati in una "sconcordanza locomotoria" sempre più faticosa, cui si sono presto associati una "atassia linguale" ed una corrispondente "atassia calligrafica" a causa delle quali le parole, dapprima-chiare, via via che procedono lettura e scrittura "si imbozzac~ chiscono". ' . Insomma i risultati ultimi sono catastrofici ..All'abbondanza iniziale è ora subentrata una dolorosa-~digenza. La su.i l~quela è ormai come il traino di un cocchio senza cocchiere. Le sue parole si traducono alla fine in uno "straparlìo" a cui c'.è rimedio solo col silenzio .ocol mesto ritorno "sui banchi dell'abbecedario ad assaggiare la sferza dei suoi vecchi scolari diventati ~aestri". · Non per questo egli rinunzia a studiarsi: "Finché la sua estrema par- · ticella di fosforo non sarà del futto abbruciata, il Dossi studierà il Dos35
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