Linea d'ombra - anno VIII - n. 47 - marzo 1990

CONFRONTI L'autoritratto di uno scrittore· malato GiuseppeAnceschi La produzione letteraria per così dire di invenzione di Carlo Dossi (1849-1910) si esaurisce quasi tutta nell'arco di un decennio o poco più compreso fra il 1867 edil 1878. Alla soglia dei trent'anni la sua parabola creativa parve infatti subire una sorta di "ossificazione precoce:•. come egli stesso ebbe a dire più volte e come grari parte della critica coe- .va e successiva recepì senza obbiezioni rilevanti. · Per la verità, alle edizioni già note in quegli 8Illli, sempre snobisticamente riservata a una ristretta cerchia difamiliari e amici ( a tacere della.produzione infantile, si ricordino almeno: L' a/trieri del 1868, in cento copie numerate fuori commercio; Vita di Alberto Pisani del 1870, pure in cento copie, trerita soltanto delle quali in commercio; Il r:egnodei cieli del 1873, in cento copie anonime; la prima parte dei Ritratti uma- . ni sortiti dal Calamajodi unmedico, che continuò poi nel 1878 e nel 188_5· cori una seconda e ùna tep.a serie di ritratti nciticoi titoli, rispettiv amente, de La desinenza in A, il suo primo libro destinato al grosso p:ubblie()· pur fra mille contrasti editoriali, e di C~ionmio; e infine.La colonia ·· felice del 1874; duecento copie spio parzialmente messe in èommerèio ), Dossi aggiunse qualche altro non.trascurabile titolo di uguale ispirazione come la raccolta dei bozzetti di Goccie .d'inchiostro nel 1880, la gal0 leria dei suoi Amori femminili nel 1887, e unafelicissimagiavanada f1'e" • neghina in cinque atti, Ona famiglia de ci/apponi, scritta pel 1873 ma pubblicata soltanto nel 1905. . . · . · ·Ma Dossi ha scritto anche altro: un bi;z;zatroe geniale pamphlet sui , . partecipanti al concorso per la costruzione del monumento a Vittorio Emanuele II uscito nel 1883-1884 a ridosso delle more per la scelta del progetto col titolo non a caso lombrosiano de/ mattoidi ...; alcuni spar- · si frammenti critici raccolti nèl 1906 in una gastronomica e variatissima Fricassea ...; scritti non facilmente classificabili come la Prefazione alla Autodiagnosi quotidiana spedita all'amico CesareLombroso nel 1880 per ricavarne utili indicazioni diagnostiche; e soprattutto il complesso armamentario di un suo personalissimo zibaldone, quelle Note azzurre cui lavoròtra mille distrazioni dal 1871 al 1905 e che si è ormai propensi a considèrare, pur a venticinque anni di distanza dall'edizione adelphiana di Dante lsella-ora ristampata in un unico volume -·il libro più rappresentativo della cultura e del mondo dossiano, il libro della sua vitatQut court. La controversa questione di come debba essere considerato questo ultimo libro di Dossi soltanto negli ultimi anni sembra trovare agganci diversi, spostando di qualche tratto una collocazione critica a lungo attestata su una netta separazione fra la letteratura di invenzione e quella critica, ivi comprese le suddetteNote:_la prima, manifestazione di un geniale pastièheur non pienamente espresso, che rompe con la tradizione manzoniana e del realismo lombardo pur senza rinnegare le proprie natura- . li genealogie;· 1aseconda confinata con qualche eccezione a dar conto delle singolari qualità d1uri instancabile collezionista poi incapace di si- .stemare i materiali raccolti in un disegno creativo chiaro e coerente: La divaricazione non meriterebbe più di una registrazione se non fos- . se in realtà che avallare una simile ripartizione significherebbe espungere dall'ambito creativo di Dossi tutto qu,elmondo dell'umorismo, delle bizzarrie, del frammento elevato a sistema cqlturale, della commistione · fra i generi che celebra i suoi fasti proprio nelle Note; nei Mattoidi, nella Fricassea critica e nell'Autodiagnosi. · È infatti nel niagazzeno praticamente inesauribile di questo zibaldone, cui accudì, s'è detto, per una intera vita, alternandone la compilazione con gli impegni di diplomatico dell'entourage crispino in un primo tempo e, successivamente, con le ricerche archeologiche praticate a Roma come in Colombia, ad Atene come nella nativa pianura lombarda; è nèlleNote azzurre, dicevo, che si trovano le tracce consistenti del molto altro che Dossi progettò e, di fatto; pure portò a termine a dispetto della progressione di quella che egli avvertì, con una punta di snobismo pa34 recchio esibita e un tantino f oolish, come una decadenza precoce irrimediabile. Sarebbe perciò assai facile par.tire da qu'este pagine restituite alla loro dimensione primaria nell 'economi.a dell produzione dossiana per rivendicare allo scrittore pavese, contro le sue stesse argomentazioni, una stagione creativa ben più consistente e .prolungata, centrata per altro su alcuni aspetti, l'umo- . rismo, il frarnmento,Ja malattia, ingiustamente e inopportunamente trascurati.come manifestazioni patologiche fini a se stesse e ncininvece analizzati-come • elementi suggestivi e costituzionali di una nuova: stagione delle lettere-cui Dossi aderisce pienamente. . Il lavoro per la verità è stato già affrontato qua é _là.In particolare, dà · una parte, con un puntiglio non privo di efficacia, nello studio di una gio- · van~ stùdiosa (A. Scannapieco, "In tristitia hilaris, in hilaritate trìstis". Saggio sli.llé""Note azzuicre" di Carlo Dossi, Francisci editòre, Abano Terme, 1984), che ha inteso contrapporre una valutazione globale m_eno restrittiva a quella consolidatasi nelle numerose, e ripetitive, edizioni di testi dossiarii curate da Dante !sella E dall'altra, ·da uno studioso ancora al femminile come Laura Barile che, in almeno un paio di circostanze, ha postillato pagine apparentemente marginali di Dossi privilegiandone gli aspetti di una patologia nervosa creatrice di bellezza messa costantemente in rapporto con la cultura di Cesare Lombroso, cui per altro e più di una volta il medesimo Dossi si appigliò concretamente (mi riferisco a una nota aggiunta dalla Barile in calce all'edizione di Garzanti della Desinenza in A del 1981, e a una post-fazione con la quale la Barile commentò per Scheiwillernel 19841' edizione dell'Autodiagnosi già ricordata). Le argomentazio~i suddette, accompagnate da più di un riscontro condotto sui testi, sono convincenti, anche se guadagnerebbero ulteriormente in efficacia, almeno per il primo dei due autori citati, se si assumesse un abito mentale meno univocamente fissato sull'oggetto polemico, in questo caso le edizioni di !sella Resta tuttàvia appurato senza ombra di incertezze che esiste tutto un versante della produzione dossian_a,quello illustrato nei testi appena sopra ricordati, che merita più attenta considerazione poiché può portar~ ad un cambiamento di prospettive di non poco conto. L'Autodiagnosi quotidiana costituisce un;i sorta di tavola minotauricadella propria condizione psichica. Registrando minuziosamente tutti i moti dell'animo e facendoli conoscere in ogni possibile dettaglio ali' amico Cesare Lombroso, Dossi si proponeva di ricavarne u.naprecisa diagnosi e concreti rimeç!i.Egli conosceva già da qualche tempo lo psichiatra veronese, ne aveva anzi letto e postillato più volte nelle Note L'uomo delinquente uscito nel 1876. Ne era seguita poi una lunga corrispondenza non del tutto in tono, si dice; coll'umoroso medaglioncino che egli.ne aveva tracciato in un paragrafo dei Ritratti umani. Pagava,tuttavia nel contempo un tributo a tempi nei quali letteratura e medicina spesso si sov·rapponevano non-solo negli interessi della medesima: persona, un letterato che sconfinava nella medicina o uri medico che faceva letteratura, ma anche negli atteggiamenti teorici generali che non a caso sarebbero sfociati di lì a: poco nei primi passi della psicanalisi. Del resto la larga fortuna che ebbero in quei medesimi anni le varie fisiologie o trattati di igiene del medico e antropologo Paolo Mantegazza confermano le dimensioni di un fenomeno che coinvolgeva un'intera società .• Queste poche pagine dossiane rappresentano in ogni caso, assieme

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