biare un po', o per quel poco che si riesce, "la vita", secondo la vecchia parola d'ordine dei surrealisti, o almeno per far intravvedere altri migliori mondi possibili. Al di là del libro che fornisce lo spunto di queste riflessioni, la chiave di lettura principale dell'opera complessiva di Battisti - caratterizzata da una programmatica latitudine massima di' interessi: dell'urbanistica settecentesca all'estetica romantica, dall'architettura del paesaggio all'archeologia industriale, da Piero della Francesca alla pittura degli ex-voto - è proprio l'anticlassicismo, dove nuovamente si congiungono militanza e scelta di campo. Nell' AnlirinascimenJo lo scontro di due concezioni del mondo è esemplarmente sintetizzato dai due concetti di cortesia e di decoro: all'origine del primo troviamo "il raffinamento estetico e morale dell'individuo nella cultura cavalleresca e nelle corti gotiche" e, per estensione, le diverse forme di "apertura", di curiosità intelIl congedodi Caproni Filippo La Porta · Ho spesso meditato su una frase che Giorgio Caproni mi disse agli inizi degli anni Ottanta, in uno dei nostri rari incontri: "Ogni giorno mi ritrovo sommerso da decine di dattiloscritti di giovani poeti; il livello medio è decisamente buono (oggi tutti, o quasi, sono in grado di scrivere dei buoni versi) ma proprio questo è il punto: a volte ci vorrebbe una piccola imperfezione, un dislivello, un'incongruenza, magari un errore, che almeno denotino una personalità, che rivelino l'esistenza di una 'voce', non ancora formata ma inconfondibile". Certo, questa dichiarazione si potrebbe riferire alla poesia stessa di Caproru (in cui la ammirata cantabilità è incrinata da dissonanze e da scarti), ma contiene un giudizio molto amaro e realistico su una tendenza in atto: un grigio appiattimento verso l'alto, una omologazione "intelligente" (siamo tutti capaci di fare bene il nostro compitino) ma non per questo meno preoccupante. E naturalmente si tratta di un giudizio applicabile anche al · di fuori della poesia: alla narrativa, alla saggistica, alla musica ... Sulla poesia di Caproni è stato probabil- . mente detto tutto, almeno a partire dalla sua tardiva scoperta: casomai stupisce che in quasi tutti i necrologi circoli un 'imbarazzante enfasi sul suo antinovecentesimo, su certa sua in~tCONFRONTI lettuale e di tolleranza morale e sociale "verso qualsiasi altro individuo, d'ogni ceto esso sia"; mentre, per parte sua, il decoro tende a sostituire la cortesia e tutte le sue aperture nel nome del conformismo e dell'omologazione, finendo per configurarsi come "una prerogativa nobile ed eroica, cioè come caratteristica, emblema, stile di un ceto superiore della società". La polemica nei confronti di quest'ultima concezione spinge Battisti a raccogliere elementi dispersi ed eterogenei di un universo consapevolmente ribelle o "naturalmente" irriducibile nei limiti del decoro, nelle angustie della misura e dell'ossequio alle regole, per suggerire la loro qualità di indicatori di una cultura sotterranea ma attiva, continuamente operante e capace di incidere ancora, e profondamente, sulla realtà di oggi. Battisti ha insegnato a coloro che hanno. avutola buona sorte di incontrarlo e di seguir lo, qualche volta, in viag.giallaricerca di qualcosa aspetti, non necessariamente centrali. Rileggendo l'insieme della sua produzione poetica mi è spesso venuto in mente un interrogativo molto opportunamente formulato sulle pagine di questa rivista (daMario Barenghi): se cioè sia oggi possibile leggere poesie in una realtà caratterizzata da ingorgo linguistico ed eccesso di parole e messaggi (anche per via di quella diffusa e diligente medietà Giorgio Caproni in una foto di Giovanna Borgese. tualità (I 'Italia è proprio paese di conversioni , e pe 1 nt!menti!). Né intendo qui riproporre le \···. mo te mterpretazioni o i molti suggerimenti di lettura (il miglior ritratto critico resta a mio parere quello di Pier Vincenzo Mengaldo in Poeti italiani del novecenJo, Mondadori 1978), ma solo soffermarmi su alcuni punti, su alcuni 26 su vecchie automobili molto umanizzate - proprio come gli automi dei suoi studi - la passione per il movimento e per il Cl1Il1,biamento: che sono poi elementi molto più demoniaci che celestiali e, in quanto tali, produttori di conoscenza e di felicità. Andare dove non si deve e cambiare il proprio punto di vista come unico metodo sistematico di lavoro. Non è un caso che, proprio quanto al metodo, il suo lavoro riesca facilmente a suscitare irritazioni, basato com'è sull'accumulazione apparentemente casuale delle informazioni e sul loro pirotecnico rimescolamento. Ma quello che così antiaccademicarnente ne viene fuori è in grado di mettere in crisi o capovolgere solide prospettive e rassicuranti ordini di cose, proprio come riuscivano a fare i dadaisti mescolando delle parole in un cilindro e componendole nella sequenza decisa dal caso. La quantità controbilancia la disorganicità, e le troppe coincidenze diventano prove. insapore di cui mi parlò Caproni). Ora, se è sempre azzar.dato fare ipotesi al riguardo, credo che la poesia di Caproni conservi un suo miracoloso grado di leggibilità anche per lettori che hanno comprensibili difficoltà a concentrarsi su un oggetto particolare qual'è la scrittura in versi. Innanzitutto perché questa poesia è non solo musicale, ariosa, ecc. ma direi straordinariamente orecchiabile: è quasi tutta in rima (anche se non regolare, ma con assonanze, consonanze, ecc.) e si può imparare abbastanza facilmente amemoria (pet"'cuise non stiamo "attenti" subito, magari lo diventiamo in un altro momento). E poi perché la sua comunicatività, comunque insolita per la lirica moderna, si fonda su un riconoscimento pieno e solidale della realtà q_uotidiana:cioè, nono"stante tutto il suo pessimismo storico ("Fa freddo nella storia./Voglio andarmene.") e metafisico ("si dice, anche,/che la morte è un
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