Linea d'ombra - anno VIII - n. 47 - marzo 1990

CONFRONTI Vita e opere. L'arte della biografia Incontro con Robert Skidelsky. a curadi FedericoVarese I lettori della Prefazione scritta da Keynes per la prima edizione della GeneralTheoryof Employment, lnJerest andMoney sanno che la stesura di quell'opera richiese "una lunga lotta di evasione (...) dai modi abituali di pensiero e di espressione". Per comprendere la General"Theory è dunque necessario analizzare non solo le caratteristiche intrinseche della trattazione del '36, ma anche la tradizione di ricerca dalla quale Keynes cercava di sfuggire e più in generale le "visioni del mondo" - e quindi anche iv alori politici- che orientavano gli studi tra la fine dell 'Ottocento e i primi decenni del Novecento, gli anni formativi di Keynes. "' Questo elemento, le visioni del mondo, è quello più sfuggente: come agisce sulla persona che materialmente si trova a elaborare la nuova teoria? È nello spazio aperto da questa domanda che ha se~o collocare la biografia John Maynard Keynes. Speranze tradite 1883-1920 scritta dà Robert Skidelsky (trad. it. Bollati e Boringhieri). Il terreno dei valori e della vita concretamente vissuta da Keynes -oltre ai problemi intellettuali cruciali per la sua epo'<a- ci forniscono gli elementi per giungere a capire perché quella Teoria Generale fu così e non diversa. Skidelsky ricostruisce non solo l'estrema complessità della figura del giovane Keynes (il primo volume tradotto si ferma al 1920), ma fornisce anche la coordinata di una vera e propria storia intellettuale dell 'Inghilter- .ra tra Otto e Novecento. La crisi della fede religiosa che colse gli intellettuali della seconda generazione vittoriana minò le fondamenta su cui si reggeva la dottrina sociale del!' epoca. Dopo i fallimenti filosofici di Sidgwick, che non riuscì a liberarsi dalla necessità di postulare l'esistenza di Dio, toccherà a Marshall elaborare una dottrina sociale secolarizzata, che si fondava sulle "virtù imprenditoriali", l'utilitarismo e il "calcolo benthamita", come lo chiamava Keynes. Maynard Keynes fu allevato in una famiglia fortemente legata a Marshall e tutta la vita fece i conti con l'autorevole dottrina sociale dell'economista di Cambridge, ma i suoi punti di riferimento intellettuali andavano ben oltre Marshall e si trovò sempre inpolemica col "calcolo benthamita e le norme del comportamento corretto". Keynes fu un allievo devoto di George Edward Moore. Questo aspetto è ampiamente noto, ma Skidelsky ha il merito di sottolineare come la teoria della probabilità di Keynes nasca da una risposta - in parte polemica - ai Principia ethica (1903) di Moore. La teoria logica della probabilità fornisce gli strumenti a Keynes per liberarsi dalle scorie di benthamismo che, nonostante tutto, anèora avvolgevano il pensiero di Moore, il quale peraltro convinse Keynes che le cose di maggior valore non sono le virtù economiche e-imprenditoriali, ma certi stati della mente, come "il piacere dei rapporti umani e il godimento delle cose belle". Oltre al Keynes membro dell'esclusivo circolo degli "apostoli" (da cui nascerà pochi anni dopo il Bloomsbury Group ), dissacrante e disdegnoso verso la "Fiera della vanità" sociale, Skidelsky traccia anche le origini del Keynes che diverrà un famoso e influente consigliere di ministri e "guru" della finanza internazionale, oltre che grande economista. Skidelsky individua nell'ambiente famigliare - specialmente nell'influsso della madre, fortemente impegnata socialmente - e nella tradizione "non-conformista" l'origine della spinta di Keynes verso l'esterno. Egli affidò la teorizzazione dell'impegno politico a quella che Skidelsky considera "la più ampia trattazione su teoria e metodi della politica" scritta da Keynes, un saggio del 1904 che ha per tema Edmund Burke, tuttora inedito. I cardini della filosofia politica di Keynes si delineano già in questo saggio: scopo del governo non è procurare beni ultimi, ma massimizzare nel breve periodo la serenità sociale; inoltre la ragione può essere una guida per il futuro immediato e le pubbliche autorità sono in grado - se guidate bene - di agire razionalmente. Keynes, in definitiva,· scrive Skidelsky , "riteneva prioritari gli obiettivi immediati rispetto a quelli futuri, rafforzato in questo dalla sua teoria della probabilità" e l'impegno pubblico poteva essere giustificato solo quando era in pericolo l'esistenza stessa della società, condizione fondamentale per vivere stati della mente buoni. • Skidelsky segue con puntiglio tutti i momenti della sua vita, dai rapporti con i genitori a quelli con l'amante Duncan Grant e con }'.amico Lytton Strachey, ai primi passi mossi nel mondo dell'economia su suggerimento di Marshall, alle esperienze di consulente nella commissione sull'India e alla stesura di lndian Currency and Finance. Keynes. approderà poi, sin dall'agosto del '14, al ministero del tesoro, dove cominceranno a scoppiare i primi dissidi col suo governo, dissidi che culmineranno a Parigi e gli detteranno le Economie Conseguences of the Peace. Keynes oscillerà tutta la vita tra Burke e Moore, tra un utilitarismo di breve periodo e "ottimista" circa le capacità del!' economista-principe di risolvere una volta per tutte il "problema economico" e la consapevolezza che i valori su cui fondare una vita degna non sono le virtù economiche. L'elemento unificante di questo personaggio, che ha lasciato il segno in tanti ambiti, sembra essere la sua epistemologia, che sul piano politico gli permette di slegare l'utilitarismo dal "calcolo benthamita" e'di cogliere meglio i meccanismi "contingenti" della razionalità politica, e sul piano etico gli permette di liberarsi dal giogo del "senso comune" mooriano e dalle regole convenzionali di comportamento, lui che aveva fatto dell 'omosessualità - come ci ricorda Skidelsky - una "scelta di vita". Dobbiamo attendere i prossimi volumi per apprezzare in pieno i rapporti tra il Keynes giovane e adulto, ma già ora Skidelsky ha portato alla luce materiale prima trascurato e in gran parte inedito, senza il quale sarebbe ·molto arduo cogliere appieno la personalità di questo "eminente edoardiano". 19

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