Linea d'ombra - anno VIII - n. 47 - marzo 1990

Queste esigenze di fondo espresse dal movimento studentesco· del '90 hanno cercato di tradursi in due obiettivi principali ali 'interno dell'Università. Nelle commissioru didattiche delle Facoltà umanistiche di Torino si è sottolineato che è necessario, in primo luogo, "entrare con forza nella gestione dell 'Università", ossia avviare una pratica dei meccanismi di governo a tutti i livelli.-La commissione paritetica ipotizzata dal moyimento di Scienze Politiche, con 10 studenti, 7 docenti (tra ordinari e associati) e 3 ricercatori, è stata concepita in questa prospettiva ed è stata approvata -si tenga presente-dal Consiglio di Facoltà allargato agli studenti. Essa vorrebbe ridiscutere e orientare i meto<Jidell'insegnamento, la sperimentazione didattica, le strutture e il coordinamento dei corsi, lo sviluppo dei rapporti interuniversitari. Il secondo obietti- · vo, più propriamente politico, è quello di acquisire "spazi permanenti per tutti gli studenti", ossia di usufruire in forma stabile di locali e strumenti tecnici necessari ali' attività dell'intero movimento. I probl~mi veri, anche aTorino, cominciano però a questo punto. Ali 'interno del movi~ mento, infatti, non tutti si riconoscono nella linea nuova che è stata ricordata. Una proposta di democra,zianelle istituzioni esige la presenza non solo di momenti assembleari, ma anche di regole definite che esprim~o rappresentanze ctedibili. E .seuna minoranza si oppone alla nomina di una delegazione democratica è necessario batterla politicamente e no'hperseguire mediazioni paralizzanti. Questi nodi sono indelebili, ma, finora, non sono stati sciolti né a livello locale né nazionale. Vanno messe naturalmente in discussione le vecchie ed esangui'rappresentanze studentesche e si possono temere le rappresentanze "organiche" della tradizione comunista, organismi di ferro che hanno introdotto ovunque nuovi professionisti della politica, ma il principio della rappresentanza è inscindibile dall'idea di democrazia moderna. Quando gli estensori del documento di Urbino affermano che le rappresentanze, come tali, sono "da sempre funzionali all'attuale modello universitario", stravolgono un dato di fatto contingente in una questione di principio, perché ritengono che ogni forma di rappresentanza sia omologata di, per sé al ..sistema di cultura esistente. Un movimento che, nella loro ottica, vorrebbe proiettarsi soprattutto all'esterno perché "gli unici interlocutori politici sono tutti quei settori sociali che, alla nostra stregua, sono colpiti dalla politica di normalizzazione e di restaurazione", può anche disquisire astrattamente sull"'altra Università", ma esclude di -perseguire qualunque obiettivo reale di riforma. La legge Ruberti sull'Università~ che ha ,introdotto il principio dell'autonomia, mal 'ha poi contraddetto con strutture centrali di esclusiva nomina ministeriale, con organismi non paritetici alla periferia, con insufficienti criteIL CONTESTO ri di selezione e controllo dell'afflusso delle risorse private, con l'introduzione di un diploma intermedio a canale separato, con un sistema di reclutamento nuovo solo in apparenza - ha ingenerato mol~ecritiche nel movimento, giustamente sospettoso verso il diffuso principio che "il privato è bello". Anche per i motivi sopra ricordati, è difficile dire se e quando il movimento studentesco sarà in grado di presentare alcuni punti di riforma com-· patibili con i tempi legislativi. Quello che va comunque osservato è che i nodi di strategia ancora irrisolti sono legati anche allamancanza, all'interno della sinistra, di interlocutori politici complessivamente credibili. Del disegno di legg·e sull'università elaborato a suo tempo dal Pci è inutile parlare perché-è in corso di revisione. Quello che stupisce, invece, è che gli intellettuali del "sì" e del "no", mentre si sono fulmineamente contrapposti a colpi di firma, non abbiano ~cora sentito l'esigenza di pronunciarsi collettivamente sul problema dell'Università, proprio sulla base di quelle "competenze professionali;' variamente poste a fondamento di una rifondazione della politica. È possibile non vedere che, per un numero così elevato di docenti impegnati nella "fase costituente", la rifondazione della politica dovrebbe anzitutto partire da una veiifica generale del ruolo professionale al1 'interno dell 'Unive,rsità? Non sarebbe questo anche un modo per uscire dalle forme di servitù volontaria che piegano nelle sedi di lavoro tante coscienze in nome degli "equilibri" accademici? Un fax da Palermo Studentidellafacoltà di lettere e filosofia occupatadi Palerrrw. In riferimento al vostro articolo pubblicatosul N° 46 (febbr. '90): - Che inventare il nuovo non è facile lo sapevamo,e continuiamo,e continuiamo.ascoprirlo·ogpigiorno. ·- Che sembriamo fragili può essere vero, ma non tutti fortunatamente siamo d'accordo su questo punto. - Dei co'nsiglidi genitori,veri o putàtivi,ne abbiamopiene le tasche. ~ Nonostante questo, vogliamo continuare. Grazieper nonesservioccupatidi , noi. Vorremmoincontrarvicomunque, anche se non spunteràpoi nulla sulla cartadella vostra rivista. Nonesisteun solomodoperoccuparsi di noi. . Vi aspettiamo.Ciao. 1 marzo 1990 Laballata diTyphoiMd ary pp. 21O,lire16.000 Il minotauro li lettore, il narrare Storieperbambini In fondo, allasignoraBlum... · Almondocisonopiù - ziechelettori MARCOS YMARCOS Via Settala 78 • 20124 Milano tel. 02/209820

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