Linea d'ombra - anno VIII - n. 47 - marzo 1990

IL CONTESTO buisce a irritarla sempre più man mano che passano le settimane. Tristemente, proprio questa rischià di essere la sua vera forza e, al limite, la sua identità. Riconosciamo bene alcuni aspetti di questo modo di intendere la protesta, perché esso caratterizza molti movimenti rivendicazionistici italiani degli ultimi anni. "Non ci piace questa riforma" titolava recentemente un volantino di certe categorie di ferrovieri, nell'annunciare il loro intento di paralizzare tutto il traffico ferroviario. Sotto questo slogan così apertamente soggettivo si opponeva a licenziamenti, ristrutturazioni, diversificazioni, privatizzazioni, incentivi. Il discorso era ugualitaristico··(~ninteso, all'interno della collettività dei ferrovieri) e, appunto, fortemente corporativo: l'interesse generale del paese e degli utenti era frettolosamente nominato solo alla fine del testo, dato che qualcuno deve aver pensato che un riferimento del genere ci voleva, ma si trattava di una frase espressa nel modo più casuale e meno credibile. In realtà sappiamo tutti che, in un regime capitalistico, e con l'integrazione europea in marcia, imargini per operare una riforma nel campo dei servizi pubblici non sono ampi, non sono infinitamente vari, e possono essere dolorosi: o le ferrovie si risanano inun modo che non piace amolti ferrovieri, o restano quella vergogna che sono, oltre a costare al contribuente un milione al minuto. È dura, ma pare che non ci siano alternative. La tendenza all'ugualitarismo garantistico, assistenziale, passivocorporativo, e quindi anche la richiesta di un'istruzione superiore uguale dappertutto e aperta a tutti, non possono produrre nulla che somigli a un'università di tipo europeo. Ora, si tratta qui ovviamente di scegliere se si vuole una università adeguata ai veri bisogni attuali di un paese· moderno, cioè una università come impresa, e quindi diversificata, autonoma, efficiente e selettiva, tutelata nella sua indipendenza da una serie di leggi ma ben legata agli aspetti meno retrivi della società che produce, oppure - al contrario - una università come è stata finora, ovvero come ente, nella quale i più scontenti possano eventualmente d'ora in poi venir rabboniti mediante una estensione del regime dei privilegi. Occorre denunciare francamente il fatto che lamassa di coloro che hanno meno potere di tutti - gli S{IJdenti- in mancanza di una visione strategica e di linee politiche generali si trova ad accettare la logica dell'ugualitarismo corporativo e quindi - coerentemente - desidera soprattutto essere meno soggetta à _selezionie competizioni. Non stupisce allora se moltissimi studenti considerano loro diritto addirittura la laurea per tutti, indipendentemente dal merito dei singoli. Dentrol'università Santina Mobiglia e Franco Sbarberi Apensarci bene, non siamo d'accordo con la dichiarazione di rispettoso silenzio comparsa nell'ultimo numero di "Linea d'ombra" sotto il titolo "Ai nostri lettori studenti" (p.17). C'è bisogno di confronto, anche di critica, ma comunque di comunicazione. Che ogni generazione si faccia le ossa da sola sarà pure una dura necessità storica, ma non è b'ene farsene schermo rispetto alla responsabilità, etica e civile prima che politica, di esercitare una riflessione su quanto di vecchio e di nuovo traspare dalla cultura e dalle pratiche dei movimenti collettivi, vincendo umori e malumori maturati nel corso degli anni soprattutto di fronte al ciclico incresparsi delle acque studentesche. Non giovò, a noi del '68, l'assenza di interlocutori prossimi nelle generazioni adulte di allora: troppo ostili gli uni, troppo benedicenti gli altri, fininuno per cercare padri smisurati e fantasmatici in miti lontani, dal Che a Mao, divinizzando i demonizzati. Oggi, quando la società è più morbida e corporativa e gli spigoli s<;>noattutiti dal grasso che per ora cola abbondante, di fronte a un movimento anch'esso più soffice e settoriale, si riproducono analoghe distanze. C'è chi enfatizza· a sproposito fosche continuità col passato (come fa Ronchey su "la Repubblica" evocando, con una metafora da fare invidia a Lombroso e a Gobineau, l' "oscura sequenza del messaggio cromosomico"), e c'è chi salta in groppa alla pantera vedendovi un'astuta metamorfosi dell'immortale vecchia talpa (come fa "il Manifesto''). C-'è poi la variante più moderna, scettico-pragmatica, di chi, come 16 In fondo si adeguano al clima generale. Però non si rendono conto che in tal modo chiedono la stessa università che già hanno, ma solo un po' peggiorata. Ernesto Galli Della Loggia su "la Stampa", pretende di dissipare con il duro linguaggio delle cifre gli ameni inganni sentimentali degli occupanti: è inutile che il movimento pianga lacrime sui due terzi abbondanti di universitari che non giungono a laurearsi, perché la stragrande maggioranza degli studenti sono "finti", mentre quelli "veri" non supèrano il 30%. Ergo: gli studenti autentici si laureano al 100% ! La pantera, insomma, è stata ritratta in molte dimensioni e nell'atto dello scatto, ma si è dato poco ascolto alle sue molte voci e si è finito che non abbia un cervello. Poco si sa, stando a giornali e Tv, sulle diverse forme di lotta attuate nelle varie sedi, sulle rivendicazioni specifiche avanzate ai corpi accademici, al di là delle parole d•ordine comuni contro il disegno di legge Ruberti. Difficile pure capire in quante Università le attività didattiche siano effettivamente bloccate e in quali invece si svolgano occupazioni puramente simboliche, tese a creare spazi aggregativi che contestano ma non interrompono il normale malfunzionamento dell 'istituzione. Piacerebbe capire in quante e quali Facoltà si sono avviate elaborazioni comuni fra studenti e docenti, su quali terni, e laddove questo non si verifica se e in che' misura dipenda dalla strategia degli uni o dalla chiusura degli altri. Eppure, a guardarlo appena un po' più da vicino o llttraverso i suoi documenti locali (in questo caso torinesi), il movimento del '90, pur nella sua fragile identità, pone delle questioni non irrilevanti - e che non si può aspettare porti da solo a chiarezza e soluzione - sullo scenario torpido e rissoso della vita pubblica nel nostro paese. E si intravvede un linguaggio nuovo, più attento al concreto, alle differenze, al confronto, e anche alle procedure. Pur fra pulsioni contraddittorie ed estremismi imperituri, dalla mobilitazione attuale emergono alcune linee di fondo e valenze molteplici .e intrecciate. In primo luogo,' a livello istituzionale, un'esigenza di diverso funzionamento dell'Università, sia sul piano delle strutture sia dell'organizzazione e della qualità formativa, dopo·vent' anni di interventi legislativi mirati. soprattutto agli interessi del personale docente e sordi a quelli degli studenti. E il progetto Ruberti ha il torto di non fare eccezione a questa regola, pur non essendo quel diavolo che si dipinge nelle assemblee, con il rischio di farne un contenitore troppo stretto e in parte fuorviante del disagio e del malessere collettivo. In secondo luogo gli studenti esprimono istanze inerenti alla più vasta condizione giovanile, nella non facile ma salutare ricerca di una socializzazione, come dicono loro, "aperta alla città", di rapporti meno alienati o coatti di quelli imposti dai modelli imperanti dell'individualismo solitario e rampante o del consumismo anonimo e di massa. Visto che ne parlano e scrivo-· no, varrebbe la pena di provare a prendere sul serio anche questi aspetti. Le agitazioni in corso hanno infine una dimensione poFtica, cui non è forse estraneo il contesto internazionale che su ben più drammatiche piazze e dietro ben altri muri ha visto nuovamente masse di giovani studenti rivendicare diritti e democrazia. Se si ritiene che i movimenti dal basso, spontanei e non violenti (come questo finora è e si proclama), costituiscano il necessario completamento della vita democratica, bisognerebbe saper cogliere le istanze di "democrazia partecipata" e la riscoperta del "valore della gratuità del proprio impegno" (per' usare le parole di un loro documento) contro il monopolio della politica da parte dei professionisti.

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