Linea d'ombra - anno VIII - n. 47 - marzo 1990

IL CONTESTO Sugli studenti Tre lettere Giovanni Javis Anzitutto va detto questo: non vogliamo èontraddire con i due interventi che seguono il nostro impegno a "non interferire" e "non intervenire" sul movimento in corso nelle Università. Quella dichiarazione ha suscitato consensi specie tra i nostri lettori studenti, evidentemente stufi di fiancheggiamenti, indicazioni, consigli non richiesti e più o meno interessati. I testi che pubblichiamo non sono dunque critiche e consigli al movimento. Sono interrogazioni e riflessioni su quello che la lotta degli • studenti può significare, può diventare, può trasformare, dentro efuori .le Università. E, dunque, anche autointerrogazioni e autorijlessioni. È facile riconoscere, negli universitari del '90, tracce evidenti e consolanti del permanere di una insoddisfazione e una insofferenza giovanile che nemmeno il consenso neocapitalista e iperconsumista riesce del tutto a soffocare. È facile riconoscere una v~lontà di provare a riprendere in mano il proprio destino- a partire dal luogo dove più direttamente sembra determinarsi: le Università - che è anche una forma di resistenza e di ribellione al disimpegno, ali' individualismo edonista, al conformismo della delega. Ma oltre questo dato generale e generico, che non può che farci sentire vicini gli studenti che occupano le Università, ci sono altri elementi meno univoci, più ambigui, più discutibili. Lasciando da parte l'ovvia simpatia per chi occupa, gli interventi che seguono intendono appunto iniziare questa discussione. Foto di Roberto Koch (agerizia Contrasto). Gli studenti e le riforme Il movimento universitario dell'inverno '.89-'90 è stato lodato in modo unanime per la sua buona educazione. Così come i loro coetanei di Pechino e di Praga, i giovani italiani sembrano aver acquisito in massa e con.straordinaria spontaneità la cultura della non-violenza, si sono autoregolamentati in cortei e assemblee, e non solo si sono ripetutamente dichiarati democratici- senza troppi rischiosi aggettivi qualificativima nei fatti sono anche stati quasi sempre molto rispettosi di tutte le regole del gioco. Finora sono emersi pochi momenti di intolleranza, e perfino i danneggiamenti alle aule e suppellettili risultano limitati. Eppure gli studenti avrebbero tutti i motivi per essere arrabbiati. L'università italiana, vista nell'insieme, funziona male, insegna male, è pesantemente burocratizzata, non offre un sistema adeguato di incentivi, esenzioni e borse di studio, è estremamente carente nei servizi (biblioteche e laboratori in testa) e anno per anno appare più in ritardo - però, occorre aggiungere, in modi molto diseguali a seconda delle sedi e delle facoltà- rispetto alle esigenze di un sistema universitario europeo. Per tanti altri motivi che è difficile definire, per mille piccoli gesti e atteggiamenti, questi studenti sono estremamente convincent[. Lo sono forse perfino tr~ppo: risultano, si direbbe, simpatici a tutti, anche al presidente Cossiga, che li ha elogiati pubblicamente, e credo anche allo stesso ministro Ruberti, ·che è stato bonario e di mano leggera nel rispondere alle loro accuse. Davanti alle facoltà occupate non ho visto mai polizia, neppure defilata; dentro, senza troppo caos (e però anche senza tanti giovani) fra manifesti, fax e dazebao. ho trovato una solicia 13

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==