Linea d'ombra - anno VIII - n. 46 - febbraio 1990

TEATRO si da camera, con lo scopo di esplorare sistematicamente tutta quell'enorme zona della produzione mozartiana che rimane in ombra, e sulla quale non valgono a portar luce né il disco né la comune attività concertistica. I numeri d'opera mozartiani sono quasi 700: si esagera certamente se si asserisce che un buo!1 musicista o frequentatore di concerti ne conosca, sì e no, 200. E chiaro, quindi, quanto lavoro rimane da fare per completare la nostra conoscenza delle Sonate da chiesa, delle Messe e delle Litanie, delle arie vocali scritte per questo o quel cantante, degli stessi Divertimenti e Serenate, tutt'altro che universalmente noti. Non si ritiene già che debbano esser tutti capolavori; anzi, non si ritiene nemmeno che i tesori nascosti fra queste opere trascurate siano numerosi, ma è bene un compito cui non può sottrarsi .la cultura del nostro tempo, divenuta così analitica e minuziosa, quello di prenderne conoscenza pien·a. . Altre attività secondarie, ma praticamente utili, del circolo mozartiano, consisteranno nel promuovere rappresentazioni mozartiane presso il teatro d'opera della città, facilitarne l' accesso ai soci, tenerli informati di tutte le rappresentazioni che siano previste altrove e organizzare viaggi per assistervi, viaggi che culmineranno 1nel rituale pellegrinaggio estivo a Salisburgo. Per questi scopi i circoli mozartiani delle varie città si confedereranno, onde mettere insieme la più grande somma di influenze sociali ed ottenere il maggiore appoggio dalle autorità. Tutto questo progetto è un sogno, naturalmente, un sogno d'una notte di piena guerra, sognato ad occhi aperti tra le pareti in mattoni d'un rifugio, mentre fuori rimbombano gli spari dell'antiaerea. Ma perché, in fondo, non potrebbe a guerra finita diventare realtà, se appena si aggiungesse un po' di buon volere all '"indubbiobisogno di ristoro spirituale, alle aspirazioni diffuse verso un ovattato paradiso baudelairiano di ordine e di bellezza?. Si potrà, ali' occorrenza, far leva su quel tantino di snobistico che aureolava i circoli mozartiani del passato, per spillare i quattrini necessari a qualche munifico mecenate. Chissà quanti se ne troveranno per finanziare associazioni sportive, circoli per il gioco· del ponte, e simili; che proprio non se ne debbano trovare per dotare le nostre maggiori città di quel mirabile senato di persone equilibrate che saranno i circoli mozartiani? Dopo tutto, nonostante ch'essi nascano e prosperino essenzialmente sotto il segno leggermente egoistico d'un edonismo intelligente, non per questo è men vero che ognuno di essi sarà un autentico conservatorio delle qualità più rare e dimenticate - discrezione, misura, cortese urbanità dei modi - che facilitano ed appianano il viver civile ed il commercio degli uomini. Se questi fossero tutti dei "mozartiani" ... C'è qualcuno che dubiti, che le cose di questo mondo andrebbero alquanto meglio e che il compito degli uomini di stato sarebbe notevolmente facilitato? Da Saggi mozartiani, Il balcone, Milano 1945. COME LAVORARE IN DISCESA RAGIONAMENTIEAGGIORNAMENTISULTEATRO"MINORE" PiergiorgioGiacchè A Spoleto una sera di inverno un viaggiatore si imbatte nella ripresa di uno spettacolo famoso, l'ennesimo Ronconi Minore delle premiate edizioni umbre. Le Tre sorelle hanno subìto qualche avvicendamento di troppo fra gli interpreti--'-- gli dicono - ma su tanta carta rappresentano pur sempre uno spettacolo "da non perdere". Nella platea di uno dei più freddi teatri d'Italia, forse per la sorpresa di ritrovarsi aperto così lontano dal calendario estivo e glorioso del superFesti val, un rado pubblico applaude per scaldarsi, oltreché per abbonamento. Non certo per entusiastica convinzione. Ma la debolezza o l'errore dell'operazione non lo riguarda: riguarderebbe i critici ma .. bontà loro!, stavolta per davvero. Lo spettatore fa solo un computo impertinente: "ma è proprio vero che un Maestro - su questo non c'è dubbio - ha così tante cose da dire, così tante regie da fare in una sola stagione?" , Quello che lo'colpisce è infine un'altra cosa, forse un trascurabile dettaglio: un'abus.ata tela di tarlatana si stende a coprire l'intero boccascèna con la sua fastidiosa trasparenza, proprio come velava anche la precedente più felice produzione di un paio d'anni fa. Sarà per risparmiare? Sarà per rafforzare ironicamente la quarta parete? Sarà per ottenere l'effetto polveroso di una apprezzata "fotografia" <la cinema o d'antan? Per l'occasione non gli dispiace l'aumento, sia pure impercettibile, della distanza con gli attori, ma il divertimento - che nel bene o soprattutto nel male non manca - è come frenato da un effetto pellicola che aggiunge tanto gusto quanto disagio. Perché 86 poi andare a teatro: per ottenere una straordinaria quantità di pollici, sufficienti per eguagliare un televisore a colori con grandissimo schermo? Quell'ormai frequente patinare e proteggere la scena, con vari modi e luci, non si può dire che abbia una funzione.sul piano della Ricerca (o della Trovata) di nuove visioni spettacolari; men che meno sul piano dell'esperimento e invenzione di nuove relazioni tra attore e spettatore. E comunque non varrebbe discuterne in questo modo il senso o l'uso, se non interessasse coglierlo come un segno. Involontario magari, ma forse gli spettatori vanno proprio cellophanati così. E anche Io spettacolo. Almeno un certo tipo degli uni e dell'altro. Questa è comunque una di quelle minuscole e stilistiche differenze che separano il grande nome dalle piccole proposte. Un giovane regista di gruppo non potrebbe permettersi una scelta così: per fare quadri bisogna essere pittori già affermati, per fare quadri polverosi bisogna essere anche antiquari e a.molti giovani e piccoli nomi non sarebbe nemmeno venuto in mente questo sipario di insostenibile leggerezza. · · C'è teatro e ''teatrino" Sembra proprio che il Teatro abbia sconfitto per sempre il "teatrino". E la colpa - se c'è una colpa - non si può dare soltanto alla circolare destra e al reiterato tentativo di farla diventare sempre più sinistra. E il merito-se si tratta di un merito - non Io si può dare all'accresciuto interesse e competenza del

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