MUSICA vellutati, come il clarinetto e la viola. La loro propensione ad isolarsi dalla moltitudine e a federarsi in piccole consorterie votate al culto del loro idolo (società e circoli mozartiani fioriscono in Germania, in Francia, in Inghilterra, in Svizzera e in America) li ha esposti finora ad un vago sospetto di snobismo e di posa. Oggi, qualcosa sembra che stia cambiando nella disposizione del mondo verso Mozart. L'eco del recente anniversario non si è spenta del tutto. Una recente statistica per la Germania annuncia più che triplicate le esecuzioni d'opere mozartiane nella stagione 1941-42: 2288, contro 1668 di Verdi, 1478 di Puccini e 1183 di Wagner. Sembra in diminuizione il numero delle persone che Mozart "annoia". Negli animi affaticati dalla diuturna lotta si genera forse un principio di stanchezza per la protervia eternamente "pugnace" di Beethoven. (Si tratta sempre, ben inteso, di disposizioni psicologiche, dalle quali esula ogni pretesa di valutazione critica.) Sentita un tempo come qualcosa di gratuito e astratto, la serenità mozartiana comincia ad apparire un balsamo all'amarezza dei tettlpi, un benefico dono divino. Fra tanto squillar di fanfare e rullar di tamburi, il suo discorso sommesso riposa con la gentilezza d'un'anima cui la modestia è innata, e riconduce il profumo di virtù screditate, come la discrezione, l'urbanità, il ritegno, in luogo dell'universale sicurezza di sé. In mezzo a tanto aggressivo scatenarsi di prepotenti personalità, Mozart è il povero vaso di coccio in viaggio tra i vasi di ferro. "Voglio un'arte d'equilibrio, di purezza, che non sia di inquietudine o turbamento; voglio che l'uomo stanco, affranto, sfinito abbia dalla mia pittura calma e riposo": questo si proponeva Matisse circa vent'anni or sono. È in questo senso che oggi cresce con lentezza insinuante la popolarità di Mozart. È delle opere d'arte come dei sistemi filosofici, e per quanto valide d'una imperitura e assoluta bellezza, hanno ognuna il suo tempo e luogo: ciò che si chiama volgarmente l'attualità, e che esse perdono e riacquistano secondo il variar degli eventi. Concezioni serene come il Ratto dal Serraglio o la Piccola SerenataNotturna possono parere superflue a chi non chiede riposo. Nella quiete d'una vita ordinatamente felice non si avverte la "necessità", il senso riposto di creazioni equilibrate e armoniose come il Quintetto con clarinetto, Ma quando lo spirito è digiuno di bellezza, quando il gusto è offeso dal ferreo imperio della violenza che popola il mondo di disarmonia, quando le strade stesse delle città offrono immagini sinistre di regresso dal cosmo nel caos-vuote occhiaie di isolati distrutti,rivelazioni oltraggiose di case sventrate, disordine di muri abbattuti e di sostegni divelti-, allora questi poemi di suoni da cui ci aveva un poco tenuti lontano il carattere troppo ovvio della loro bellezza, si ergono innanzi al nostro spirito nella loro adorabile euritmia come pure espressioni della Forma, principio supremo d'intelligena ordinatrice e plasmatrice del mondo. Nella ricostruzione dell'anima che si avvierà a pace raggiunta, il culto mozartiano sarà un fattore di prim'ordine. Il bisogno di riposo, di pace e di distensione farà del dopoguerra la grande ora di Mozart, la prima della storia. Moltiplicandosi sotto la spinta delle necessità spirituali, i circoli mozartiani perderanno la loro sfumatura di snobismo lievemente egoistico e nei luoghi dove gli uomini avranno più sofferto svolgeranno una sommessa opera di assistenza interiore, irradiando un alone di serena quiete, confortando al sorriso e alla felicità. Quali forme potranno assumere e quali compiti svolgere queste istituzioni? Niente di eccezionale, e ness~ma ambizione straordinaria. Saranno, prima di tutto, "circoli", cioè luoghi di ritrovo e di riposo, e non associazioni culturali che si propongano chissà quali incrementi delle ricerche musicologiche. (Anche se niente impedirà loro di promuovere o favorire, ove se ne presenti il destro, iniziative più specificamente connesse al progresso degli studi mozartiani.) Ma lo scopo essenziale, da tener ben fermo, sarà quello di contribuire alla beatitudine degli associati, offrendo loro la possibilità di abbeverarsi con la maggiore larghezza possibile, e nell'ambiente e nelle circostanze più favorevoli, alle fonti di quell'arte che alla beatitudine umana è fra tutte la più propizia. Il locale vorrà essere accogliente e discreto, disposto con particolari accorgimenti. Dagli arredamenti moderni si accetteranno tutti gli incrementi del benessere fisico eh' essi hanno indubbiamente promosso; ma si eviteranno eccessi di rettilineo novecentismo. Possibilmente in qualche vecchio palazzo, costruito con irrazionale spreco di spazio, si sceglierà un ambiente composto d'un grande salone e di molte salette piccole, raccolte, con abbondanza ·di poltrone in pelle e velluto comodissime, pavimenti silenziosi, tappeti. Poiché, naturalmente, una delle attività principali del circolo sarà quella di alimentare una biblioteca, le pareti saranno per lo più imbottite di libri; nelle superfici rimaste libere, poche e rare incisioni di ritratti e paesaggi mozartiani. Nei locali del circolo non ci sarà mescita né alcuno spaccio di consumazioni; né si giocherà alle carte o a biliardo. Al Circolo Mozartiano si conversa, si legge, si fa musica e se ne ascolta, si dorme, magari su una poltrona, ma non si mangia, né si beve, né si gioca. (Però, per il mangiare e il bere si potrà - caso mai - escogitare qualche sistemazione vicina, ma completamente separata dai locali del Circolo.) La biblioteca conterrà anzitutto le opere complet~ di Mozart, possibilmente in doppia copia, e con moltissimi duplicati delle opere più importanti. Ugualmente cercherà di procurarsi quanto più è possibile della sterminata bibliografia mozartiana, anche qui con numerosi duplicati delle opere principali. Il catalogo Kochel, la biografia di Jahn-Abert e l'opera di Wyzéwa e Saint-Foix saranno i testi sacri dell'associazione. Non occorre descrivere la meravigliosa vetrina trasparente, con illuminazione diffusa dall'interno, che accoglierebbe gli eventuali cimelì o autografi mozartiani, nella piuttosto inverosimile ipotesi che il nostro circolo riuscisse ad assicurarsene qualcuno, La discoteca sarà un'istituzione essenziale e preziosissima del circolo. Tutte le incisioni mozartiane che nel mondo si sono approntate, dovrebbero essere raccolte, aggiornate e frequente-· mente rinnovate, a disposizione dei soci. Non però asportabili, bensì da ascoltare in sede, grazie ai numerosi e perfezionati grammofoni distribuiti nei varì salottini. Non si farà limitazione nel numero dei dischi concessi in audizione: ma si auspica che i soci siano dotati di sufficiente civiltà musicale per non imitare il barbaro costume dei concerti pubblici, d'infilare due, tre, magari quattro capolavori in una sola sera. La degustazione di opere come il Quartetto in re mirrore, la Sinfonia in mi bemolle, e infinite altre, non può lasciare a persone educate e sensibili il desiderio d'altra musica, bensì il bisogno di raccogliersi in una deliziosa rimeditazione di quella appunto udita, o, se mai, il desiderio laudabilissimo, e da soddisfarsi senz'altro, d'una seconda esecuzione. Di dischi nuovi o particolarmente rari che vengano in possesso dell'associazione, questa potrà eventualmente organizzare audizioni collettive nella grande sala di concerti, magari con eventuale illustrazione critica, così come la sala stessa ospiterà conferenze di mozartiani illustri o anche di gente che, senza essere illustre, dia affidamento di aver qualcosa di buono da dire. Ma l'attività più vitale del circolo sarà quella concertistica. Non certo concerti di grandi virtuosi che vengano ad eseguire per la · millesima volta la solita Sonata per violino in mi bemolle, ma concerti di buoni elementi locali, anche riuniti in piccoli comples8 S
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