S P E T T A C O L O PROGRAMMA PER UN CIRCOLO MOZARTIANO (1944) MassimoMila Poco più di un anno fa moriva a Torin~ Massimo Mila, certamente il maggior critico e saggista italiano di musica per molti decenni e, inoltre, uomo di rara sensibilità culturale, di prese di posizione politiche e civili coraggiose e spesso controcorrente. C'era, a "Linea d'ombra", - una rivista che Mila dichiarava di apprezzare - il progetto di una lunga intervista con lui, che non è stato più possibile fare. Lo ricordiamo perciò riproponendo un testo pochissimo noto e, a nostra conoscenza, maipiù ristampato, scritto negli ultimi mesi della guerra. Ringraziamo caldamente la signora Anna Giubertoni Mila per avercene autorizzato la pubblicazione. (G.F.) 84 ...uscirò dal largo cerchlo della società, mi separerò dal suo modo di pensare, formerò una setta che non solo ponga Mozart in alto, ma non conosca altri che Mozart... (Kierkegaard) Sempre che i viventi non ne'facciano una tribuna della propria. ambizione, i centenari lasciano per lo più il tempo che trovano; su per giornali e riviste specializzate destano un breve rumore, paragonabile alla distratta curiosità che spinge a leggere, per strada, gli annunci funebri appesi ai portoni, poi vengono rapidamente passati agli atti, mentre il celebrato ricade nel rispettoso oblio della sua secolare lontananza. Ma qualche volta un anniversario cade in epoca favorevole, e viene ad alimentare una corrente spirituale che cercava di farsi luce, che, maturata inconsciamente nel sottosuolo delle anime, non chiedeva appunto che un'occasione, per prendere coscienza di sé ed imporsi con l'evidenza. Sul finire del 1941, cioè rtelcuore di questa guerra, il mondo civile ha celebrato il 150° anniversario della morte di Mozart, e una scìa luminosa di gentilezza ridente se ne è protratta fra i riverberi sanguigni del conflitto. Raramente un anniversario è caduto tanto a proposito ed ha incontrato rispondenza così felice nelle disposizioni del presente. Molto verosimilmente stiamo passando - con la complicità dei tempi calamitosi -da un'età beethoveniana ad un'età mozartiana. Non si tratta, naturalmente, di revisioni dottrinali sul valore dei due artisti, ormai al riparo da ogni resipiscenza critica. Si tratta del seguito che l'arte loro, improntata a così diverse caratteristiche umane, può aspettarsi di trovare nel mondo contemporaneo. Si tratta - diciamo pure la parola screditata - della "moda" mozartiana che ha tutta l'aria di volersi sostituire alla "moda" beethoveniana. Mozart e Beethoven sono una di quelle coppie - AristoteleePlatone, Ariosto e Tasso, Racine e Comeille, ecc. -che la storia si compiace di distribuire ad arte nel corso delle esperienze umane, preparando agli ingenui infiniti affanni di inutili raffronti e valutazioni parallele. Segnano, queste coppie, gli estremi di certi movimenti pendolari dello spirito, e l'umanità si volge ora all'uno ora all'altro segno ch'esse additano, a seconda che la spingano i vari eventi della sua storia e gli umori che se ne determinano. La popolarità di Mozart è stata sempre ostacolata da un orientamento degli animi tutt'altro che propizio. Sintesi della cultura settecentesca, la sua arte è fiorita sull'estremo limite di un mondo tosto spazzato dalla Rivoluzione: e sulle rovine si eresse il secondo termine dei binomio, Beethoven, folgorante profeta musicale dei tempi nuovi. Accompagnandosi per lo più alla nostalgia dell' ancien régime, il culto di Mozart rimase prerogativa di maturi gentiluomini o di delicate anime femminili. Ci voleva un eccezionale candore, oppure una straordinaria stanchezza disabusata di tutte le esperienze, per gustare, nella solerzia animosa dell'età romantica, l'arte di Mozart. E questa disposizione si è perpetuata fino ai nostri giorni. Chi s'è avvezzato, nella frequenza ai concerti e ai teatri d'opera, al sostanzioso alimento · beethoveniano e wagneriano, rinnova più o meno apertamente la propria delusione ad ogni contatto con l'arte di Mozart. Questa vena purissima d'acqua di fonte "non dice niente" a chi ha gustato la furia drammatica della Quinta Sinfonia o la consistenza sensuale (nonché l'orpello ideologico) dell'Anello del Nibelungo . . Così i "mozartiani" sono rimasti fino ad oggi un'aristocrazia bene individuata, di gusto sottile, di modi urbanamente riservati. Nella folla si riconoscono e si attirano magicamente. Li distingue l'avversione per i colori vivaci, per le maniere vistose; trombe e tromboni, i membri dell'orchestra più clamorosi, considerano con diffidenza e sospetto. Amano il timbro opaco di strumenti
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