SCRIVERE E PUBBLICARE Alan Sillitoe traduzione di Marisa Caramella Le prime influenze letterarie - se così si possono chiamare - le ho subite dal cinema. Ricordo di aver visto un film, nei primi anni Quaranta, uno di quei film di serie B che venivano da Hollywood, sulla vita del grande primo ministro inglese Benjamin Disraeli. La scena che ricordo si svolge durante un dibattito alla camera dei Comuni su una questione di grande importanza: Disraeli siede con gli occhi chiusi, apparentemente addormentato, mentre il leader dell'opposizione, probabilmente Gladstone, fa il suo discorso. Sembra proprio che Disraeli dorma e non ascolti quello che ha da dire il,suo principale avversario. Ha già preparato il suo discorso, e non vuole essere influenzato da qualunque argomento possa essere sollevato contro le idee che intende esporre. Forse non si trattava di un segno di sicurezza, bensì di un manierismo per confondere i suoi nemici, ma mi fece una certa impressione perché la consideravo una tattica a me congeniale. Altrimenti perché mai ricorderei la scena di un film visto tanto tempo fa, mentre ne ho dimenticato completamente una gran quantità di simili? Questo, pensai, mentre Disraeli riposava col mento appoggiato sulla mano, è il modo di trattare con chiunque si metta contro di me. La scena mi colpì perché rappresentava il comportamento di un individuo che aveva fiducia in se stesso in un'epoca che sembrava considerare tale atteggiamento una virtù. Il fatto che Disraeli non sembrasse particolarmente interessato a quello che stava dicendo il suo avversario era la dimostrazione della sua profonda convinzione nelle proprie idee. Non ha forse detto re Davide, il poeta: "Che si vergognino e si confondano coloro che vogliono la mia anima, che si voltino indietro e vadano. in confusione coloro che desiderano il mio male"? L'individualismo che sconfina con l'eccentricità, fino a "tagliarsi il naso per far dispetto alla faccia", non ha mai goduto di diffusa approvazione. Oggi viene occasionalmente considerato una virtù, ma si faanche di tutto per salvarsi dai suoi eccessi - ci si aspetta che ogni beneficio derivante da tale condotta vada a vantaggio della società, e che il responsabile si ravveqa prontamente. L'era delle telefonate, delle chiacchierate in diretta, delle interviste televisive, rende difficile ai politici comportarsi come Disraeli, cosa che invece mi è sempre sembrata possibile per gli scrittori. Forse tutto questo ha poco a che fare con Sabato sera, domenica mattina, se non per il fatto che si tratta del mio primo romanzo pubblicato. Ci fu una certa incertezza se pubblicarlo o meno, addirittura, e anche se penso che la mancata pubblicazione non sarebbe stata un grave perdita, dato che sapevo che prima o poi avrei pubblicato qualcuno dei miei romanzi, la questione mi sembrava molto importante, a quel tempo. Suggerire che uno scrittore abbia cominciato a lavorare al primo romanzo fin dalla nascita può sembrare un 'idea davvero ordinaria. Io, comunque, non riesco a tornare tanto indietro nel tempo, e provo una certa inclinazione a farlo soltanto perché questo esercizio potrebbe gettar luce su quello che ho da dire. Quella del cinema non fu l'unica influenza che subii in quegli anni. C'erano anche i libri, certamente. Uno dei primi mi fu da- . to da un insegnante che voleva liberarsene, insieme ad altri, pri78 Alan Sillitoe in una foto di S. Bassouls(Sygma/G.Neri). ma di un trasferimento. Si intitolava History Day by Day, ed era un volume di 732 pagine, esattamente, due per ogni giorno del1'anno. A parte gli avvenimenti che avevano a che fare con la storia d'Inghilterra, le altre date considerate importanti concernevano scrittori e artisti. Alla data 4 luglio 1802 veniva registrata lanascita di Alexandre Dumas. Una pagina era dedicata alla storia della sua vita, con un elenco delle sue opere migliori, mentre l'altra riportava un brano tratto da Il conte di Monte cristo. Curiosando in qùel guazzabuglio di fatti, narrativa e brevi biografie, acquistai una certa familiarità sia con la letteratura che con la storia. C'e~ rano estratti delle parti più eccitanti di famosi romanzi, che mi spinsero ad andare in biblioteca a prendere i libri e leggerli per intero. Inoltre, se a dieci o undici anni avevo già letto classici come I miserabili o Il conte di Montecristo, era anche perché ne avevo ascoltato la riduzione radiofonica alla BBC, un 'altra benefica influenza che risale a quei tempi. A undici anni la nonna mi convinse a dar gli esami per una borsa di studio per la scuola secondaria a indirizzo classico. Immagino che si fosse accorta dell'attrazione che provavo per i libri che teneva in salotto, premi guadagnati al catechismo, nel corso degli anni, dai suoi otto figli. Vole\lOvincere quella borsa di studio perché sapevo che nelle scuole secondarie a indirizzo classico si insegnava il francese. Conoscere quella lingua significava vedersi aprire automaticamente le porte che conducevano al mondo. Un mio amico e vicino di casa aveva un fratello che gli aveva insegnato a contare fino a dieci in francese, e mi aveva trasmesso quel po' di sapere. Comperai un dizionario per sei pence, e cominciai a tradurre pezzi di giornale in francese semplicemente sostituen-.
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