Linea d'ombra - anno VIII - n. 46 - febbraio 1990

stato per radunare le truppe necessarie a invadere il regno dei proprietari? Non sarebbe stato più semplice risolvere tutto con una piccola operazione di guerriglia, con pochi fedeli compagni? Che bisogno c'è di invadere l'Impero dei proprietari? Certo, sarebbe bellissimo riuscire a liberare l'intero pianeta, però intanto io languo nella casa della mia padrona ... Non potresti almeno liberare me per prima, in modo da portarmi con te nel Burundi, dove potrei regnare accanto a te, aiutarti ad amministrare lo stato, preparare con te la rivoluzione mondiale? Veramente valuti così miserevolmente la mia collaborazione? Veramente ti manco così poco che puoi rimandare così a lungo il giorno che ci rivedremo? E se il tuo piano fallisse? Se i burundiani, esasperati dalla tua dittatura feroce, si sollevassero contro di te? Come puoi essere sicuro che questo non avverrà? Rischiamo di non vederci mai più ... I giornali di qui, fra l'altro, scrivono che nell'Impero dei proprietari si stanno prendendo in considerazione serie misure per soccorrere il popolo oppresso da Pol-Pit. Amnesty International sta raccogliendo fondi "per rovesciare l'iniquo regime del sanguinario dittatore Pol-Pit, flagello dell'umanità". Tremo quando sento questi discorsL Il popolo oppresso da Pol-Pit! Pol-Pit un sanguinario! No, devono essere tutte bieche menzogne, vile propaganda dei proprietari contro il tuo stato felice. · Vorrei tanto raggiungerti! Manda una pattuglia a liberarmi, non attendo altro, sogno giorno e notte il momento in cui ci rivedremo. Non tardare, Pit, le mie orecchie già mostrano i primi segni di un incanutimento precoce, e il collare crudele consuma la pelliccia del mio collo ... Ti attendo come il Messia. Ro si inchina al tuo potere, e osa tuttavia darti una leccatina sul dittatoriale naso. RICARDO Carlo De Angeli Sono alla lavagna. Sto scrivendo con le spalle voltate alla classe. Il brusio, il rumore sono insopportabili. Continuo a trascrivere, imperterrito, l'esempio numerico del primo teorema di Ricardo, quello che vuol dimostrare la convenienza del commercio internazionale. Quasi certamente ai miei allievi non interessa. È scontato. - Potrei voltarmi e richiedere il silenzio. Forse mi ubbidirebbero, soprattutto se li minacciassi con dei voti negativi sul registro. Ma io non voglio. Non voglio un'attenzione coatta. I miei allievi sono liberi, liberi di non interessarsi alla mia materia, a quanto sto scrivendo, a David Ricardo. La libertà degli studenti è fasulla, fittizia. È troppo facile, demagogico pretendere un loro vivo, naturale coinvolgimento. Senza mezzi coercitivi, la minaccia di voti negativi, gli studenti si distraggono fatalmente. È illusione, è utopistico che io esiga una loro spontanea attenzione. Dovrei voltarmi e richiamarli. Non lo faccio. Perché?'Mi ripugna? No, non penso. E allora? STORIE/DE ANGELI lo continuo a credere che il pensiero di Ricardo meriti il rispetto, l'interesse dei miei studenti senza che li debba forzare. Sto scrivendo il banale caso esplicativo, usato da Ricardo stesso, per sottolineare i vantaggi dello scambio internazionale. Due paesi, Inghilterra e Portogallo, producono due beni, stoffa e vino. Il discorso si complica parlando di costi comparati, valore di scambio, ragione di scambio. Ma la difficoltà è solo apparente. L'esempio numerico di Ricardo è illuminante, dovrebbe fugare ogni dubbio. I miei studenti continuano a fare rumore e io non mi decido a voltarmi. Dovrei farlo, se non altro per salvaguardare la mia immagine e quella di Ricardo. Non è credibile un professore che consente questo chiasso senza reagire. Il mio atteggiamento permissivo è una muta autorizzazione: già, i miei studenti si sentono autorizzati a non ascoltare la lezione, a fare dell'altro, a pensare ad altro. Ma quel che più temo è che i miei studenti si sentano autorizzati a ritenermi un pessimo professore, così indifferente al suo lavoro da accettare e permettere qualsiasi comportamento durante le lezioni. Invece non è così, non è così. lo amo l'economia politica, amo la materia che insegno. L'esempio di Ricardo dimostra in maniera inequivocabile come con lo scambio si avvantaggino sia il Portogallo che l'Inghilterra. Il discorso può essere facilmente esteso a più beni e a più paesi. Ma io mi fermo. Non voglio confondere le idee ai miei allievi introducendo modelli più complicati. Del resto, gli esempi più semplici, pur essendo un po' paradossali, sono già sufficienti a sottolineare i meccanismi reali dell'economia. lo mi accontento. Mi accontento che i miei studenti intuiscano la logica sottostante ai grandi processi economici. In questo senso Ricardo è un caposaldo. Ancora oggi è citato come uno dei padri del libero scambio. Il rumore è ormai insopportabile, ma per fortuna ho finito di scrivere. Mi accingo a voltarmi nella confusione generale. Probabilmente sorprenderò qualche studente in piedi o in atteggiamenti strani. Non mi devo lasciar impressionare. Tra poco suonerà la campana del cambio dell'ora. Sarà un sollievo per tutti: per me, per i miei allievi e per David Ricardo. Non mi voglio voltare per poi fingere di essere sorpreso dal comportamento di qualche allievo, forse a spasso per la classe o intento a studiare la materia dell'ora successiva. Sto qua, offrendo la schiena alla classe. E guardo il mio divertente esercizio numerico, ispirato da Ricardo, con evidente orgoglio. Non parlo. Contemplo quanto ho scritto alla lavagna con aria dubbiosa, perplessa. Lascio intendere che potrei aver sbagliato. Devo pur giustificare il mio comportamento, il mio atteggiamento di uomo alla lavagna, voltato e indifferente a una classe sempre più rumorosa. L'Inghilterra ha interesse a produrre stoffa in cambio del vino proveniente dal Portogallo. Il vantaggio è reciproco. È questa la conclusione di Ricardo. L'autarchia allora non paga, il magnifico isolamento è anacronistico, antieconomico. Ci sarebbe poi un secondo teorema che dimostra come la specializzazione segua i costi comparati. Il discorso si farebbe un po' più complesso. Il mio professore all'Università si era perso nei calcoli, che in verità non erano particolarmente difficili. Si tratta75

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