Linea d'ombra - anno VIII - n. 46 - febbraio 1990

STORIE/PERA tutta la mia vita. Hai presente il tipo del perfetto crumiro, del perfetto leccaculo, del più abietto travet? Non mi ha degnata di uno sguardo finché il suo padrone non gli ha dato una pacca sul capo, lui s'è messo a scodinzolare, poi si è rizzato sulle zampe di dietro, e il suo padrone gli ha fatto: Martino, annusa un po' la cagnetta della signorina, non startene lì per i fatti tuoi, non sta bene ... Il volpino allora ha leccato la mano al padrone, e mi ha guardata coi suoi furbeschi occhietti puntuti. Avevo tantissima voglia di divertirmi, ma mi è presa una rabbia, a vedermi davanti quel pietoso lacchè ... per giunta la mia padrona mi ha dato una carezzina anche lei e mi ha detto di fare la brava: su, Ro, guarda che bel volpino, perché non ci giochi un po'? Mio carissimo Pit, che squallore! Avere una voglia pazza di divertirsi e trovarsi di fronte quella specie di servo appagato, quel cane ammaestrato, che fa solo quello che gli dice il padrone! E almeno avesse avuto uno intelligente, per padrone ... ma no, era l'essere più squallido di questa terra, uno tutto prudente ... sai, alla fine ha fatto sbadigliare perfino la mia padrona, e grazie al cielo ce ne siamo andate ... la mia padrona si era talmente annoiata col signore barbuto-occhialuto, che a casa si è buttata sul letto e ha dormito venti ore di seguito. Certo, se imparasse a darmi retta! Ma hai visto com'è! Ogni tanto si lascia guidare, ma poi le viene la strizza, e fa marcia indietro. Pit adorato, ti ricordi quel giorno che ci siamo visti per la prima volta? Il tuo padrone passeggiava nervosamente per il parco, si vede che aspettava qualcuno ... io ero come al solito seduta in grembo alla mia padrona, che non mi mollava. A un certo punto ho annusato qualcosa nell'aria che mi piaceva molto, che mi piaceva proprio ... Anche tu devi avermi annusata nello stesso momento, e infatti ci siamo visti nello stesso istante dopo esserci a lungo cercati col naso per aria. Il tuo padrone stava andando via, tu hai cominciato a tirare al guinzaglio, anch'io ho cominciato a saltare sulla panchina, a mordere il libro che stava leggendo la mia padrona, alla fine glielo ho fatto cadere, mentre lei lo raccoglieva mi sono messa a raspare per terra e le ho sporcato di sabbia il· vestito bianco. Lei ha lanciato un urlo, isterica com'è sembrava che l'avesse aggredita qualcuno, il tuo padrone l'ha sentita ed è venuto a soccorrerla, tirato da te che gli mettevi le ali ai piedi... Mentre loro stavano a dire le loro svenevolezze, noi ci siamo annusati ben bene, e ci siamo proprio piaciuti ... Tu hai dato un bello strappo, e ti sei liberato, la mia padrona urlando aveva già allentato la presa, e così abbiamo fatto un bel balzo e siamo corsi via nel parco, coi guinzagli che balzellavano per terra ... È stata una corsa bellissima, era non so quanto tempo che non riuscivo a far fessa la mia padrona ... Sarebbe stato magnifico riuscire a fuggire insieme in Burundi, ma questi maledetti parchi milanesi ... mica facile nascondercisi ... se non altro la nostra fuga ha costretto i nostri padroni a mettersi insieme per inseguirci. Erano così buffi, loro così lenti che ci correvano dietro, la mia padrona che arrancava sui tacchi, il tuo padrone che magari sarebbe anche riuscito ad acciuffarci subito, ma era un proprietario educato e doveva fermarsi di continuo ad aiutare quell'incapace della mia padrona che non faceva che inciampare e mandare gridolini ... Quando alla fine sono riusciti a prenderci erano tutti accaldati, col fiatone, e sono scoppiati a 72 ridere ... Pensa, senza di noi non si sarebbero mai incontrati, non avrebbero mai fatto amicizia, e adesso pretendono di venirci a dettar legge. Si facessero almeno i fatti loro! No, devono venire a sindacare su cosa possiamo fare e non fare noi. In fondo, mica gli impediamo di leggere i loro libri, dire tutte le loro scempiate intellettuali, di fare salotto, no? dopotutto noi siamo capacissimi di sbrigarcela da soli, ce la siamo sempre sbrigati da soli, in realtà, anche quando loro ci tenevano al guinzaglio, ma loro ... Oh, loro sono dei veri mostri. Non si accontentano di leggere i loro libri, di passare le loro insulse giornate nel più desolante mortorio verbale, il guaio è che si accorgono che noi, sia pure imprigionati, valiamo cento volte più di loro, si rendono conto che se solo riuscissimo a fuggire insieme in Burundi, noi di loro ce ne infischieremmo del tutto, mentre loro, sen:z;adi noi ... Te li vedi coi loro squallidissimi libercoli ingialliti che sbadigliano al parco, e non sanno cosa diavolo fare per giornate intere ... E adesso, i mostri, vorrebbero impedirci di giocare insieme. Che noia gli diamo? Si sono messi a dire che sciupiamo i tappeti, che siamo troppo scalmanati, che i vicini protestano perché i nostri guaiti si sentono anche in strada,. e che il portiere ha protestato. Balle! La verità è che loro sono invidiosi, non sanno più di cosa parlare, ormai hanno esaurito tutta la letteratura che conoscono, ci guardano mentre ci divertiamo senza di loro, e sono imbarazzati di non sapere cosa fare mentre noi lo sappiamo benissimo. Mio caro Pit, se solo ci riuscisse attuare il nostro piano di fuga! Sì, lo so, prima di arrivare al Burundi ci sono moltissimi stati di proprietari da attraversare, i guardiani sorvegliano le frontiere, le loro spie sono infiltrate da tutte le parti ... Avremo anche innumerevoli problemi di sopravvivenza, non siamo abituati a rubare e dovremmo imparare... Quelli a furia di nutrirci con carne in scatola ci hanno quasi rimbecilliti... Io comunque so dove la mia padrona tiene nascosti i biscotti, e potremmo provare a portarcene dietro una piccola scorta ... Ti lecco il naso, ti lecco le zampe, ti annuso tutto e aspetto la tua risposta. La tua Ro che ti ama tanto. Carissimo Pit, mio perduto bene, se solo sapessi che sorte terribile mi è toccata dopo il fallimento della nostra fuga! Mentre ti scrivo mi chiedo: ti giungerà mai la mia lettera? Io la indirizzo in Burundi, che spero tu sia riuscito a raggiungere lo stesso. Carissimo Pit, ti immagino che scorrazzi felice in quel libero paese dove ci si chiama per nome omettendo perfino i patronimici. Ti invidio molto, puoi bene immaginare perché. È stata così breve la mia ora di libertà! Che imprevidenza, pensare di partire dalla stazione Garibaldi. Non posso che rimproverare me stessa. Sapevo bene, dopotutto, che la migliore amica della mia padrona ha lì il chiosco dei giornali... ma ero così eccitata dalla fuga, che sono diventata imperdonabilmente distratta. Che rabbia, vedersi riconosciuta e smascherata! Quella carogna mi ha subito agguantata per la collottola, e mi ha chiesto cosa ci facevo lì da sola. Hai fatto bene a non rispondere al mio ululato di aiuto: cosa potevi fare, dopotutto? C'erano un mucchio di proprietari in giro, e non avresti ottenuto altro che di venire catturato anche tu. Almeno, se

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