ogni momento può portare a un nuovo disastro. Il mancato approfondimento di queste nostre eredità si riflette anche nel modo impacciato, confuso, strumentalmente manicheo con il quale si dibattono le più spinose questioni: l'aborto e la ricerca sui feti, la sperimentazione animale e quella sull'uomo, le biotecnologie riproduttive e non, l'accanimento terapeutico, l' eutanasia attiva. Qui siamo ormai maturi per una serie di gravi incidenti di percorso, poiché al progresso tecnico e alla cieca protervia di buona parte del mondo della ricerca e della medicina si oppone la dimenticanza di fatti storici importanti. Per esempio, le leggi più restrittive sulla sperimentazione animale le ha avute proprio quello stato nazista in cui doveva prevalere una nuova religione della natura, un rapporto immediato e intuitivo con essa, anziché un pensiero scientifico logico, matematico, astratto, insomma "ebreo". D'altra parte non è a caso che quando fa comodo si invochino a sproposito i misfatti del nazismo. Parlando di eutanasia, per esempio, il Presidente della federazione degli Ordini dei Medici, professor Eolo Parodi, ha di recente affermato: "un certo Adolfo aveva queste manie, di fare un forno casalingo per quelle che chiamava le 'soluzioni finali'" (22). Qui hanno visto giusto quei Elaborazione grafica di Albe Steinerda un fotografia. SCIENZA/BIGNAMI medici olandesi che sono oggi impegnati in difficili esperienze di applièazione della eutanasia attiva nei casi più estremi e disperati (quelle che nei Paesi Bassi restano formalmente un crimine, ma con l'accordo tra i procuratori di non intervenire ove venga rispettato un dato codice). Ma che rapporto c'è, essi dicono, tra i misfatti del nazismo e ciò che noi tentiamo di fare? Ma perché sempre si implica che la società non possa compiere, a fronte di nuove esigenze, dei piccoli passi in avanti senza sfociare nel nichilismo morale (23)? Qui i confronti si dovrebbero estendere ad altri problemi, come quello della ricerca sugli embrioni o quello dell'ingegneria genetica: tutte questioni indubbiamente spinose, ma comunque non risolvibili a suon di scontri tra il trionfalismo scientifico e l'evocazione delle atrocità naziste. Proprio in Germania questa dinamica sta oggi producendo i suoi effetti perversi: da un lato fioccano le norme rigorose che bloccano ogni ricerca sui feti e costringono alla fuga le attività di ingegneria genetica; dall'altro prendono forza le proposte di ripristinare la sterilizzazione obbligatoria per certe categorie di disabili mentali. Su tali interrogativi deve chiudersi, senza tentare una risposta, questa scorsa dei problemi che ci pongono alcune pesanti èredità della medicina e della scienza, e non solo di quella nazista e fascista. Non è artifizio retorico concludere che il bilancio com67
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