Linea d'ombra - anno VIII - n. 46 - febbraio 1990

SCIENZA/BIGNAMI Quanto pesa su noi tutti una tale eredità? faceva regolarmente la supervisione dei corsi speciali per i medici delle SS. Nei tardi anni Trenta lo troviamo attivo nel programma di sterilizzazione dei "bastardi del Rheinland", i cui padri erano soldati delle forze di occupazione francesi e belghe dopo la 1• guerra mondiale. Alla vigilia dell'attacco alla Polonia Fischer arringava i baroni della Ruhr, parlando della necessità di "eliminare il nostro maggiore nemico", cioè gli ebrei. E ancora il 10giugno 1944, Fischer accetterà l'invito di Rosenberg a dirigere un grosso congresso anti-ebraico che si sarebbe dovuto tenere a Cracovia. Ernst Riidin, direttore di un altro famoso Istituto Kaiser Wilhelm - quello per la psichiatria a Monaco - meriterà dai suoi collaboratori l'appellativo di "Reichsftihrer per la psichiatria . e la sterilizzazione". E lui infatti uno dei principali promotori e architetti del programma eugenico di sterilizzazione obbligatoria, il programma che costituiva una diretta applicazione dei "risultati" dei suoi studi di genetica psichiatrica. Da qui a chiamare malattia l'appartenenza a una razza non ariana il passo è breve, e Riidin lo fa senza esitare. Infatti si guadagna più di una decorazione speciale, ora dal Fiihrer, ora dal suo Ministro degli Interni. Nel 1944, al culmine dell'olocausto, una di queste medaglie riconoscerà in lui il "pioniere della igiene ereditaria". Il barone professore Otrnar von Verschuer va ancora più diretto alla sostanza. Dalla documentazione infatti egli emerge come il mandante e il beneficiario delle attività del famigerato dottor Mengele, già suo allievo, il quale per suo ordine e conto "smontava" pezzo a pezzo i gemelli al fine di alimentare le ricerche e di incrementare le preziose collezioni di uno degli Istituti Kaiser Wilhelm. "Zwillinge heraus! Zwillinge austreten!" ("Gemelli fuori! Gemelli un passo in avanti!") gridava Mengele non appena si spalancavano le porte dei carri all'ultima stazione di Auschwitz. MaMengeleeraun ben misero untore rispetto a chi nell'empireo scientifico-accademico era convinto di realizzare, grazie al nazismo, le più fantastiche utopie della biomedicina moderna nata alla metà dell'S00. Il professor Cari Clouberg, che sperimentava la sterilizzazione femminile a Auschwitz. Anzi, verificando 1 molti altri casi - come quello illuminante di Wolfgang Abel, lo scienziato "tutto d'un pezzo", il quale osava rifiutare a Martin Bormann il falso certificato di arianesimo per il ricco e potente industriale suo amico - si scopre come biologia e medicina si ponessero come la prima e principale terapia dei più importanti problemi sociali. Esse attraversavano tutti i livelli, da quello più strettamente operativo- senza sosta occorreva scientificamente classificare, selezionare, gestire forza lavoro subumana, castrare, vivisezionare, sterminare, smaltire montagne di cadaveri - a quello metaforico, che serviva a creare una nuova identità. A questo punto non può più esserci alcun dubbio né sulla continuità tra lo sviluppo scientifico precedente il nazismo e gli usi che il nazismo della scienza ha fatto, né sulla natura dei fenomeni di inquietante rimozione che consentono alla scienza nazista di pesare ancora oggi, e non soltanto sui tedeschi. Sul primo versante si sono accumulate moltissime evidenze: cioè non solo quelle che riguardano l'intima natura dei modelli scientifici e la continuità da un periodo all'altro, ma anche altre che illustrano particolari aspetti dell'eredità raccolta e fatta propria dal nazismo. Per esempio, Pierre Thuillier su '.'LaRecherche" (12) ha di recente riassunto e discusso le evidenze che svelano l'assiduo lavoro fatto da eminenti autorità, dal tardo '800 in poi, per definire e condannare il pensiero scientifico dei luminari ebrei: un pensiero troppo razionale e astratto, all'opposto di quello sanamente intuitivo, all'occorrenza irrazionale e manicheo, dei veri tedeschi. Con più spazio e cognizione di causa, si dovrebbero anche fare ampi raffronti tra i precedenti scientifici e i modelli messi a punto in altre fabbriche di pensiero e ideologia, oltre a quella nota e vistosa del circolo wagneriano dopo la morte del maestro. Eredità e rimozioni: casi tedeschi e casi italiani Ma guardando al futuro, ancor più interessa il secondo versante, denso di evidenze a dir poco allarmanti. Nel libro di MiillerHill (13), le interviste coi protagonisti ancora in vita, o con altri che con loro erano stati in stretti rapporti, svelano ampie amnesie, tranquillità degli animi, un modo alienato di considerare l'accaduto come amministrazione ordinaria, una vivissima e sincera sorpresa che altri possano avere una diversa percezione. Di pari passo sono occorsi parecchi decenni perché qualcuno incominciasse a interrogarsi su una serie di fatti inquietanti (14): la conservazione e l'impiego a scopi di studio, in diversi importanti istituti tedeschi, delle sterminate collezioni di pezzi e preparati umani provenienti dai lager e dai manicomi di sterminio; la ricorrente citazione nella letteratura internazionale delle opere "classiche" degli scienziati nazisti, soprattutto nel campo della genetica psichiatrica; le non infrequenti celebrazioni e panegirici di scienziati mai messi in questione, o sollecitamente riabilitati. Qui ci tocca da vicino quella che William E. Seidelman (15) giustamente definisce una sicofanti ca apologia, fatta da Luigi Gedda nel 1956 per von Verschuer "la cui attività scientifica si è manifestata e imposta all'attenzione del mondo scientifico tra le due guerre europee ed è tuttora in piena fioritura ... Maestro di chiara fama e creatore di uomini i quali si dedicano alla ricerca. scientifica con lo spirito di una vocazione, il Prof. O. von Verschuer è anche un esempio di duro lavoro e disciplina per tutti 65

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==