Linea d'ombra - anno VIII - n. 46 - febbraio 1990

LA BIOLOGIA E LA MEDICINA NAZISTA Giorgio Bignami In brevè volgere di tempo si sono manifestati molti segni di un profondo e persistente disagio per quelle eredità del nazifascismo le quali ancora non trovano il posto che gli spetta nel libro della storia. Così gli animi si sono incendiati per la testimonianza di J enninger, colpevole di aver tentato di spiegare l'inspiegabile, poi per il duro confronto sul Carmelo di Auschwitz. E, vento in poppa, i media di più elevata tiratura hanno dedicato al cinquantennale del 1939 uno spazio smisurato e non di rado ambiguamente gestito. Allo stesso tempo continua massiccio il flusso di opere dedicate alfascismo, al nazismo, alla guerra, all'olocausto, senza che accenni a risolversi lo scontro tra le tesi diverse: e in particolare tra quella che considera le mostruosità teoriche e pratiche del nazifascismo cqme un unicum senza precedenti né rapporto con il poi, e quella che invece le assegna al continuum di tutti gli altri orrori del nostro secolo, da qualsiasi parte perpetrati (1). Col trascorrere del tempo cresce perciò il senso angoscioso di quanto potrebbe per sempre sfuggire a un necessario e compiuto chiarimento. Un chiarimento, per incominciare, sui meccanismi della immedesimazione- non tanto o soltanto dell'uomo della strada, ma soprattutto di quello di intelletto e di cultura - in disegni autoritari di grandezza, di dominio e all'occorrenza di sterminio. E un chiarimento sui modi nei quali i non allineati a detti disegni rapidamente diventano marginali e "devianti", spesso escludendosi da soli dal giuoco delle parti. E soprattutto un chiarimento sui processi di abitudine all'orrore quotidiano, sinché l'orrore diventa routine, cioè parte del normale vedere e sentire di ciascuno. Un notevole passo in avanti nell'approfondimento di tali fenomeni e processi si è fatto, con vari decenni di ritardo (2), grazie a una serie di analisi sulla scienza e sulla medicina nazista pubblicate negli ultimi anni (3); tra queste, va in particolare citata Scienzadimorte del notissimo biologo Benno Miiller-Hill, apparsa in tedesco nel 1984, in inglese nel 1988 e ora anche in italiano (4). A grandi linee, è vero, si è sempre saputo dei deliri pseudoscientifici sulla razza; delle relative tecniche "diagnostiche", per distinguere nei casi dubbi lo zigano o l'ebreo dall'ariano, in bilico tra salvezza e sterminio; dei programmi prima di eugenica-cioè di sterilizzazione - e poi di eutanasia per gli handicappati e i sofferenti psichici, anticipo e prova generale del successivo olocausto; della ''collaborazione" fornita dai medici nella gestione dei campi, a cominciare dallo smistamento tra l'assassinio immediato e la morte di stenti e di lavori forzati. E persino il buon Konrad Lorenz, amico degli animali e un po' meno degli uomini, poco dopo il premio Nobel aveva passato un brutto quarto d'ora finito in "pentimento". Si erano infatti ripescati certi suoi scritti del 1940che invocavano uno stato forte, castratore eall' occorrenza omicida, per fermare una degenerazione della razza non più controllata dalla selezione naturale. Ma sino agli studi più recenti il grosso dei problemi era sfuggito. La vera natura dei legami tra scienza nazista e scienza tout court, gli atteggiamenti dei protagonisti e dei più anonimi 64 esecutori, l'intimo modo di funzionare dei vari meccanismi, insomma, tutto quanto sarebbe servito per capire era stato in gran parte occultato o rimosso. Occorreva infatti evitare di incriminare scienza e medicina in quanto tali. Occorreva anche immaginarsi una discontinuità rassicurante tra !'"anomalia" dell'era nazista e la "normalità" di quella successiva, dopo il breve Purgatorio dei tardi anni Quaranta (5). L'anomalia dell'ordinaria amministrazione nazista era in realtà normalità, come traspare dalle molte testimonianze. Nel 1941, per esempio, si celebrava nell'ospedale psichiatrico di Hadamar, che era affiliato al campo di Mauthausen, il decimillesimo paziente ammazzato e cremato. Nella speciale cerimoni::l,a tutti - psichiatri, infermieri, segretari, gente di cui restano normali e ordinate foto di gruppo (6)-veniva offerta in omaggio una bottiglia di birra. Risalendo dal particolare al generale, Robert Proctor nel suo libro (7) ricorda che ai medici non venne mai ordinato di uccidere pazienti psichiatrici e bambini handicappati. A essi venne piuttosto dato il potere difarlo: e lo fecero, senza protesta, spesso di loro iniziativa, entusiasti e convinti sul piano medico e scientifico, prima che su quello politico e ideologico, che si trattava di atti professionali legittimi, anzi doverosi e necessari. (E infatti già da anni prima dell'avvento del nazismo echeggiavano in ambito medico e psichiatrico giudizi in cui si parlava dei matti e degli scemi come di "gusci umani vuoti", di "gangrena da sottoporre a curettage" (8).) Ma sui meccanismi produttori di sdoppiamento e ottundimento che hanno consentito a fitte schiere di tecnici di impegnarsi sino in fondo nella applicazione di certe "soluzioni" non è possibile dilungarsi in qm:;sta sede: a tali meccanismi è dedicata in buona parte una delle opere più sopra citate, quella di Robert J. Lifton (9). La realizzazione dell'utopia di una "vera scienza" al potere I programmi nazisti non hanno fatto in sostanza che applicare con la massima coerenza i principi già elaborati da alcuni dei più importanti filoni della scienza biomedica e biopsichiatrica moderna, tedesca e non. Per primo va citato l'insegnamento di E. Kraepelin, leader indiscusso in campo psichiatrico, determinista e riichilista terapeutico, antiproletario, sostenitore della difesa a oltranza della società da pazzi e criminali, antifreudiano, antisemita. Non da meno è il filone genetico-eugenico, fortissimo in Gran Bretagna e negli Stati Uniti d'America, dove già molti anni prima dell'avvento di Hitler si era legiferato pesantemente in materia (10). (E infatti alcune parti americane importanti, dopo la legge nazista sulla sterilizzazione promulgata nel 1933, volevano nominare Hitler membro onorario dell'Ufficio del Registro Eugenico statunitense. D'altra parte, vari lavori, e in particolare quello di Sheila Faith Weiss (11), distruggono il mito di una differenza sostanziale tra eugenica angloamericana ed eugenica nazista.) Comunque delle varie parti del programma nazista erano promotori e attivi partecipanti molti dei massimi luminari della scienza dell'epoca, comeFischer, Lentz, Riidin e von Verschuer. Eugen Fischer, direttore del famoso Istituto Kaiser Wilhelm di Berlino per l'antropologia, la genetica umana e l'eugenica,

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