Linea d'ombra - anno VIII - n. 46 - febbraio 1990

DA JALTA IN POI Certo egli pure fu complice dell'imbroglio A Jalta, per chi non ricordi - Ma riandare a ritroso e rivederlo Io nell'hotel saltabeccando qua E là con il telecomando Senza capire una parola - e a un tratto Chi è - mi domando - gentilmente astuto Quello che al gesto e in volto ora sorride A un exsultet di folla Nel bianco e nero nel newsreel Niente più dubbi, è lui Perfetto dalla cintola in su Col fascino sovrasta Sullo sfondo ogni astante e sullo schermo L'infocato rivale: Perché sapeva, sì D'essere lì obbligato A quella liturgia da comiziante Da avvocaticchio in una lite di confini Ma con garbo e misura - Gli suggeriva la ricca educazione Che un po' bisogna mostrarlo E soprattutto a chi sia in grado di capirlo Che era un far finta un po' prendersi in giro Per non traviare il duro filo di un'Idea:· Bello, bellissimo Suadente per demonico splendore Qual era stato il Grande Presidente Nel fiore ancora degli anni Alla sua terza el~zione Sicché la sera seguente O la stessa più tardi A cena sul lungolago A un trentesimo piano di Chicago Conviviale rievoco: ho visto FDR come da vivo e subito Quasi stentavo a crederlo Tanto diverso appariva Dalle ferme foto della storia - Ma tutto può accadere in America Rivederlo In una mia memoria indelebile L'antico filmato fissarlo Il Presidente-cherubino e pensare Che uno così avrebbe avuto a trattare Con Stalin - vi immaginate? Non è impossibile, mi fa l'uomo della bionda E accampa conoscenze alla tivù - L'importante è che tu Sappia dirmi il canale 62 Giovanni Giudici Ajalta: Roosevelt, Stalin e Churchill. Però ce ne andiamo a dormire e la notte Mi appare il Georgiano Leggendario In un settembre (credo) O un mitissimo marzo al mio paese: Non truce, né sanguinario Bensì bonario, i baffi urbanamente Sfoltiti e gli occhi di colore verdeoliva In tinta col diagonale Dell 'overcoat di buon taglio e il berretto Tuttavia militare: Scusi, sa, signor Stalin se mi permetto Ma com'era, com'era, Lei che l'ha conosciuto Il Presidente? Ah, si estasia, non ho parole Per descriverlo - un uomo Grazioso d'una grazia Da incantarsene e poi Talmente intelligente rispetto a noi ... Poi se ne va si eclissa Finita qui l'intervista Ecco già fatta la poesia - esclama A San Francisco nel sole del dopoterremoto Victor al quale narro le mie visioni , Ma io non sono pronto, rispondo, a scriverla Né forse mai la scriverò tanto la vivo: Da quelle immagini quanti anni Dovettero passare fino alla fine? Cinque se non mi sbaglio quando alla radio Venne l'annunzio che una grande luce Nel cielo delle speranze umane s'è spenta

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