Linea d'ombra - anno VIII - n. 46 - febbraio 1990

LA SPIRALE Il treno, di cui Rupperto non vedeva la testa né la coda, da tanto che era lungo, saliva in una spirale larghissima, al punto che la solita gente che urlava dai finestrini allo scopo di farsi sentire dai dirimpettai, pareva inventare una lingua nuova, sconosciuta a tutti .. Nubi nerissime che il vento spingeva rapidamente e poi banchi di nebbia facevano scomparire il treno o una parte di esso dalla vista di chi si sporgeva allo scopo di capir qualcosa di quell'ascesa sopra un baratro immane di cui non si vedeva il fondo. Ad un certo punto il treno rallentò e poi sifermò.Ruppertoche era affacciato sul baratro tentò di arrivare a qualche finestrino del lato opposto, ma essi erano così affollati che non vi riuscì. Intanto il treno aveva ripreso a correre. · , Qualcuno diceva: "Hai visto? Non tutte le porte si sono aperte. E scesa pochissima gente". Una donna gridò: "Coloro i quali scesero erano attesi. Li aspettava gente mascherata". "Non erano maschere, ma soltanto bautte". "Beh, o maschere o bautte, chi le portava non voleva farsi riconoscere". Rupperto decise di conquistarsi un finestrino dalla parte giusta. Ma sbagliò. Neanche a farlo apposta alla prima fermata la gente dovette scendere dall'altra parte e lui non vide nulla. Poi cominciò a piovere, a grandinare, i finestrini furono chiusi. Non si capiva se fosse notte o giorno da tanto buio che c'era in giro. Le nubi nere erano percorse da lampi continui e i tuoni sembravano cannonate. Bambini urlavano e anche persone adulte si tappavano le orecchie o chiudevano gli occhi per non lasciarsi impressionare dai tuoni e dai fulmini. Altre fermate, altra gente che scendeva. Rupperto sentiva urla di protesta ed' indignazione di gente che avrebbe voluto scendere e che ne era impedita, un po' dalla folla che urgeva contro le porte, un altro po' dalle porte stesse che si chiudevano automaticamente. Fu soltanto quando il treno cominciò a scenderecheRupperto, sempre affacciato al finestrino credette di capire che non di un treno vero e proprio si trattava, ma di una spirale senza fine. Glielo suggeriva l'assenza improvvisa di nubi e di nebbia e l'aria tersa che consentiva una grande visibilità. La spirale in discesa sembrava l'interno di una torre incredibilmente gigantesca, tutta finestrini in movimento. La gente che vi si affacciava era in agitazione, assai più che durante la salita. Nuovamente il treno, o la spirale, si fermava, la gente scendeva urlando.e protestando; nessuno si accavallava alle porte, non pertanto, quando queste si aprivano, leve invisibili spingevano certuni costringendoli a scendere. Rupperto pensò: sarà inutile ch'io mi tenga in un canto e che speri di non essere notato. Verrà il momento che dovrò scendere anch'io in una stazione di cui nulla so. Ma i suoi pensieri furono interrotti da fatti nuovi. Fuori l'aria non era più tersa, annottava, o fumi neri e nebbie di colore oscuro nascondevano la spirale multipiani che si snodava dirimpetto, un dirimpetto sempre più lontano ed invisibile. Faceva sempre più caldo. Lo stare affacciato gli consentiva di non guardare la gente, le cui espressioni allarmate, avrebbero allarmato ancora più lui · che senza darlo a vedere stava perdendo il dominio di sé. Quando il convoglio si fermava gli pareva di sentir grida di aiuto. E benché agitatissimo sperava di non dover scendere fino a tanto che si era STORIE/MOROVICH in quel caldo infernale. Sperava di trovarsi ancora sulla spirale nel momento in cui sarebbe risalita. D'improvviso una voce ben nota lo chiamò dal fondo della carrozza. "Ho frugato non so quante anse di questo budello interminabile, ed ecco che finalmente ti trovo" diceva Clorinda a voce altissima, incurante degli sguardi incuriositi dei vicini. Rupperto le sorrise mentre una ridda di pensieri gli turbinavano nella mente. Ecco, pensava, perché la gente non teme l'inferno, ecco perché ero inquieto durante questo incomprensibile viaggio. Non volevo dirmelo, ma il mio subcosciente avvertiva nell'aria l'arrivo di ben altro flagello. Che bisogno c'è dell'inferno, dei demoni, delle arpie, delle linci rapide e leggere per farci scontare i nostri peccati, quando basta l'arrivo d'una Clorinda che forse ci ama e che noi fingiamo di amare per renderci profondamente infelici? Come avesse letto i pensieri di Rupperto e ne fosse offesa, Clorinda sparì. Anche il treno sparì e quando dopo altri pensieri e altre fantasie Rupperto finalmente si svegliò ebbe un ricordo vago dei suoi sogni. E poiché per quanti sforzi facesse non . riusciva a riportarne i particolari nella memoria, si consolò pensando che anche i sogni dimenticati restano in qualche remoto anfratto della mente, capaci di saltar fuori in una imprevedibile notte. (1976) IL VASO DI FIORI La mattina del suo settantesimo compleanno, la signora Giorgina si svegliò assai presto, tormentata da tristi pensieri e disturbata dal fragore delle onde. Soffiava un vento fortissimo e i vetri delle finestre e delle porte del balcone tremavano. Suo genero Carlo versava in pessime condizioni finanziarie. La signora Gisella, padrona della casa, che abitava al piano di sotto, gli aveva consentito il credito de li 'affitto per dieci mesi; ma ora, d'improvviso, esigeva la firma di altrettante cambiali a scadenze brevissime. Anzi aveva già mandato su le cambiali, e aspettava che Carlo gliele riportasse firmare. In assenza della moglie, Carlo disse alla suocera di sapere il metodo per non firmare le cambiali della vedovella. Ma la signora Giorgina lo aveva pregato di tacere dandogli del mascalzone. Rosa, sua figlia, era disperata. Aveva pianto avvertendola che ..quest'anno i nipoti non le avrebbero fatto alcun regalo, non avendo un soldo da parte. La signora Giorgina l'aveva abbracciata pregandola di non addolorarsi per questo: si sarebbe accontentata di sentirli recitare qualche poésia. Ora pensava che non avrebbe saputo ascoltare quelle care voci senza scoppiare in lacrime. Carlo avrebbe certamente dato dei dispiaceri a sua moglie; se ora Rosa era poco felice, figuriamoci il giorno che lei fosse morta. Questo pensiero la costrinse a piangere; per calmarsi s'alzò e uscì sul balcone. Il mare era furioso, le ondate tenevano sotto una doccia continua le palme del giardino: il cielo era coperto di nuvole nere che correvano come fossero prese dal panico. Salvo un grande vaso, trattenuto da un filo di ferro, l'orlo del balcone era tutto sgombro dei vasi di fiori che generalmente lo adornavano. La signora Giorgina si sporse a guardare e li vide tutti rotti in fondo al giardino. 57

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