Linea d'ombra - anno VIII - n. 46 - febbraio 1990

TRE RACCONTI Enrico Morovich Enrico Morovich, scrittore surrealista FrancescoDe Nicola "Egregio Signor Direttore, io non so se in 'Solaria' si pubblichino lavori di ignoti né se il mio sia meritevole di pubblicazione. Ma pure, non essendo io stato mai letto da nessuno, inviandole questo breve manoscritto ho il piacere di pensare al mio primo lettore". Questa lettera fu inviata ad Alberto Carocci sul finire del 1928 da un giovane di Fiume, Enrico Morovich, e segnò l'inizio di una proficua collaborazione: infatti Morovich pubblicò su "Solaria", tra il '29 e il '34, sette racconti, alcuni dei quali saranno poi inclusi nel· suo primo libro, L'osteria sul torrente, pubblicato nel 1936 presso le edizioni di "Solaria". Questi primi racconti di Morovich proponevano vicende di largo respiro segnate da un descrittivismo attento e minuto e da una felice disponibilità a seguire i mutamenti anche più lievi dello stato d'animo dei suoi personaggi. Ma a partire dalla metà degli anni Trenta Morovich, divenuto nel frattempo collaboratore di alcune prestigiose terze pagine e di settimanali a larga tiratura (come "Oggi" e "Omnibus"), aveva imboccato una nuova e più originale strada narrativa, caratterizzata da una vivacissima apertura al surreale e segnata da una prosa più incisiva ed essenziale. Questi nuovi racconti, spesso confezionati sulle misure dell'elzeviro da terza pagina, prendevano spunto da situazioni apparentemente quotidiane e si sviluppavano poi in modi imprevedibili e sempre più distaccati dal reale, con epiloghi affidati a trovate fantastiche di grande effetto e con il frequente ricorso alla fuga nella finzione onirica. Con questo tipo di narrativa Morovich aveva individuato la misura (il racconto breve) e la cadenza (surreale) a lui più congeniali, che lo collocavano in una posizione di grande originalità in un panorama letterario allora prevalentemente segnato sia da una narrativa consolatoria e di regime, sia dalla prosa lirica e dalle suggestioni ermetiche, sia dai primi e spesso acerbi tentativi in direzione neorealistica. Nata invece come prosa da terza pagina, la narrativa breve di Morovich rispondeva intanto all'esigenza primaria di non divagare e di sfruttare appieno ogni parola e ogni immagine: di qui già il frequente ricorso a nomi inconsueti e fantasiosi dei protagonisti, a loro connotati fisici bizzarri, a presenze di animali e oggetti parlanti proposti con estrema naturalezza, a metamorfosi repentine dei personaggi, a fulminei spostamenti in mutati contesti ambientali e temporali, così mettendo a punto una continua girandola di trovate che conferivano ai racconti di Morovich grandi doti di vivacità inventiva. I risultati maggiori di questo impegno narrativo furono costituiti dai due volumi di racconti Miracoli quotidiani e I ritratti nel bosco, pubblicati dall'editore fiorentino Parenti rispettivamente nel 1938 e nel 1939; assai efficaci anche i romanzi Contadini sui monti (Vallecchi, 1942) e L'abito verde ("Lettere d'oggi", 1942); a ribadire il ruolo primario di Morovich nel genere della narrativa surrealista in Italia fu la inclusione di cinque suoi racconti nell' antologialtalie magique curata da Gianfranco Contini nel 1946 per le edizioni parigine "Aux portes de France". L'affermazione nel dopoguerra e poi nei decenni seguenti di mode narrative di segno assai lontano dalle pagine moroviciane ha determinato un lungo periodo di oblio dello scrittore fiumano; egli non ha tuttavia cessato di scrivere, né di pubblicare altre raccolte di racconti (come Ascensori invisibili nel 1980, La nostalgia del mare nel 1981 e Notti con la luna nel 1986) o brevi romanzi (come Il baratro nel 1964 e La 56 caricatura nel 1983). Questi volumi (e alcuni altri) uscirono però presso piccoli editori (come Rebellato) o addirittura presso gallerie d'arte che occasionalmente si facevano editrici (come la genovese Unimedia), con l'inevitabile conseguenza di una loro circolazione assai ridotta e con un'assenza totale di recensioni sulla stampa più diffusa che, come è noto, nutre spesso forti pregiudizi nei confronti degli editori piccoli e non dotati di efficienti uffici stampa. E così, con l'eccezione di alcuni contributi critici specialistici (dovuti soprattutto a Giuliano Manacorda, Bruno Maier, Bruno Rombi, Elvio Guagnini e ali' autore di questa nota), il nome di Morovich era del tutto sparito dal panorama della letteratura nazionale, tanto che, in un articolo del 1987, Leonardo Sciascia, ricordandolo come uno dei suoi più ammirati maestri negli anni Trenta, riteneva che da anni lo scrittore fiumano, "ingiustamente dimenticato", fosse ormai inattivo. Soggetta a ciclici ripensamenti (e forse stimolata anche dalla sotterranea ma non inutile attenzione di parte della critica) l'editoria è però tornata di recente ad accorgersi di Morovich, tanto che si assiste ora al suo (doveroso) recupero: nel 1988 Sellerio ha raccolto nel volume Miracoli quotidiani i racconti che, a suo tempo, avevano dato vita ai tre primi libri di Morovich (L'osteria sul torrente, Miracoli quotidiani e I ritratti nel bosco); nello stesso anno Einaudi ha tradotto finalmente in italiano l'antologia di Contini Italia magica (nella quale le pagine di Morovich figurano in buon rilievo accanto a quelle'di Palazzeschi, Baldini, Lisi, Zavattini, Moravia, Landolfi e Bontempelli); nel 19891' editore milanese Marcos y Marcos ha ristampato, con utile postfazione di Luca Clerici, il romanzo L'abito verde, così come Einaudi si appresta a fare, all'inizio del prossimo anno, con l'altro romanzo Il baratro: la narrativa surrealista di Enrico Morovich è dunque tornata a pieno titolo, con la sua godibile carica di originalità, al ruolo che le compete nel panorama (spesso grigio e noioso) della nostra letteratura contemporanea.

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