Linea d'ombra - anno VIII - n. 46 - febbraio 1990

per Cajka. Ma Volcek se ne stava nel mezzo ed esitava. Lì era la sua rovina peggiore, ed egli sognava, si spaventava e viveva peggio di un morto. "Volcek, Volcek, Volcek ..." mormorai e gli feci una carezza. Egli strizzò gli occhi e gli si illuminò lo sguardo. In un istante rinacque e capì che io mi preoccupavo di lui e lo amavo, come mio padre si preoccupava di me. Forse, gli si illuminarono gli occhi perché capì la mia compassione e il mio amore, ne prese coscienza e per la prima volta dietro lo scintillio della vita non vide tenebre e oppressione. "Volcek, Volcek ..." Volcek mugolò dalla gioia e spazzò il terreno con la coda. Perché non avevo capito prima che dovevo accarezzarlo e abbracciarlo? No, allora egli avrebbe capito il mio inganno e avrebbe perso la sua prima conoscenza sicura, che nella vita ci sono amore e compassione. Volcek girò il collo e vidi la sua testa rotonda, pensosa, non da cane, ma quasi umana. I suoi occhi erano immobili e guardavano attentamente. Non vive meglio di me. Quella sera uscii a camminare per strada. Le bianche case della città erano illuminate dalla luna blu e dalle finestre osservavano la gente che passeggiava in silenzio. Tutti erano assillati dal tormento e dal dubbio. Chi non amava, voleva l'amore. E nessuno sapeva niente, nessuno sapeva perché era così. Incontrai Manja, che aveva molti innamorati. Accanto a lei camminava una persona dal viso buono e felice. "Lui è Vitja" disse Manja. Ed io me ne andai oltre. In me cresceva l'angoscia. Sentivo il mio corpo ardere, ma in . testa tutto era chiaro e andava bene. Ridevo tra me e me e mi tormentavo. Sapevo perché ero angosciato e perché la sera sembra una creatura pensierosa, affettuosa e lontana che si è posata sulla terra. Sapevo e ridevo. Sapevo che niente è così come sembra. Ed ecco la sera e questa Manja, non ·creature pensierose e innamorate, ma qualcos'altro, che io ancora non conosco. E in verità tutto ciò è probabilmente insignificante, meschino e brutto. Se tutti lo comprendessero, vedrebbero allora che non bisogna amare ma odiare e andare oltre, cominciare a ricostruire tutto daccapo. Perché tutti camminano sulla terra e nessuno sa che cosa sia? Il giorno dopo non andai al lavoro, andai a zonzo in un campo. Mi sdraiai tra la segale e continuai a pensare fino a sera, dove trovare uomini veri, che sanno tutto. E dove sono i veri libri? Io stesso non potevo fare alcuna congettura, dubitavo di ciò . che avevo appreso e cominciavo daccapo. Ma, così come Volcek, non potevo vivere e non sapere. Dovevo vedere tutto chiaramente fino in fondo ed essere sicuro e fermo nella vita. Prima la conoscenza non serviva a nessuno, perché erano necessari il pane e la riproduzione umana. Il bene stava nel pieno soddisfacimento del corpo. Adesso il bene sta nella verità, solo quest'unica cosa venni a sapere quel giorno, e me ne andai a casa felice. Nel cortile mi sdraiai sull'erba e restai immobile a guardare a terra: polvere, granelli di sabbia, carogne di moscerini e sentieri di formiche. STORIE/PLATONOV I BUOI Oltre le miniere di Krindacevka c'è un ricco villaggio cosacco, non villaggio, granaio. Sotto le vecchie steppe cosacche, lungo le quali si mosse un tempo Taras Bui 'ba con i figli per andare alla Sec' Zaparozskaja, già da mille secoli si trova il grasso della terra: duro, compatto carbone, forza fossile. È lì e continua a esserci. Sopra la terra, nelle bianche capanne d'argilla, vivono i discendenti dei cosacchi dello Zaporoz, dimentichi ormai del sultano turco: le vecchie sciabole ricurve sono state appese nelle stanze e il loro antico rabesco d'argento annerisce nelle fodere. I vecchi ricordano ancora le antiche canzoni malinconiche della crociata contro la canaglia turca e contro la nobiltà polacca. E, quando da Mosca mossero i bolscevichi, profetizzarono che stavano tornando i turchi da un'altra parte e si sarebbero scagliati di nuovo contro l'ortodossia. I vecchi esortavano tutti i giovani a montare in sella e a difendere, come in passato, la santa fede, le mogli e tutto il proprio mite popolo di Dio. "Ci immoleremo sulle nostre steppe, figlioli, per la santa croce", dicevano i vecchi baffuti alle adunanze. Ma i figlioli quarantenni tacevano e guardavano preoccupati, all'imbrunire, le distese oltre il villaggio. Sapevano che cos'è la

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