... INCONTRI/GALEANO EduardoGoleano (arch. Pioni. Non ho mai creduto all'imperialismo americano: sono convinto che l'imperialismo sia un fenomeno internazionale di cui sono partecipi i paesi ricchi che soffrono tutti di una sorta di amnesia storica e si comportano come se stessero godendo di una prosperità concessa loro dagli dei e non dei risultati di un processo di spoliazione storica per mezzo del quale i paesi poveri finanziano con la loro miseria la prosperità di quelli ricchi. Ma questa non è una situazione tipica degli Usa, bensì di tutti i paesi ricchi del mondo. Il Giappone, per esempio, fa parte del gruppo di nazioni che sfruttano la miseria mondiale. E questa miseria non è che il risultato di un processo quotidiano di sfruttamento segreto, quasi mai spettacolare, che ha luogo nei centri commerciali, in cui regolarmente cadono i prezzi dei prodotti offerti dai paesi poveri e nello stesso tempo crescono i prezzi dei prodotti offerti dai paesi ricchi, e in campo finanziario, dove i paesi ricchi offrono con una mano quello che hanno rubato con l'altra, dando il necessario perché i paesi dissanguati dal capitalismo possano sopravvivere. C'è una tradizione schematica, infantile, in cui gli Usa hanno il ruolo del cattivo dei film: in questo film secondo me non c'è nessun cattivo, c'è una struttura mondiale di sfruttamento da cui sarà possibile uscire solo prendendo coscienza del fatto che il mondo è organizzato male e che il destino di ogni paese dipende da quello di tutti gli altri. Passando al campo della letteratura, cosa pensi delle tendenze apparentemente contrapposte dello sperimentalismo e della letteratura realistica? In letteratura bisogna stare attenti alle generalizzazioni, perché ciò che conta sono i risultati. Buona parte della letteratura formalista o che parte da criteri formalistici ha dato risultati sorprendenti, ha rivelato zone misteriose dell'animo umano e ci ha aiutato a capire un po' meglio l'avventura dell'animale uomo su questa terra. Al contrario buona parte della letteratura che rivendica l'amore per la realtà alla lettura si rivela molto irreale, perché si sostituisce alla realtà, in contraddizione con le idee dell'autore. E questo non mi pare che sia di grande aiuto per comprendere il senso ultimo della vita umana, né credo che aiuti molto a operare dei cambiamenti sulla realtà stessa. Quando dico che si deve prestare attenzione ai risultati inten44 do: cosa succede tra il lettore e le parole? Che relazione si stabilisce? Che cosa provoca la parola entrando nel lettore? Lo cambia, non lo cambia, lo aiuta, non lo aiuta, lo moltiplica, lo schiaccia, gli rivela cose nascoste e misteriose? Collabora o no a far scoprire a ciascuno dentro di sé quel bambino, quel mago, quel pazzo, che il sistema ha costretto ad addormentare o a uccidere? Ti rende più grande, questa parola, ti trasforma, ti sfida? Perché _altrimenti è inutile, anche se è stata scritta con le migliori intenzioni. le fotografie di Guernica dicono molto meno su Guernica del quadro di Picasso: non sempre la realtà pura e semplice illumina la realtà. Perché la realtà "pura e semplice" non è una fotografia, ma una parola, un'immagine, un suono, un colore, un odore, che aiutino a decifrarla o a capire almeno una parte del suo mistero. Parliamo di Memoria del fuoco, questa trilogiafrutto di otto anni di lavoro intensissimo. Come l'hai concepita? Memoria delfuoco è una ricerca, potremmo dire così, dell'elettricità del reale: io credo che la realtà abbia una tremenda energia di amore e di odio, un'energia che attraversa i secoli e i millenni e i mari e le pareti e tutte le frontiere. Il mio è un tentativo di recupero di questa energia attraverso la storia. Come si rivela questa energia, attraverso i grandi episodi della storia ufficiale? le grandi battaglie? le grandi processioni con i personaggi vestiti a festa? Naturalmente no. Non è nel marmo o nel bronzo che si rivela questa meraviglia della vita, ma nella carne e nelle ossa dei piccoli personaggi, che sono in realtà i grandi personaggi della vita viva. Memoria del fuoco racconta l'unica grande storia possibile, cioè una storia piccola, dei piccoli, perché l'universo sta tutto intero in un granello di riso. Il mio libro è un tentativo di rivelare la grandezza dell'universo. C'è una parola che hanno inventato i pescatori della costa colombiana, sicuramente analfabeti, ma molto più colti dei dottori di Bogotà, che definisce il linguaggio della verità: la parola "sentipensante". Dicono che quando uno dice la verità parla un linguaggio sentipensante. Io vorrei arrivare a parlare un linguaggio di questo tipo. La mia ammirazione per i linguaggi cosiddetti primitivi nasce dal fatto che non sono ancora rovinati dalla cultura dominante che insegna a separare l'anima dal corpo, l'emozione dalla ragione, la vocazione dal lavoro, l'individuo dalla collettività, la parola scritta da quella orale, la vita privata da quella pubblica, e potrei continuare all'infinito. È assolulà'mente normale che nella vita quotidiana un uomo parli dalla tribuna contro Pinochet e poi si comporti come Pinochet a casa sua. Perç:hé? Perché usa il linguaggio di una cultura che gli insegna a scomporsi e quindi a mentire. C'è una specie di schizofrenia sociale, che la cultura dominante riflette, e il linguaggio della verità per me rappresenta una sfida alla schizofrenia ufficiale, è un linguaggio sentipensante quello che mi piacerébbe arrivare a utilizzare, che sposi il mondo delle emozioni con il mondo delle ragioni. Questo in effetti è ciò che hai fatto: la tua opera arriva direttamente a un pubblico che ti legge senza pregiudizi e si identifica ... Vorrei che fosse così, perché credo che siamo soffi di un vento più grande. Questa è l'unica certezza che mi ha aiutato a lottare
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