Reckless, poeta "sprezzante", "spericolato", lo ha definito Neil Corcoran sulla "London Review of Books" (28 settembre 1989) in occasione della pubblicazione del suo ultimo volume di versi, Manila Envelope, un volume il cui tema centrale è ancora la guerra - le guerre di religione in particolare - e che si può acquistare solo scrivendo ali' indirizzo filippino che nelle indicazioni bibliografiche sostituisce il nome della casa editrice. Il volume vi sarà spedito in un plico - una "manila envelope" - con sopra la descrizione del contenuto: poesia. Forse una poesia potenzialmente esplosiva è quella che Fenton, sempre immerso nella geografia della guerra, vuole far pervenire nelle mani di chi legge, un prodotto "rischioso" che si autodenuncia come innocuo, rischioso perché a un reale angosciosamente mancante di senso ripara con spregiudicatezza inventiva e con l'abile costruzione di un disagio montante, di una tensione irrisolta. Ciò che è importante notare~ che in Fenton e nella nuova generazione di poeti story-tellers (i citati Tom Paulin, Andrew Motion, Blake Morrison), l'esperienza privata di un comune senso di isolamento e di rischio nasce da un confronto con gli eventi della storia più o meno recente dell'umanità (l'eredità della seconda guerra mondiale e delle guerre in Cambogia e in Vietnam, la questione irlandese e le lacerazioni culturali di una Inghilterra post-coloniale, la violenza e i rapporti di forza in genere); un confronto con la storia che era andato affievolendosi nella poesia inglese dopo i tempi di Auden, e che ora come in Auden (punto di rifer1IDentoesplicito per Fenton), è però fatto insieme di lucida denuncia e provocatorio formalismo, quasi che solo attraverso un esibito trucco tecnico ("La poesia più vera è quella che più finge" recita un titolo di Auden) sia ancora possibile porre una domanda sulla realtà. Dopo gli indugi introspettivi della generazione di poeti confluiti nell'antologia di Alvarez del 1962 ([he New Poetry) è interessante osservare questo ritorno della poesia alle passioni civili. Si scopre però che essa cerca di sfuggire alle ideofogie e che la denuncia vi compare di rado nella forma-verità del reportage. Persino i versi di On a Notebook che sembrano proclamare nel titolo la loro origine documentaria, si costringono ai tagli e alle correzioni della riscrittura, quasi a voler smentire le pretese di verità di ogni scrittura (e di ogni ideologia). Sicché la forza non è tanto in una domanda di verità posta agli eventi quanto nel- !' inquietudine con cui questa è posta e in cui essa rimane. Come in Prison. /sland il poeta patisce semmai un impasse. Intrappolato tra foschia e trasparenza, fra afonie marmoree e spiragli di comunicazione, fra reminiscenze funerarie e illusione della speranza, l'io narrante vive nel disagio di questa insicura posizione la condizione del prigioniero su una terra aliena da cui invia lettere inutili e profezie sconclusionate. Come in A German Requiem il suo dire non appartiene al pieno lucido di parole marmoree ma al taciuto su cui viene ricucita a brandelli la memoria; uno spazio fra i righi, un'intermittenza muta, un'aporia fatta di apprensione che rimane lì a confrontare la parzialità e l'inadeguatezza di tutte le parole. (Le poesie che seguono sono tratte, le prime sei, da The Memory of War andChildren inExile. Poems /968-1983, Penguin 1983, e le ultime dalla "London Review of Books" del 10 novembre 1988.) Requiem tedesco Non è quello che hanno costruito. È quello che hanno distrutto. Non sono le case. Sono gli spazi tra le case. Non le strade che restano, ma quelle che non ci sono più. Non sono i ricordi che ti ossessionano. ~on è quello che hai scritto. E quello che hai dimenticato, che devi dimenticare. POESIA/FENTON Quello che dovrai dimenticare finché campi. E con un po' di fortuna l'oblio scoprirà un rituale. Vedrai che non sei sola nell'impresa. Ieri il rimprovero veniva persino dai mobili. Oggi hai.il tuo posto sull'autobus delle vedove. L'autobus t'aspetta alla porta sud Per portarti alla città dei tuoi antenati Sulla collina davanti dai lucidi frontoni, Splendenti come questa bella piazza, la tua casa. Sei in ansia? È naturale. È quasi un matrimonio, Come tieni stretti i fiori e ti aggiusti il velo. Oh, Le orribili damigelle, è naturale che tu le debba odiare Il primo giorno, almeno un po'. Poi passerà, e il cimitero non è lontano. L'autista arriva e butta uno stecchino nel canale, Mentre la lingua ancora fruga tra i denti. Vedi, non ti ha notata. Nessuno ti ha notata. Passerà, signorina, passerà. Che conforto, una o due volte l'anno, Ritrovarsi e scordare i vecchi tempi, Come in quei giorni speciali, signori e signore, Quando le camicie inamidate si riuniscono presso la tomba E un panciotto sgargiante sale sulla pedana. È come un patto solenne tra i sopravvissuti. Il sindaco l'ha firmato per conto dei massoni. Il prete l'ha sugellato per conto di tutti gli altri. Non c'è bisogno di dire altro, ed è meglio così - Meglio per la vedova, che non deve più temer sorprese, Meglio per il ragazzo libero di muoversi tra le poltrone Meglio che non siano spettri Queste figure chine volteggianti tra le tombe Che aggiustano i lumini e sostituiscono i crisantemi, Perché torneranno a casa. L'autobus aspetta, e sulle strade in collina Gli operai stanno smantellando le case dei morti. Ma quando tanti morirono, tanti e in così poco tempo, Nessuna città aspettava le vittime. Svitarono le targhe dalle porte divelte Portandosele via con le bare. Così piazze e parchi si riempirono dell'eloquenza di giovani cimiteri: Dell'odore di erba fresca, di croci improvvisate E di tante assurde indicazioni in smalto e ottone. "Dott. Gliedschirm, specialista della pelle, studio: ore 14-16 o per appuntamento". Il Prof. Sargnagel fu sepolto con quattro lauree, due associazioni onorarie E istruzioni ai fornitori di usare l'ingresso secondario. La tomba di tuo zio diceva che abitava al terzo piano, a sinistra. 39
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