Linea d'ombra - anno VIII - n. 46 - febbraio 1990

tutta la produzione dello scrittore americano. Come nei grandi testi della maturità (La sposa in nero,L' ang'elonero, La notte hamille occhi, Vortice nella paura, La finestra sul cortile), anchè i personaggi del giovane Woolrich sono solitari e disperati dropout del desiderio e del destino. Impegnano la propria vita per uscire dal baratro in cui sono precipitati senza rendersi conto che, così facendo, ne scavano un altro a volte anche più profondo. Sono uomini nella rete, che il destino si diverte a mettere con le spalle al muro non perché reagiscano, ma perché cedano più in fretta. La sofferenza è lo stato quotidiano della loro esistenza ("Dovremmo soffrire solo sulla poltrona del dentista e in sala operatoria, e non giorno è notte, notte e giorno, senza mai un attimo di tregua"), la solitudine il loro punto di partenza e di arrivo. E il buio. l'unica condizione che renda tollerabile il vivere. Chi volesse verificare lo sviluppo successivo di questi temi, può utilmente leggere Vertigine, l'Omnibus mondadoriano da poco in libreria che raccoglie tre dei cinque romanzi pubblicati da Woolrich trai! 1942e il 1951 con lo pseudonimo di William lrish. Si tratta, per la precisione, di Deadline at Dawn (Si parte alle sei, 1944), Waltz intoDarkness(Vertiginesenza fine, 1947)e/ MarriedaDeadMan(Hosposato un'ombra, 1948). Il primo è la cronaca tesa e furente, scandita cqn lo stratagemma sempre efficace del countdown, del tentativo di una coppia di amanti di fuggire da New York, esattamente come in Manhattan Love Song, verso un sognato idillio di provincia. Rinchiuso nel- !' arco di cinque ore, dall'una di notte alle sei del mattino, il romanzo è ritmato dai rintocchi del grande orologio del Paramount Building, che distendono l'incubo sull'asse del tempo e sanciscono l'inarrestabile avvicinarsi della grande nemica: l'alba. Ho sposato un'ombra e Vertigine senza fine sono invece piccoli deliri noir attorno a ombrose figure femminili. Nel primo caso Woolrich costruisce un capolavoro di ambiguità nella figura di una donna che ruba l'identità a una morta per distruggere il proprio passato; CONFRONTI nel secondo, invece, celebra una delle più sfolgoranti apoteosi della "dark lady" in un intreccio morbosamente torbido, reso famoso dalla splendida riduzione cinematografica realizzata da Truffaut con La mia droga si chiama Julie (1969). La notte, si diceva, è l'elemento ricorrente in quasi tutte le storie: e non solo perché le vicende avvengono quasi sempre dopo il tramonto del sole, ma anche perché le scene diurne di Woolrich sono spesso buie e prive di luce, popolate da brividi, fantasmi, fruscii. Un nero assoluto, intatto, senza bagliori, avvolge oggetti, sguardi e personaggi. E l'ombracelebra incessantemente il proprio trionfo. Appena può, Woolrich sceglie le tenebre: per dare maggiore risalto ai brividi che serpeggiano nell'oscurità, agli scintillii improvvisi, ai più minuscoli segni di pericolo o di vita. Un mozzicone di sigaretta acceso, una lama nello spiraglio di una porta, il luccichio di una pupilla nell'ombra diventano così sintomi di unapr,csenza che abita la notte, e inquieta. La scritrlira di Woolrich disegna in tal modo una sorta di fenomenologia della percezione del pericolo: le reazioni emotive dei personaggi minacciati, le pulsazioni accelerate, gli odori o i rumori captati all'improvviso, nell'ombra, sono tra le cose che Woolrich riesce a rendere palpabili sulla pagina e che fanno della lettura dei suoi romanzi un'indimenticabile esperienza emotiva. Tutti i personaggi dello scrittore americano sono dominati da un'ossessione, hanno un compito da svolgere, un percorso morale da seguire, una prova da superare. Come nelle fiabe, si aggirano per i dedali oscuri di una cittàjoresta, alle prese con mostri e draghi mentali che essi stessi, spesso, hanno contribuito a generare. Le loro solitudini e le loro allucinazioni sono le stesse dell'autore che le ha create: giacché Woolrich condivide le paure dei personaggi, ci fa sentire di averle provate A destro: Cornell Woolrich. Sotto: due film fratti da Woolrich, La finestra socchiusa ( 1949, di T. Tetzlaff) e la finestra sul cortile ( 1954, di Hitchcock). anche lui, e di non essersene mai liberato. La sua biografia, da questo punto di vista, è forse il suo romanzo più bello, e più tragico: omosessuale, frequentatore notturno di porti emarinai, sempre in cerca di amicizie occasionali con cui lenire la tragedia del suo essere solo,Woolrich finisce la sua esistenza da miliardario nella solitudine di una stanza d'albergo, dove siede per ore davanti alla televisione accesa, tra libri e bottiglie vuote, fino a lasciarsi morire d'inedia e di trascuratezza nel settembre del 1968. I suoi libri pulsano di questa "cognizione del dolore", e ce la trasmettono. Ne sono imbevuti: e proprio per questo, forse, ancor oggia quarant'anni di distanza - vibrano di emozioni e tensioni tanto vive e preziose. "Ho solo tentato di ingannare lamorte", scrive Woolrich negli ultimi giorni di vita. "Ho cercato di evita- , re almeno per un po' il buio che per tutta la vita ho saputo che sarebbe arrivato a travolgermi e a cancellarmi." 33

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