Linea d'ombra - anno VIII - n. 46 - febbraio 1990

CONFRONTI Il phetto delle illusioni. Ghscrittoriebrei americanie il modernismo Francesco Binni Nel primo capitolo di Call lt Sleep (Chiamalo sonno, 1934) di Henry Roth il protagonista seienne, David, sta assetato e riflessivo davanti ali' acquaio del casamento newyorkese dove vive con la sua famiglia di ebrei immigrati: è troppo piccolo per raggiungere il "dis.tante rubinetto" e far scorrere 1' acqua dalla sua fonte nello "strano mondo ...nascosto dietro le mura di una. casa". Più tardi, quando il romanzo piomba nella corrente turbolenta, disorientante, di immagini sradicate e significati semisommersi che forma la coscienza del bambino, quel tableau iniziale torna in mente come un provvidenziale punto di riferimento. Esso indica da dove viene questa soggettività turbolenta che è la tipica condizione della visione modernista. Il flusso di coscienza del bambino scorre con quella violenza, si potrebbe dire, proprio perché egli è del tutto incapace di far scorrere l'acqua del rubinetto. Il mondo sembra frantumarsi in frammenti privati solo perché i bambini - e gli immigrati, dato che l'impotenza del figlio sta per quella dell'intera famiglia - non possono controllare le sue forze pubbliche. La frammentazione non è nella natura delle cose, né nella natura della percezione, ma è prodotta, suggerisce la scena, come effetto della distribuzione del potere. Oltre a situare questo motivo caratteristicamente modernista in un campo di forze Chiamalo sonno inserisce anche il processo della maturazione psicologica nella più larga cronologia sociale che spesso si indica asetticamente col termine di "modernizzazione" - il passaggio dalla società precapitalista rurale a quella capitalista urbana, qui, come avviene spesso, celata dagli altri più visibili adattamenti che s'impongono all'immigrato. In due sensi, dunque, e malgrado il suo ingrandimento di quello che un bambino può registrare di un breve atto di un dramma edipico classico (la madre adorata assume proporzioni mitiche, anche perché sarà lei che risponde alla richiesta d'acqua e rappresenta così i poteri numinosi del mondo "dietro le mura di una casa"), il romanzo si può dire che restituisca alla narrativa modernista un po' della coscienza storica che il modernismo aveva notoriamente espulso, represso o dislocato. In breve, aiuta a riconciliare il modernismo con la storia. Ma si tratta, è ovvio, di una materia su cui il contenzioso è tuttora aperto, ora come quando - negli anni Trenta - ferveva il dibattito modernismo/realismo fra Brecht eLukacs, o lo stesso Chiamalo sonno aveva una ricezione controversa (modernista o proletario?), o T .S. Eliot - principe del modernismo - emetteva i suoi famosi proclami antisemiti. Quanto precede serva a precisare un punto che ritengo importante per lo stesso svolgersi della narrativa americana nel cinquantennio passato, e,.in essa, dei vari filoni etnici, primo quello ebraico: il passaggio da un modernismo come adesione al nuovo contro l'autorità del passato a quello di una riasserzione dell'autorità della storia su di esso. Per la letteratura ebraica americana questo gesto cruciale può riassumersi in un termine simbolico: "Meta- ·tron", l'angelo ebraico delle testimonianze, della memoria e delle comunicazioni, il cui grande ruolo nel pensiero cabalistico è stato chiarito recentemente da Sol Yurick. Metatron vuol dire, dal protagonista di Chiamalo sonno all"'all-nightdisc jokey" delDickGibsonShow (1971) di Stanley Elkin alla serie maggiore di Philip Roth (Il lamento di Portnoy, 1969, Professore di desiderio, 1977, The Counterlife, 1986), critica della waste land modernista e post- da un punto di vista di una tradizione egemonica più "vecchia", di un'identità che spesso si discute ma fondamentalmente consiste. Metatron è anche l'esperienzadelSamm/er di Bellow, lo scampato alle fosse.comuni dei nazisti che pensa alla propria i;opravvivenza come a un'accidentale avaria nel suo allaccialsaaèB.Singer. mento a un circuito telefonico: "la morte non aveva alzato il ricevitore perrispondere alla sua chiamata". Quando si trova a passare davanti a un telefono che squilla ecco che si aspetta che sia la chiamata che ha perso, così come non c • è ingresso della subway che non gli sembri una porta infernale - Sammler vede riprodotto in America come una condizione spirituale il peso dei corpi nella propria fossa comune: "sottostiamo e sentiamo il volume orribile della co- . scienza cumulativa, sentiamo tutto il peso del mondo". C'è un generale accordo sul fatto che lo scrittore ebreo americano sia particolarmente qualificato per il ruolo di narratore comico. Lo stesso Bellow mi pare abbia ben isolato le ragioni storiche di questo: "Gli ebrei del ghetto si sono trovati coinvolti in un immenso scherzo: sono grandi per designazione divina eppure si sono trovati ad essere dei topi". Il che vuol dire che, per quanto intimi della storia nel suo complesso, si sono visti come le sue vittime anziché i suoi operatori: eletti ed esclusi allo stesso tempo, la loro cultura ha dato alla luce il visionario ironico, colui che può convertire una situazione estrema in una barzelletta. Per lo scrittore ebreo il senso di essere una secrezione culturale, quello che Philip Roth ha chiamato, in un doppio senso, "l'io determinato", ha dietro di sé questa storia complessa. Un importante esponente di quella cultura, Norman Mailer, scrivendo nel 1968 di un documentario televisivo in cui egli appariva, nota "un che di us~rpatore" in se stesso, "una macchia fatale, un ultimo punto residuo di quella personalità che lui trovava assolutamente insopportabile -quel perbene ragazzino ebreo di Brooklyn". Il parvenu porta insomma sempre con sé, come una vergogna segreta, tracce delle sue origini; tuttavia qui Mailer trasforma il mito delle origini in -una parte del complesso istrionismo dell'io. Solo attraverso un riconoscimento ironico di quel "qualcosa nelle sue adenoidi" che rivela "la morbidezza di un uomo precocemen- -te aduso al mammismo" l'eroe può trascendere la sua identità contingente. AnalogamenteH erzog (1964) di Bellow guarda indietro nostalgicamente al passato non solo di suo padre ma del "mondo di prima" di èui suo padre parla nei suoi racconti, il mondo dello shtetl e di una qualche comunità tribale mitica che ha preceduto l'atomizzazione di una città moderna, cosmopolita. Ma Herzog è anche conscio della propria identità di intellettuale liberal indenne dalle costrizioni psicologiche del ghetto e del "vecchio paese", con i suoi pogrom e le sue persecuzioni. Prendendo una pistola per risolvere ingiustizie immaginarie egli realizza che "gli antichi Herzog con i loro salmi e scialli e barbe non avrebbero mai toccato una pistola. La violenza era adatta al goy. Ma erano tutti spariti, uomini arcaici". Herzog vedrà un graffitonella subway di New York: "Se ti colpiscono mostra l'altra faccia". Essere un ironico Giano, bivisionario, torturato da nostalgia e ambizione, criticamente conscio della propria cattiva fede e simultaneamente convinto della propria onestà e del proprio valore - questa è la condizione dell'eroe americano moderno sub specie giudaica. In Portnoy' s Complaint 27

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==